di Andrea Samueli Il Pantheon, a Roma, è uno dei monumenti più noti dell’epoca romana. Come dice il nome stesso, era il tempio dedicato a tutti gli dei ma, oltre alla valenza religiosa, aveva un’evidente scopo propagandistico, volto a far capire a tutti i visitatori di Roma quanto grandi fossero le abilità degli ingegneri e degli architetti romani. La prima costruzione, oggi non più visibile, risale all’epoca di Augusto: l’iscrizione che ci accoglie, sull’architrave del portico, ci ricorda che fu realizzato da Marco Vipsanio Agrippa nel 27 a.C.: M • AGRIPPA • L • F • COS • TERTIVM FECIT Marcus Agrippa, Lucii filius, consul tertium fecit Lo realizzò Marco Agrippa, figlio di Lucio, console per la terza volta L’edificio originario rimase però coinvolto nell’80 d.C. in un violento incendio e venne restaurato dall’imperatore Domiziano anni dopo. In seguito ad un nuovo incendio nel 110 d.C., stavolta sotto Traiano, fu infine ricostruito da Adriano. Il nuovo cantiere, nonostante la mole della costruzione, fu estremamente rapido, essendo stato completato in soli sette anni (118-125 d.C.). In questa occasione fu realizzata la gigantesca cupola che ancora oggi lascia sbalorditi i turisti provenienti da tutto il mondo. Superato il portico iniziale, costituito da 16 colonne monolitiche in granito alte ben 12 metri, si entra nel corpo vero e proprio dell’antico tempio. Una particolarità: 2 delle 16 colonne si ruppero già in epoca antica e furono magistralmente riparate con l’inserimento di giunti. Se vi recate a Roma, aguzzate la vista! La cupola ha un diametro di 43,30 metri: ha mantenuto il primato di “più grande cupola al mondo” a gettata unica fino al XX secolo e all’impiego del cemento armato, quando questo record è stato superato dal CNIT al Rond-Point de la Défense a Parigi. Ma come riuscirono a realizzare una tale opera circa 2 millenni fa? I Romani utilizzarono materiali differenti, più leggeri mano a mano che ci si avvicina alla sommità della cupola. All’interno delle murature sono poi presenti archi di scarico che permettono di alleggerire ulteriormente il carico della struttura soprastante. Le fondamenta sono realizzate in opus caementicium (pietrisco e malta ricavata dalla calce) con l’aggiunta di frammenti di travertino. Segue poi uno strato, almeno fino sopra le colonne interne, nuovamente di opera cementizia con frammenti di tufo e travertino, quest’ultimo sostituito da mattoni nella parte su cui poggia la cupola. I tre anelli della cupola sono composti in opus caementicium con inclusi materiali differenti avvicinandosi alla sommità: dapprima laterizi, poi mattoni e frammenti tufacei, infine blocchetti di tufo e lava. In fase di costruzione avremmo visto una imponente centina in legno che i costruttori articolarono con una serie di cassettoni, dei quali restano le impronte a decorazione del soffitto. L’oculo, cioè l’apertura circolare che si trova al centro della struttura, permetteva l’ingresso della luce che, con un gioco degno di un grande sceneggiatore di Hollywood, il 21 aprile (il natale di Roma) illuminava la porta del tempio. Immagini tratte da:
Pixabay
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Gennaio 2022
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