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17/7/2017

Anne-Louis Girodet-Trioson e la ricerca dell’originalità

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di Ilaria Ceragioli
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Avvicinandoci alla vita e all’attività artistica di molteplici pittori non sarà difficile intuire che la ricerca dell’originalità in molti casi ha avuto un notevole prezzo da pagare. Nel Settecento l’avvento dei Salons parigini, ossia delle esposizioni di arte contemporanea che imponevano un modello ben preciso agli artisti, comportò il soffocamento della creatività e della genuinità di quest’ultimi. Tra i vari artisti che furono fortemente soggetti a una tale restrizione vi fu il pittore francese Anne-Louis Girodet-Trioson. Girodet nacque a Montargis e immediatamente manifestò sia la volontà di scagliarsi contro il sistema vigente, sia un’inarrestabile ricerca dell’originalità. Ma cosa significava per Girodet essere un pittore “originale”? Nella concezione artistica di Girodet essere innovativi significava realizzare un tipo di pittura in grado di dimostrare che anch’essa, come la poesia, fosse capace di astrarsi, di condurre verso mondi prodotti dall’immaginazione. Fu allievo del celeberrimo Jacques-Louis David dal quale cercherà ben presto di allontanarsi. Mentre David elaborava una pittura di storia, legata alla patria e portatrice di valori e messaggi morali, Girodet presentava una pittura erotica  e capace di alludere alla sfera metafisica mediante un frequente uso di allegorie.
Nel 1790 Girodet vinse il tanto ambito Prix de Rome, premio sancito dall’Academie che prevedeva un soggiorno di tre anni presso l’Accademia di Francia a Roma situata a Villa Medici. Fu proprio in questa città italiana segnata da forti suggestioni artistiche e storiche che Girodet elaborò la sua prima opera, il Sonno di Endimione (1791), attualmente custodita al Louvre.

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Nell’opera si possono osservare alcuni elementi particolarmente innovativi, in primis la scelta inusuale di raffigurare (apparentemente) soltanto la figura di Endimione e non quella di Diana mentre gli si avvicina, come di consuetudine. In realtà anche Diana è presente all’interno della tela, ma non nella forma umana, bensì sotto forma di raggio di luce proveniente dalla luna. La fonte luminosa diventa, dunque, metafora di Diana e lo zefiro-cupido è quella figura allegorica che permette il contatto tra i due.
Al 1806, invece, risale un’opera che suscitò critiche molto aspre: la Scena di Diluvio, anch’essa conservata al Louvre.

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Il solo titolo del dipinto può trarre in inganno. La tela, infatti, non raffigura il biblico Diluvio Universale, bensì una famiglia aggrappata ad un ramo che di lì a breve si sarebbe spezzato facendo precipitare l’intera famiglia nelle profondità delle acque. Si trattava di una rappresentazione eccessivamente drammatica per il gusto del tempo. In un’epoca in cui dilagava la pittura trionfante di David in cui protagonisti erano eroi capaci di affrontare le situazioni più pericolose e ardue,  l’opera girodettiana non poteva che manifestare disgusto e ripugnanza.
La ricerca dell’originalità condusse Girodet a una frequente insoddisfazione personale tanto da invitarlo a fare e disfare continuamente le sue opere. Un esempio eloquente è dato dall’opera Pigmalione e Galatea (1819).
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Girodet impiegò ben sette anni per vedere ultimata la sua tela. Come possiamo immaginare, anche questo dipinto non fu esente da critiche. Era ritenuta un’opera troppo “filosofica”, fredda e poco espressiva. Si tratta in realtà di un dipinto particolarmente innovativo in cui il pittore non volle semplicemente illustrare il mito ovidiano in cui lo scultore Pigmalione si innamorò della sua scultura, Galatea, ma inserendo la figura di cupido, volle raffigurare in modo allegorico il sentimento d’amore, nonché l’unione tra i due amanti.
Anne-Louis Girodet-Trioson, dunque, fu un artista dall’indiscutibile talento, ma anche un pittore controcorrente. Il pubblico dell’epoca influenzato maggiormente dall’attività artistica del maestro David non riuscì a comprendere lo scopo della sua pittura e di conseguenza la sua originalità. Fu così che Girodet, negli ultimi venti anni della sua esistenza, decise di abbandonare definitivamente la pittura per abbracciare l’attività letteraria.
 
Per saperne di più sull’artista: “L’incubo di Pigmalione” e “Ingannare la morte” a cura di Chiara Savettieri.

Immagini tratte da:
wikipedia, pubblico dominio, voce: Girodet
letteraturaartistica.blogspot.it
wikipedia, pubblico dominio, voce: Pigmalione and Galatea
pinterest.com



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