23/8/2016 Mimmo Rotella, “lo Strappamanifesti”, “il Pittore della carta incollata”, l'artista.Read Now
“Non vedevo per quale ragione non si avesse il diritto di utilizzare vecchi biglietti, pezzi di legno fradicio, contromarche di guardaroba, fili di ferro, pezzi di ruote, bottoni, vecchie assi trovate nei cumuli d'immondizia, lavatrici, televisori, poster, cibi in scatola, bevande in lattina, come materiali alti”
Così Kurt Schwitters, personalità poliedrica, sconcertante ed estrosa, sintetizzava, negli anni venti, il suo punto di vista sull'arte. Dal ciarpame inservibile alla paccottiglia da rigattiere, dal materiale di scarto, ai rifiuti, all'immondizia, tutto ha la stessa dignità artistica della tela, della creta, del marmo, o di qualsiasi altro “materiale alto”. La spazzatura, i rottami, i detriti urbani non esprimono significato perché rappresentati, dipinti che siano o lavorati di scalpello o di bulino , ma perché presenti in tutta la loro vissuta fisicità. E' “L'appassionante avventura del REALE colto in sé”, un reale non RAPPRESENTATO ma PRESENTATO, scelto, prelevato e mostrato qual è in tutta la sua sconvolgente, eccezionale normalità. Un nuovo realismo (o nouveau réalisme per dirla con Pierre Restany), nuovo perché (ri)pensato e osservato con occhi totalmente diversi.
Tra i giovanissimi artisti firmatari delle otto pagine manoscritte redatte su carta monocroma blu, rosa e su foglia d'oro che compongono il celebre manifesto del 1960 Les Nouveaux Réalistes, i più rappresentativi del processo creativo di prelievo del reale e di riappropriazione del suo genuino significato sono i francesi Pierre Fernandez Armand, Daniel Spoerri, e César Baldaccini. Pierre Fernandez Armand, detto Arman, preleva rottami, lamiere, componenti meccaniche, elementi ferrosi e parti di carrozzeria da discariche e sfasciacarrozze per accumularli a suo gusto negli spazi espositivi a lui dedicati. Daniel Spoerri si interessa invece del vivere quotidiano, in particolare dei residui sporchi e disordinati che l'uomo abbandona sulle tavole dopo aver mangiato, per poi fissarli con colle e posizionarli sulle pareti espositive di prestigiose gallerie come fossero tele. César utilizza presse industriali per comprimere carcasse di automobili e realizzare coloratissime sculture in ferro cromato. Singolare, ma assimilabile alla stessa temperie avanguardista in cui si muovono Restany, Klein e gli altri protagonisti del Nouveau Réalisme, è l'esperienza artistica dell'unico italiano del gruppo, l'artista calabrese Mimmo Rotella.
Artista dalla multiforme personalità e dalle concezioni visive intense e sempre allineate ad un gusto avanguardistico (poco compiaciuto della ricerca commerciale, malgrado i soggetti rappresentati), Mimmo Rotella nasce a Catanzaro il 7 ottobre 1918 e, conseguita la maturità artistica presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli, si stabilisce a Roma nel 1945. La prima fase della sua attività è caratterizzata dalla sperimentazione di stili pittorici diversi che lo porterà a rivoluzionare i linguaggi artistici del dopoguerra. Nel 1951 allestisce la prima mostra personale alla Galleria Chiurazzi di Roma, che ottiene ampia risonanza. Il suo nome comincia dunque a suscitare notevole interesse tanto che nello stesso anno gli viene assegnata una borsa di studio dalla Fulbright Foundation. Può così permettersi di frequentare la prestigiosa Università di Kansas City, un traguardo lontano per un ragazzo cresciuto nel meridione italiano più profondo. Rotella ricambia l'istituzione con la realizzazione di un pannello murale nella Facoltà di Fisica e con la prima registrazione dei poemi fonetici da lui definiti "epistaltici".
Nel 1952 è invitato dalla Harvard University per una performance di poesia fonetica a Boston e dalla Library of Congress di Washington per la registrazione di alcuni poemi fonetici. Tornato in Italia, dopo una fase di riflessione sui mezzi della pittura e sulla necessità di utilizzare nuovi strumenti, inventa la tecnica del décollage, caratterizzata dallo strappo di manifesti pubblicitari affissi nelle strade i cui frammenti, siano essi il recto o il verso, sono incollati sulla tela secondo regole compositive analoghe a quella degli affichistes (o cartellonisti) francesi come Raymond Hains. Esempi memorabili di questa fase sono "Un poco in su" e "Collage", entrambi del 1954. Dal 1958 abbandona gradualmente le composizioni puramente astratte per realizzare décollage con immagini chiaramente leggibili. Questa tendenza culmina nella serie "Cinecittà", realizzata nel 1962 (che comprende "Eroi in galera" e "Tre minuti di tempo") e in quella dedicata alle stelle del cinema e a personaggi famosi ("Assalto della notte", 1962; "Marylin calda", 1963). Sono degli anni '60 e seguenti i lavori dedicati alle affiches del cinema mondiale con i volti dei grandi miti di Hollywood. Nel 1961 aderisce, su invito del critico Pierre Restany, al gruppo dei Nouveaux Réalistes, nel cui ambito già Raymond Hains, Jacques Mahé de la Villeglé, François Dufrêne utilizzavano i manifesti pubblicitari con procedimenti analoghi a suoi. Trasferitosi a Parigi nel 1964 lavora ancora sulla definizione di una nuova tecnica, la Mec Art, con cui realizza opere servendosi di procedimenti meccanici su tele emulsionate. I primi lavori di questo genere sono esposti alla Galleria J di Parigi nel 1965. Continua la sperimentazione con la serie degli Artypo, prove di stampa tipografiche scelte e incollate liberamente sulla tela. Gli anni '70 sono segnati da frequenti viaggi in USA, India, Nepal, per stabilirsi definitivamente a Milano nel 1980. Appartengono agli inizi degli anni '80 le "Coperture", manifesti pubblicitari ricoperti da fogli che occultano l'immagine sottostante, presentati allo Studio Marconi di Milano ed alla Galleria Denis René di Parigi. Torna alla pittura alla metà del decennio con il ciclo "Cinecittà 2" in cui riprende il tema del cinema affrontato in tele di grandi dimensioni e con la serie "Sovrapitture" su décollage e su lamiera: questi interventi pittorici su manifesti lacerati e incollati su pannelli metallici caratterizzano la stagione più recente dell'artista che morirà a Milano nel gennaio del 2006. Pierre Restany riconoscerà a Rotella i meriti di una ricerca artistica originalissima che oltre a contribuire alla fama di un movimento epocale come i Nouveaux Réalistes, sarà un vero e proprio banco di prova per tutta una generazione di giovani artisti che non potranno prescindere dalla sua straordinaria lezione: “Mimmo è stato un nouveau réaliste ante litteram a Roma negli anni Cinquanta, pre-pop a Parigi negli anni Sessanta, graffitaro e graffitista a Milano negli anni in cui lo era Basquiat a New York. Oggi come oggi Mimmo Rotella è l'uomo del momento: ecco la storia di una perenne modernità”. Lo strappamanifesti, il pittore di carta incollata (come ebbe a denigrarlo certa critica ottusa e provincialista) ha preso un pezzo di città, Roma, le sue borgate, la sua periferia, ce lo ha messo davanti agli occhi e ha posto sullo stesso piano il passato (i vecchi strati di immagini) e il presente (il velo nuovo che in parte strappa), in una sovrapposizione di dimensioni, di esperienze e di spazi dal fascino unico e straordinario. I suoi manifesti sono colorati e assillanti come la pubblicità, ma fragili come la carta di cui essa stessa è fatta.
Immagini tratte da:
1 www.museomaco.it 2,5,6,7,8, www.ilpost.it 3 www.pinterest.com 4 www.nouveaurealisme.weebly.com
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