Siamo nei primi anni del Cinquecento quando, per volere del duca Alfonso I d’Este, lavorò a Ferrara uno scultore di origini veneziane dalle eccellenti doti scultoree: Antonio Lombardo.
Frammentarie e scarse sono le informazioni biografiche che possediamo, ma consolidata è la sua genialità. Nel 1507 il duca di Ferrara gli commissionò una serie di rilievi a soggetto mitologico che avrebbero decorato lo Studio dei Marmi, ossia uno degli ambienti collocati all’interno del suo appartamento privato presso Via Coperta. Attualmente, i rilievi non occupano più la loro originaria collocazione, ma sono in gran parte custoditi presso il Museo dell’Ermitage a San Pietroburgo. L’ideatore del programma iconografico fu Mario Equicola, un umanista campano dell’epoca, mentre nei panni di consulente vi fu il poeta e uomo di corte Niccolò da Correggio. Il primo tra i quattro altorilievi maggiori ad essere stato scolpito rappresenta La Contesa tra Minerva e Nettuno per il dominio sull’Attica.
Il mito racconta la sfida tra Minerva (Atena) e Nettuno (Poseidone) per mezzo dei regali che le due divinità avrebbero offerto alla città di Atene.
La scena è ambientata sull’Acropoli e Minerva e Nettuno hanno con sé i loro doni, rispettivamente un albero di ulivo con la civetta a protezione delle Arti e un cavallo. Di notevole interesse, però, è la figura all’estrema destra, una sorta di giudice colto nell’atto di esprime le proprie considerazioni in merito al futuro della città. Il soggetto in questione non è stato ancora ben identificato, ma potrebbe trattarsi di Dionisio, il dio dell’estasi e del vino che tanto aveva affascinato il duca estense. All’anno successivo si colloca, invece, un rilievo che nel corso del tempo è stato oggetto di numerose interpretazioni, noto come Allegoria di Ferrara.
Oggetto di discussione, infatti, è la figura femminile al centro dell’opera: la donna è seminuda e con una mano afferra una tavola epigrafica in cui compare un passo tratto dal De Officiis di Cicerone, in cui si delineano come esempi di virtus repubblicana Catone e Scipione l’Africano, due personalità di spicco nelle quali Alfonso I era chiamato a identificarsi.
Inizialmente la fanciulla fu interpretata come Anfitrite, ma attualmente è più accreditata l’attribuzione che la vede nelle vesti della fondatrice della città: il mito, infatti, narra che una fanciulla proveniente da Troia giunse in Italia per fondare Ferrara. Dunque, tale rilievo risulterebbe un vero e proprio omaggio alla città estense e alla sua fondatrice. Nel 1509 nel palazzo Ducale di Ferrara venne messo in scena uno spettacolo che aveva come protagonisti Vulcano e i Ciclopi. Parallelamente Antonio Lombardo stava realizzando per lo Studio dei Marmi La Fucina di Vulcano.
La scena è ambientata nella fucina del dio del fuoco in cui i ciclopi sono colti in varie pose e occupazioni. I loro corpi alludono, indubbiamente, alla maestosa bellezza del Laocoonte, celebre scultura di età ellenistica che, probabilmente, Alfonso I ebbe modo di ammirare l’anno precedente durante il suo viaggio romano in compagnia di Antonio Lombardo. Oltre ai ciclopi si osserva un giovane munito di mantello che irrompe sulla scena. Questa figura maschile, se confrontata con quella di Vulcano nel Parnaso (1497) di Andrea Mantegna, con tutta probabilità rappresenterebbe proprio il dio del fuoco.
Infine, il quarto dei rilievi maggiori che all’epoca si poteva ammirare nello Studio dei Marmi è L’apoteosi di Ercole sull’acqua (1510) in cui si allude alla memorabile vittoria di Ferrara su Venezia, passata alla storia come Battaglia di Polesella.
Dunque, Alfonso I non commissionò dei semplici rilievi marmorei, ma affidò ad Antonio Lombardo il compito di rendere omaggio alle virtù e al vigore del duca, nonché di fissare su pietra e nella memoria un vero e proprio trionfo estense.
Immagini tratte da: www.pinterest.com www.tumblr.com www.spenderalley.blogspot.com www.classicartpaintings.com www.sauvage27.blogspot.it
2 Commenti
Patrizio Quintili
15/10/2020 21:55:19
Ho trovato molto interessante questo articolo per la mia ricerca amatoriale sulle sculture di Antonio Lombardo, sia il testo che le immagini.
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Ilaria Ceragioli
8/11/2020 15:52:24
Gentile Patrizio,
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