27/12/2016 Ai Weiwei libero: libertà di espressione, libertà di esposizione, libertà personaleRead Now
Difficile non imbattersi in Palazzo Strozzi se si è intenti a girovagare nel cuore rinascimentale della città di Firenze. Ancor più difficile, in questo periodo, è non rimanere scossi e turbati dinanzi alla vista delle sue due facciate di Piazza Strozzi e via Strozzi: ventidue gommoni di salvataggio ne circondano le cinquecentesche finestre bifore. L’installazione allude, con estrema chiarezza e in modo dirompente, all’emergenza umanitaria che da troppo tempo si consuma nei nostri mari e che spesso sprofonda nell’indifferenza generale.
Fino al 22 gennaio, il Palazzo ospiterà – per la prima volta in ambito italiano - questa e numerose altre opere dell’artista più influente del mondo secondo “Art Review”, di recente insignito dell’Art For Amnesty - Ambassador of Conscience Award: Ai Weiwei. Attraverso il Piano nobile e le sale della Strozzina, passando per il cortile, l’artista concettuale, performer, provocatore e dissidente dà vita ad un’esperienza culturale densa di messaggi attuali e stringenti che parlano alla coscienza di ognuno di noi, all’umanità. Arturo Galansino, curatore della mostra, da circa due anni vagheggiava l’idea di una grande retrospettiva dell’artista cinese. Finalmente, durante l’estate dello scorso anno, il governo di Pechino ha restituito ad Ai Weiwei il passaporto e con esso il suo diritto di essere libero di viaggiare, negatogli dal 2011, dopo la prigionia alla quale è stato costretto a causa dei suoi deliberati atti di denuncia nei confronti dell’agire dello Stato stesso, corrotto e incurante dei diritti umani. Una gigantesca ala metallica è saldamente ancorata al centro del cortile di Palazzo Strozzi: il simbolo per eccellenza della libertà viene così impossibilitato nello spiccare il volo. L’opera ben esemplifica la condizione alla quale è stato costretto l’artista per anni, ma nasconde ulteriori significati politicamente impegnati…
I pannelli esplicativi e la voce narrante dell’audioguida accompagnano il visitatore attraverso il ricco percorso espositivo, spesso di grande impatto scenografico, svelandone a poco a poco il senso e i messaggi sottesi all’interno di ogni “oggetto” costituente le opere. La visita al Piano nobile presenta alcuni dei princìpi che caratterizzano la produzione di Ai Weiwei, come il legame costante e profondo con l’identità culturale e le tradizioni del suo popolo, rinnegate dal governo cinese nel corso della storia e dall’artista rivisitate in chiave moderna, e la presa di coscienza, quindi la denuncia delle criticità del nostro tempo, dalla migrazione dei rifugiati di guerra all’intoccabile preponderanza dei poteri forti, dall’industrializzazione violenta all’inquinamento, dalle esecuzioni sommarie nei campi di lavoro al traffico di organi umani. Non mancano i riferimenti alla formazione dell’artista fin dalla prima sala, che si apre con una fitta selva di circa un migliaio di ruote di bicicletta, montate su parte del relativo telaio e letteralmente incastrate e impilate - come ricorda il titolo inglese dell’opera, Stacked - l’una sull’altra a costruire una sorta di monumentale arco trionfale di ingresso. Esplicito risulta il tributo al grande artista che Ai Weiwei, fin dagli esordi newyorkesi della sua carriera, ha posto come proprio maestro ideale: Marcel Duchamp, celebre ideatore di Ruota di bicicletta, ready-made del 1913.
Ai Weiwei ha conosciuto la New York “dopo Warhol” degli anni ’80. Pur non essendo mai riuscito ad incontrare di persona l’artista pop, ne ha compreso l’opera, considerandolo un mentore. In opere come Vases, Ai Weiwei è vicino all’arte pop, per la cromia scelta ma anche per l’ironica reiterazione di oggetti caratteristici della produzione di massa, ma preferisce puntare il dito contro la società dei consumi in modo a dir poco drastico e sconvolgente, sfruttando alcuni vasi neolitici orientali, privati del loro valore di beni culturali.
La vita bohémien trascorsa a New York dall’artista è felicemente ricordata con una selezione dal corpus di fotografie in bianco e nero, esposte tra le altre opere della Strozzina, che negli anni ne hanno documentato i momenti salienti con ritmo quasi quotidiano, come una sorta di blog ante litteram. Oggi, Ai Weiwei utilizza social media come Instagram e Twitter, sfidando la censura vigente nel suo paese, per esprimere il proprio dissenso, seguito da migliaia di follower. La mostra prosegue nella Galleria delle Statue e delle Pitture degli Uffizi e nella Piazza del mercato centrale, instaurando un dialogo possibile con l’arte occidentale del passato, in quanto, a detta dell’artista, “il mondo è una sfera, non ci sono Oriente od Occidente”.
Immagini tratte da:
www.palazzostrozzi.org
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Gennaio 2022
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