Antonio Canova è lo scultore più celebre e talentuoso dell’Epoca Neoclassica, nonché lo scultore della bellezza ideale per eccellenza. Fama dettata dal suo gusto raffinato e puro e dalla sua tecnica precisa ed armoniosa che, ammirandola, sembra indurci a pensare che i soggetti delle sue opere possano, d’un tratto, prendere vita. Artista trevigiano e orfano di padre, viene accudito dal nonno Pasino Canova, intagliatore di pietre, dal quale comincia ad apprendere l’arte dello scolpire divenendo ben presto il magnifico scultore che tutti conosciamo. In cosa consiste quel “bello ideale” che le sue creature marmoree incarnavano? Per spiegarlo occorre, prima di tutto, fare riferimento al pensiero di Johann Joachim Winckelmann, il massimo teorico dell’Estetica Neoclassica. Egli sosteneva che il bello ideale racchiudesse in sé l’idea di “nobile semplicità e quieta grandezza” che, a sua detta, si incarnava esclusivamente nelle antiche sculture greche. Quest’ultime esprimevano un linguaggio che esaltava l’equilibrio, le proporzioni, la semplicità e la grazia intesa come armonia delle forme, dunque, quella perfezione che era espressione di una bellezza ideale impossibile da trovare in natura, in quanto, di per sé imperfetta. Si ha un rifiuto per l’eccesso, per le espressioni che stravolgono e imbruttiscono i lineamenti del volto, adesso distesi e sereni. Forte, dunque, è l’opposizione con l’Estetica Barocca che, al contrario, omaggiava l’eccesso, lo squilibrio, i virtuosismi e le passioni incontrollate e travolgenti. Canova è lo scultore che meglio di altri seppe tradurre e manifestare sentimenti e azioni in una maniera composta e aggraziata senza cadere, per l’appunto, nell’esagerazione. L’ideale di perfezione nel bello, si assapora soprattutto nelle opere a soggetto mitologico, in particolare nelle figure femminili nelle quali trionfano la delicatezza, la morbidezza del carnato e una pudica sensualità. Tra queste, impossibile non citare il celeberrimo gruppo scultoreo de Le tre Grazie realizzate tra il 1812 e il 1816 e conservate al Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo. Le tre figlie di Zeus sono colte nell’atto di abbracciarsi ed il freddo marmo, levigato e morbido, sembra assumere un calore che non può appartenere a tre divinità in pietra bensì a tre donne che sembrano divenute reali. In merito a questa sua abilità di dare corporeità e vita al marmo delle sue sculture, dunque, è d’obbligo fare un brevissimo accenno anche ad altre due opere a soggetto femminile: Ebe (1816) e la Venere Italica (1804-1812). In entrambe la vera protagonista è la bellezza ideale. Ebe era la figlia di Zeus ed Era, qui immortalata nel momento in cui sta atterrando dopo un breve volo. La Venere, invece, si accinge a coprirsi con un velo, probabilmente per l’arrivo di qualcuno. In entrambe è perciò evidente l’omaggio ad una bellezza pura ed armoniosa o, per meglio dire, ideale. Per concludere, possiamo sintetizzare l’ideologia e l’operato di Canova facendo riferimento ad una citazione pronunziata dallo scultore stesso:“Ho letto che gli antichi una volta prodotto un suono erano soliti modularlo, alzando e abbassando il tono senza allontanarsi dalle regole dell'armonia. Così deve fare l'artista che lavora ad un nudo.” Immagini tratte da:
- Tre Grazie, arteworld.it - Ebe, artearti.net - Venere Italica, www.civita.it
3 Commenti
Ilaria Ceragioli
8/11/2020 15:49:33
Ciao Sasha,
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4/6/2019 20:25:44
ciao sono martina agamennone 20 anni italiano gnodani 2 gnodani italialino
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Gennaio 2022
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