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31/1/2017

Il Settecento e la pittura di costume

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di Ilaria Ceragioli
Nell’Inghilterra della prima metà del Settecento il pittore ed incisore William Hogarth diede vita a un genere pittorico capace di conquistare e incuriosire i suoi contemporanei: la pittura di costume.
Hogarth, che fu anche l’autore di un noto trattato di estetica intitolato The Analysis of beauty (1753), sintetizzò i suoi intenti artistici attraverso lusinghevoli e affascinanti parole: “Ho voluto comporre pitture su tela simili a rappresentazioni sulle scene; e spero che vengano giudicate con lo stesso criterio; ho cercato di trattare il mio soggetto come un autore drammatico; il mio quadro è il mio palcoscenico, e attori sono uomini e donne che pe mezzo di atti e gesti figurano una pantomima”.
Si tratta di una pittura moraleggiante e narrativa in cui a diventare protagonisti sono i costumi e la quotidianità della società borghese del tempo. Evidente, inoltre, è l’ispirazione al teatro e alla letteratura inglese del Settecento.
All’interno della produzione artistica di William Hogarth celebre è il ciclo Il matrimonio alla moda comprendente sei tele in cui il tema principale ruota intorno a un matrimonio combinato che vede come protagonista la figlia di un ricco mercante, il quale intende sacrificarla al fine di ottenere un’affermazione sociale.
Una di queste tele è intitolata Il contratto (1744) e si può ammirare alla National Gallery di Londra.

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La scena è ambientata in un’ampia sala della residenza di Squanderfield e i personaggi sono raffigurati nell’atto di conversare. Sulla sinistra e seduto ad un tavolo vi è il padre della sposa che, accuratamente, sta leggendo il contratto nuziale. Minuziosa è la resa dei dettagli, degli abiti e della gestualità dei soggetti borghesi illustrati.
La pittura di costume e la fama delle opere di Hogarth giunsero anche in Italia e incantarono artisti come Giorgio Traversi, Giuseppe Baldrighi e il più noto Pietro Longhi.
Riferimenti a Hogarth e a un raffinato interesse per il teatro si colgono nell’opera Contratto nuziale (1750) di Traversi conservata presso la Galleria d’Arte Antica a Roma.

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Baldrighi, invece, si dedicò soprattutto al ritratto e degno di menzione è l’Autoritratto con la moglie (post. 1756) conservato nella Galleria Nazionale a Parma.
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Nel quadro possiamo osservare un divertente gioco di sguardi: il pittore, infatti, osserva la moglie, la quale è intenta a guardare verso lo spettatore e il gatto che ha in grembo è impegnato ad osservare un uccellino all’interno di una gabbia.
Un successo ancor più maggiore travolse la produzione artistica del veneziano Pietro Longhi.
Nelle sue tele l’artista propone scene d’interni in cui protagonista è l’alta borghesia mercantile e ancora una volta chiari sono i rimandi al teatro.
Eloquenti, in questo senso, sono la Lezione di ballo (1740) presso Gallerie dell’Accademia a Venezia e Il Cavadenti (1752) che si trova alla Pinacoteca di Brera a Milano.

La pittura di metà Settecento giunse così a trarre ispirazione e insegnamento dal teatro, dal costume e dall’elegante gusto della società borghese del tempo mettendo in evidenza atteggiamenti raffinati, forti valori e intensi sguardi che caratterizzarono l’esprit du siècle.

Immagini tratte da:
wikipedia, pubblico dominio, voce: William Hogarth
fondazioneneri.uni
wikipedia, CC BY 3.0, voce: Autoritratto con la moglie
wikipedia, pubblico dominio, voce: Pietro Longhi
oliaklodvenitiens.wordpress



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