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30/6/2020

TEEN4TEENS

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Comunicato stampa 
Il nuovo progetto del Lu.C.C.A., in collaborazione con Lucca Info&Guide,
per coinvolgere il pubblico degli adolescenti
Il museo ha bisogno di cambiare linguaggio e di avvicinarsi sempre di più al pubblico dei giovani. In quest'ottica, il Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art lancia “Teen4Teens”, un nuovo progetto realizzato in collaborazione con l'associazione Lucca Info&Guide che vede gli adolescenti protagonisti.

“La museologia sta cambiando a livello mondiale – spiega il direttore del Lu.C.C.A. Maurizio Vanni –. Probabilmente il Covid-19 ha velocizzato un meccanismo che aveva già iniziato un'evoluzione e che vede il museo sempre più inclusivo e presente nella vita delle persone. Pensare a chi è in difficoltà o in stato di fragilità, alla terza età, ai bambini e alle famiglie con offerte personalizzate legate a laboratori e visite guidate speciali è un dovere. Non bisogna dimenticare, in particolare, anche gli adolescenti che vivono un'età di naturale ribellione. Per loro abbiamo pensato a 'Teen4Teens': chi meglio di un loro coetaneo conosce il linguaggio, i pensieri, gli stati d'animo, le problematicità di quell'età?”.
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Sono stati selezionati quattro giovani – Alice Cambria, Federico Cetrulo, Beatrice Giampaoli, Iacopo Muchetti – che saranno formati per diventare “narratori museali”: dopo il primo periodo di training, i ragazzi saranno chiamati a ideare delle visite guidate di taglio interdisciplinare che per due volte al mese proporranno gratuitamente ai loro coetanei. Il corso preparatorio sarà condotto da Maurizio Vanni, docente di Museologia e Marketing museale, e li vedrà impegnati in un modulo di 25 ore su “Public speaking: l'importanza della comunicazione non verbale”, “Storytelling: la narrazione diventa condivisa”, “Dall'idea al progetto: come trasformare un pensiero in azione”, “Workshop: la visita guidata interdisciplinare”.

“Ripartire dal futuro? Si può – conclude Vanni –, cercando di trasformare il museo in un punto di riferimento trasversale. La responsabilità sociale del museo impone un'attenzione a tutti i segmenti del pubblico generico: per realizzarla è indispensabile proporre offerte su misura”.
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Alice Cambria
Laureanda in “Storia e Tutela dei Beni archeologici, artistici, archivistici e librari” presso l'Università di Firenze
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Beatrice Giampaoli
Studentessa al Liceo Artistico Serale “Passaglia” di Lucca, indirizzo “Arte figurativa” ​
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Federico Cetrulo
Studente in “Lettere Antiche” presso l'Università di Firenze
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Iacopo Muchetti
Laurea triennale in “Scienza dei Beni culturali” presso l'Università di Pisa

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23/6/2020

Museo delle Navi di Pisa, riapertura in tutta sicurezza

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COMUNICATO STAMPA​
Sui lungarni pisani, una tra le maggiori esposizioni al mondo dedicate alla navigazione antica
Museo delle Navi di Pisa, riapertura in tutta sicurezza
La proposta: sale degli Arsenali come aule scolastiche a settembre
È tra i primi musei in Italia a offrire i propri spazi per la ripresa della didattica post-Covid
Tutte le novità della ripartenza: nuovi orari, campi solari per bambini e concerti serali estivi
Pisa, 18 giugno 2020 – Un museo “a prova di contagio” su oltre 5000 metri quadrati che racchiudono una tra le più vaste esposizioni dedicate alla navigazione antica al mondo, con più di 800 reperti, 47 sezioni, 8 aree tematiche e 7 imbarcazioni di epoca romana. A un anno esatto dalla sua inaugurazione e dopo la chiusura imposta dall’emergenza sanitaria, venerdì 19 giugno riapre al pubblico il Museo delle Navi Antiche di Pisa con nuovi orari, tante attività in programma e una proposta originale: il museo è, infatti, tra i primi in Italia a mettere a disposizione le proprie sale per le attività didattiche in occasione della riapertura delle scuole, in programma a settembre. Inoltre, gli ampi spazi degli Arsenali Medicei sui lungarni pisani ospiteranno i campi solari estivi per bambini dai 6 agli 11 anni, in collaborazione con il Comune di Pisa. Tra le novità, anche il programma di concerti serali a cura dell’Orchestra Giovanile Toscana.
 
Il museo è gestito dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Provincie di Pisa e Livorno, diretta da Andrea Muzzi, che ne ha affidato la gestione a Cooperativa Archeologia. La cooperativa negli ultimi anni ha seguito gran parte dello scavo archeologico e ha collaborato al restauro delle navi e dei reperti, sotto la direzione scientifica di Andrea Camilli, direttore del museo e responsabile del progetto (l’area espositiva si trova in Lungarno Simonelli 16; orari di apertura al pubblico: venerdì dalle 15.30 alle 20.30; sabato e domenica dalle 10.30 alle 20.30. Informazioni su www.navidipisa.it o al numero 050 8057880).
RIPARTENZA IN SICUREZZA
 
Prenotazioni telefoniche e via WhatsApp per non creare file; percorsi rimodulati e marcatori a terra per il distanziamento sociale; accessi contingentati ad un massimo di 100 visitatori e previa misurazione della temperatura corporea; prolungamento degli orari di apertura fino a sera; aumento del numero delle visite guidate: sono solo alcune delle strategie messe in campo per garantire l’adeguamento ai protocolli di sicurezza, ministeriali e regionali, previsti per gli istituti e i luoghi della cultura in materia di prevenzione del contagio da Covid-19.
 
“Le grandi e nobili navate degli Arsenali Medicei – sostiene il soprintendente Andrea Muzzi – oltre ad essere il luogo più affascinante per narrare oggi il legame fra marineria e Pisa, saranno in questo momento la prova di come un allestimento museale possa diventare, grazie alla sua particolarissima impostazione, un laboratorio della ripresa e del rilancio in tutta sicurezza per le persone e gli oggetti esposti: un modello di godibilità che si era già affermato in modo lusinghiero nei primi sei mesi di apertura. Abbiamo lavorato per riconsegnare a tutti i visitatori un punto di riferimento per una visita
completa di Pisa”.
 
“La riapertura del Museo – dichiara il direttore Andrea Camilli –  è stata una delle nostre priorità, ma
non è stata una delle principali attività alla quale ci siamo dedicati durante la crisi sanitaria. La Soprintendenza ha infatti acquisito parte del complesso di San Vito, adiacente al museo: oltre alla progettazione della riapertura, alle necessarie manutenzioni, al perfezionamento e alla integrazione della esposizione, un folto numero di professionisti, interni ed esterni alla Amministrazione, ha quindi lavorato alla progettazione dei restauri degli edifici e del parco e alla progettazione del trasferimento nella palazzina retrostante gli arsenali del Centro di restauro del legno bagnato, ancora ospitato in modo provvisorio presso i capannoni a San Rossore, che nei nostri progetti aggiungerà a breve un altro polo di alta formazione alla città. Ma la riapertura del museo è il motore che dà forza ed energia a tutto il sistema: ci auguriamo che, oltre alla ripresa del turismo, gli stessi cittadini di Pisa, che già hanno tanto sostenuto ed apprezzato i risultati dei nostri sforzi, sostengano il loro museo visitandolo e pubblicizzandolo”.
LA PROPOSTA PER LE SCUOLE
 
Spazio ai bambini e alle scuole: solo nei primi mesi del 2020 erano più di 220 le classi, dalla materna alle superiori, che avevano in programma appuntamenti al museo, tra gli oltre trenta laboratori e percorsi didattici proposti, annullati a causa della sospensione delle attività scolastiche per la pandemia. In quest’ottica, nei mesi estivi e in previsione della riapertura delle scuole di settembre, con le numerose incertezze legate all’organizzazione della didattica per il contenimento del contagio da coronavirus, il museo offre una valida e originale alternativa alla tradizionale aula ed è tra le prime istituzioni museali in Italia a proporre l’utilizzo delle proprie sale e del cortile esterno come spazi per la didattica e per campi solari, iniziativa, quest’ultima, realizzata in collaborazione con il Comune di Pisa.
 
“L’idea è ospitare già da questa estate negli spazi del museo alcune delle attività dei centri estivi – dichiara Sandra Munno, assessore alle Politiche socioeducative del Comune di Pisa – . Come si può capire gli Arsenali medicei sono spazi adatti, accessibili e fruibili per accogliere attività didattiche con bambini e ragazzi che, in questo momento particolare, hanno tanto bisogno di tornare a incontrarsi e socializzare. Ci saranno senz’altro momenti di lettura e altre attività e la presenza al museo dovrà essere un’esperienza sperimentale per reinventare anche nuovi percorsi educativi. Come Amministrazione, infatti, vogliamo che i centri estivi da quest’anno non abbiano soltanto una finalità ricreativa e ludica ma anche educativa anche per riavvicinare i ragazzi alla scuola che, mi auguro, possa riprendere a settembre”.
 
“In accordo con le osservazioni del Consiglio superiore beni culturali e paesaggistici – aggiungono gli operatori di Cooperativa Archeologia – , riteniamo indispensabile rafforzare il rapporto tra il museo e le giovani generazioni, soprattutto per far capire ai cittadini di domani l’importanza del museo come istituzione civile, come luogo di formazione collettiva, come straordinario spazio pubblico. Rendere un museo uno spazio vivo, in cui si può passare del tempo a imparare divertendosi, può inoltre creare i presupposti per l’esercizio del diritto all’eredità culturale e per la promozione della protezione di questa eredità, come previsto dalla Convenzione di Faro. Il Museo delle Navi sarà un luogo adatto per accogliere i piccoli visitatori, futuri cittadini di domani, con un’esperienza educativa a 360°e in totale sicurezza, dal momento che la maggior parte delle attività potranno svolgersi all’aperto, negli spazi del portico adiacente alle sale I-IV oppure nel cortile”.
TURISMO POST-COVID E DATI DEI FLUSSI AL MUSEO
 
Sarà una ripartenza sperimentale: i prossimi mesi saranno infatti l’occasione per monitorare e ripensare flussi e spazi nel post-Covid, fuori dagli asset turistici di massa. L’obiettivo è quello di privilegiare un rapporto più autentico tra museo e visitatore, improntato ad un maggiore coinvolgimento, a percorsi più lenti e approfonditi, favorendo il rapporto diretto con i reperti, grazie ad un allestimento che riduce al minimo l’interposizione di barriere tra il visitatore, le navi e i reperti, e grazie alla ricollocazione degli stessi reperti in ambientazioni in scala 1:1. Fattori che, oltre alla ricchezza della collezione, rappresentano i punti di forza dell’esposizione pisana.
 
È per questi motivi che, durante i mesi di lockdown, il museo ha deciso di non attivare tour online, applicazioni web e visite virtuali, ma di pubblicare sui propri social contenuti di approfondimento sull’esposizione e giochi a quiz e di enigmistica per coinvolgere il pubblico da casa. Questa strategia nasce dal credere nel reale più che nel virtuale e nell’emozione che la vicinanza ai documenti della storia e la passione del personale specializzato riesce a stimolare.
 
Aspetti che nei soli primi sei mesi, nonostante l’orario di apertura ridotto, hanno permesso di registrare più di 21.000 visitatori, con medie che oltrepassano i 400 accessi durante i weekend; oltre 2.500 tra studenti, insegnanti e under-18; più di 1.600 residenti a Pisa e 1.400 stranieri di cui quasi la metà provenienti da Francia, Germania, Spagna e Olanda, un quinto dal Regno Unito e un quinto da Stati Uniti, Russia e Australia.
 
 
“A distanza di un anno dalla sua inaugurazione, in seguito alla chiusura forzata, dovuta all’emergenza sanitaria – osserva Paolo Pesciatini, assessore al turismo Comune di Pisa – l’annuncio della riapertura del Museo delle Antiche navi di Pisa è come un nuovo inizio per questa meraviglia della città che è in grado di rispettare tutte le norme di sicurezza. Una riapertura che era particolarmente attesa dai pisani. Posso testimoniare che sono stati numerosi i cittadini, gli operatori turistici e commerciali che mi hanno chiesto informazioni sulla sua riapertura. Questo rappresenta la piena consapevolezza della sua capacità attrattiva sia sotto il profilo culturale che turistico, nonché la cura e l’amore che tutti noi abbiamo con questa realtà: un museo vivo che abbiamo visto nascere e, in poco tempo affermarsi, e che sa esprimere pienamente il forte legame della città con le sue acque”.
 
“Ribadisco che il valore di questo museo – chiude Pesciatini – è dato anche dal fatto che qui si incrociano le rotte del nostro passato, del presente e del nostro futuro se consideriamo quanto i saperi umanistici e l’avanguardia delle tecnologie trovino in questo luogo una perfetta sintesi al servizio della conoscenza e della interdisciplinarietà”.
INFORMAZIONI UTILI E ATTIVITÀ IN PROGRAMMA
 
Riapertura e dispostivi di sicurezza:
Il museo riaprirà in assoluta sicurezza. Gli spazi saranno regolarmente sanificati, provvisti di dispositivi di sicurezza come dispenser di gel igienizzante e termometri per il rilevamento della temperatura corporea all’ingresso. Gli accessi saranno contingentati ad un massimo di 100 visitatori, con obbligo di utilizzo della mascherina. Il percorso espositivo è stato rimodulato e segnalato con marcatori a terra, per il rispetto del distanziamento sociale, garantito anche durante le visite guidate che saranno concentrate nelle sale più grandi.
 
Orari, prenotazioni e biglietti:
Gli orari di apertura sono stati prolungati dal venerdì dalle 15.30 alle 20.30; sabato e domenica dalle 10.30 alle 20.30, mentre, per limitare la coda in biglietteria, è prevista la possibilità di pianificare gli accessi attraverso la vendita online (www.navidipisa.it). Sarà possibile acquistare un numero massimo di biglietti per fascia oraria (30 persone ogni 2 ore). Sarà inoltre possibile l’acquisto dei biglietti anche in loco, senza che venga meno il rispetto del numero massimo di ingressi contingentati previsti. Si prevede inoltre un servizio di prenotazione telefonica dell’ingresso, facoltativa, attraverso il numero del museo 050 8057880, o via WhatsApp, per garantire l’accesso nel caso si dovessero verificare flussi particolarmente importanti.
 
Visite guidate:
Tra le attività di punta del museo, che si sono fortemente volute mantenere, ci saranno le visite guidate, condotte da archeologi, rivolte ad un massimo di 10 persone, in modo da garantire il rispetto del distanziamento sociale previsto. Avranno, inoltre, la durata massima di un’ora e saranno programmate a orari fissi (venerdì alle 17 e alle 19, sabato e domenica alle 11, alle 17 e alle 19). La prenotazione è obbligatoria e potrà essere effettuata al numero residente del museo 050 8057880, sia telefonando nei giorni di apertura, sia inviando un messaggio WhatsApp negli altri giorni. Le visite per gruppi con guida propria verranno consentite solo su prenotazione e con il rispetto delle modalità previste per le visite interne.
 
L’itinerario toccherà la parte centrale dell’esposizione con la seguente articolazione:
-Cortile Esterno: accoglienza, storia degli Arsenali Medicei di Pisa;
-Sala III: cenni sulla geografia antica della piana pisana, le alluvioni, lo scheletro del marinaio;
-Sala IV: storia degli scavi di Pisa S. Rossore, tecniche di costruzione navale;
-Sala V: le navi e la navigazione dal mare aperto al fiume;
-Sala VI: le rotte commerciali e il carico delle navi;
-Sala VII: le ancore, gli strumenti di bordo, le antiche tecniche di navigazione.
 
Campi solari:
Il Museo delle Navi Antiche di Pisa offre i propri spazi per accogliere campi solari per i bambini delle scuole primarie, dai 6 agli 11 anni, in collaborazione con il Comune di Pisa, dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 13. L’offerta educativa del campus sarà organizzata in macro-temi, potrà essere differenziata per fasce d’età ed è pensata per avvicinare i più piccoli alla dimensione della scoperta, dell'ascolto e dell'osservazione, oltre a soddisfare le esigenze storico-pedagogiche degli argomenti trattati. Guidati da operatori archeologi, i bambini e i ragazzi impareranno a confrontarsi con il contesto delle Navi Antiche di Pisa attraverso un dialogo aperto e un'esperienza unica, stimolante e coinvolgente. La ricca e complessa pluralità dell’esposizione, che attraverso le sue sezioni tematiche offre numerosi spunti di approfondimento, consente di offrire una vasta gamma di proposte, da quelle generiche a quelle più specifiche e contestualizzate. Grande spazio verrà dato ai laboratori manuali e creativi, che permetteranno di mettere in pratica le conoscenze acquisite, rendendo i bambini protagonisti del proprio apprendimento grazie all’unione sinergica fra teoria, pratica e manualità.
 
Concerti serali dell’Orchestra Giovanile della Toscana:
In collaborazione con l’Orchestra Giovanile Toscana, è stato definito un programma di concerti serali (ingresso su prenotazione e a pagamento). Martedì 30 giugno, giovedì 2 luglio, martedì 14 luglio, giovedì 16 luglio, martedì 30 agosto e giovedì 1° settembre, nel cortile interno degli Arsenali risuoneranno Serenate per archi su musiche di Mozart, Elgar e Tchaikovsky. Si tratterà di vere e proprie serate evento, in cui prima del concerto ci sarà la possibilità di visitare il museo e successivamente di assistere all’esecuzione dei brani in programma.
 
 Ufficio Stampa per Cooperativa Archeologia – Ps Comunicazione info@pscomunicazione.it​

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16/6/2020

A Pisa riapre Palazzo Blu

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Ingresso libero per tutto il mese di giugno. Museo aperto dalle 10 alle 20 per San Ranieri
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Ripartiamo. Sabato 13 giugno alle ore 10 Palazzo Blu a Pisa riapre al pubblico la sua esposizione permanente, con il ritratto di Artemisia Gentileschi ad opera di Simon Vouet allestito nella sala dedicata ai Lomi – Gentileschi e la mostra fotografica “Pisa Anni ’60, il boom e il rock”. L’ingresso è gratuito per tutto il mese di giugno, grazie all’intervento di Fondazione Pisa. Aspettiamo i visitatori che accogliamo con il consueto atteggiamento “visitor friendly”, offrendo, nel rispetto di tutte le misure di sicurezza richieste nelle circostanze, una visita piacevole e stimolante. Il Palazzo sarà sempre aperto, dal martedì alla domenica, con orario 10 – 19 nei giorni feriali e 10 – 20 il sabato, la domenica e nei festivi compreso mercoledì 17 giugno, festa del patrono San Ranieri.
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L’incertezza ancora grande del momento rende difficile prevedere la durata e l’entità delle misure sanitarie e delle loro conseguenze, anche economiche, che condizioneranno pesantemente nel prossimo futuro, le attività culturali e di tempo libero, così importanti per il turismo, il settore certamente più colpito dalla crisi Covid- 19. Se vogliamo però ripartire e recuperare nel tempo le posizioni perdute, pur nella situazione d’incertezza appena accennata, occorrerà con cautela e razionalità, ritrovare la voglia di entrare in un museo. A tal riguardo Palazzo Blu, che ha rappresentato negli ultimi anni un nuovo motivo per visitare la nostra città e vuol continuare ad esserlo, conta di riprendere, nei modi e nei tempi che saranno possibili, i programmi di esposizioni temporanee, invernali e primaverili, alle quali ha continuato a lavorare durante le ultime settimane.

Nei tre mesi di chiusura, l’impegno è stato rivolto a mantenere vivo il rapporto con il pubblico. Con la collaborazione di Kinzica e dello staff interno, sono stati realizzati e pubblicati sul sito di Palazzo Blu e sui social tanti contenuti digitali. Dalla visita virtuale del palazzo e dei suoi tesori ad oltre 40 brevi approfondimenti sulle mostre degli anni passati e le opere principali del Museo, senza dimenticare 9 laboratori virtuali per i più piccoli. Il filo, bruscamente interrotto degli incontri e concerti dell’auditorium, è stato riannodato con le lezioni-concerto di Francesco Martinelli di Pisa Jazz la domenica mattina, il piano classico del pomeriggio con Giuseppe Bruno e Sandro Bartoli e la video conferenza con Arnaldo Testi per la rassegna “Confini e frontiere”. L’eccellente risultato di pubblico raggiunto da queste iniziative, con il numero dei visitatori del sito più che triplicato e le numerose interazioni social, induce Palazzo Blu a continuare su questa strada, in maniera più organica, anche adesso che siamo in una nuova fase.


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16/6/2020

Angelika Kauffmann e l’arte del ritratto

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di Ilaria Ceragioli
​Il 30 ottobre del 1741 nacque a Coira, in Svizzera, la straordinaria Angelika Kauffmann. Angelika Kauffmann fu una pittrice svizzera nota soprattutto per le sue eccellenti doti nella ritrattistica. Fu il padre Joseph Johann Kauffmann, anch’egli pittore, a trasmetterle la vocazione per l’arte, in particolar modo per il disegno. Nel 1766 la pittrice giunse a Londra dove ebbe modo di fare la conoscenza di Joshua Reynolds, illustre pittore inglese, tra i fondatori della Royal Academy of Arts. Grazie a Reynolds, la Kauffmann dipinse anche tele a soggetto storico. Ma fondamentale per la sua formazione e attività artistica fu il suo secondo viaggio in Italia (il primo era avvenuto nel 1754), paese in cui avverrà anche la sua morte, sopraggiunta il 5 novembre del 1807 all’età di sessantasei anni. Qui, ebbe modo di studiare dal vivo i capolavori di Correggio, di Guido Reni, dei fratelli Carracci e di Guercino. Soggiornò a Firenze, Roma e Napoli, dove la regina Maria Carolina d’Asburgo-Lorena la invita a diventare pittrice di corte, ma la Kauffmann declinò la proposta. Nella città eterna, invece, la pittrice ebbe modo di conoscere autorevoli artisti italiani, tra cui l’incisore e architetto Giambattista Piranesi e Pompeo Girolamo Batoni, figlio di un orafo di Lucca. A Roma, Angelika Kauffmann strinse una forte amicizia con Johann Wolfgang von Goethe, tant’è che la pittrice cadde in depressione quando il celebre scrittore e poeta tedesco lasciò la città.
Tra i primi dipinti dell’artista si colloca l’Autoritratto con stilo realizzato intorno al 1768, oggi appartenente a una collezione privata.
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​Angelika Kauffmann si presenta allo spettatore con i capelli raccolti e con un pennino e un libricino nella mano destra. Ragguardevole risulta la cura dell’artista nella resa attenta e minuziosa dei dettagli.
Nel 1781 realizzò un bellissimo ritratto del pittore veneziano Antonio Zucchi, suo secondo marito di una quindicina di anni più grande.
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​La brillante dote ritrattistica della pittrice emerge nella capacità di esprime la naturalezza della gestualità del marito, improvvisamente voltatosi a guardarla forse perché interrotto dalla moglie.
A un paio di anni dopo (1782-1783), risale invece uno dei suoi più celebri capolavori: il Ritratto della famiglia di Ferdinando IV, attualmente conservato presso il Museo di Capodimonte di Napoli.
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​Qui, la pittrice immortala i reali di Napoli, Ferdinando IV di Borbone e la già citata Maria Carolina, assieme ad alcuni dei loro figli. A sinistra sono raffigurati Maria Teresa che sorregge un’arpa e Francesco intento ad accarezzare un segugio. Vicino alla regina si osserva Maria Cristina, mentre a destra siede su una culla da passeggio Maria Luisa con in braccio Maria Amalia. Ai piedi della sorella, invece, compare Gennaro Giuseppe. Il dipinto fu particolarmente apprezzato da Ippolito Pindemonte.
Infine, di grande raffinatezza e delicatezza è Ritratto di Domenica Volpato (figlia dell’incisore Giovanni Volpato), un olio su tela eseguito dalla Kauffmann intorno al 1791 e conservato oggigiorno presso il Museo Francesco Borgogna di Vercelli. 
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​L’opera ritrae l’amica della pittrice che viene qui raffigurata in abiti molto semplici. Balza però all’occhio l’elegantissimo fisciù ornato da perle dal quale emergono splendidi riccioli che incorniciano il volto della donna.
La produzione artistica di Angelika Kauffmann affascinò molteplici sovrani, letterati e artisti del suo tempo, tra i quali si ricordano Anton Raphael Mengs e Antonio Canova. Pertanto, il suo atelier in Via Sistina 72 a Roma divenne ben presto uno dei salotti culturali più stimati e frequentati della città.
A conclusione dell’articolo riporto le brevi, ma emblematiche parole dedicatale affettuosamente dal celeberrimo Goethe:
Guardar quadri con lei è assai piacevole; tanto educato è il suo occhio ed estese le sue cognizioni di tecnica pittorica.
 
Immagini tratte da:
www.swissinfo.ch
Wikipedia, pubblico dominio, voce: Angelica Kaffmann
www.culturaitalia.it
Wikipedia, pubblico dominio, voce: Angelica Kaffmann

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9/6/2020

La prima guerra punica

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di Andrea Samueli
La prima guerra punica fu una lunga guerra combattuta tra il 264 e il 241 a.C. che vide scontrarsi Roma e Cartagine.
Il pretesto per lo scoppio del conflitto va ricercato in Sicilia, dove i Mamertini (i figli di Marte), mercenari campani al soldo del tiranno Agatocle di Siracusa, alla morte di questi nel 288 a.C., occuparono la città di Messana, odierna Messina.
Le loro incursioni giunsero ad intaccare gli interessi del nuovo tiranno di Siracusa, Gerone II, il quale li vinse in una serie di scontri.
I Mamertini, nel 265 a.C., chiesero quindi aiuto dapprima a Cartagine, poi anche a Roma, promettendo ad entrambi il controllo della città. A Roma il Senato fu inizialmente incerto se intervenire o meno per un precedente accordo che lasciava campo libero in Sicilia ai Cartaginesi. Venne però convinto della necessità di impedire ai Punici di occupare l’intera isola ed espandersi troppo. 
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Così nel 264 a.C. una spedizione romana giunse in Sicilia, prese il controllo della città di Messana, cacciando la guarnigione senza neppure combattere, e sconfisse Punici e Siracusani, alleati per l’occasione.
L’esercito romano fu quindi indirizzato verso Siracusa: Gerone II, vedendo la situazione volgere al peggio, cambiò fazione stringendo patti di alleanza con i Romani.
Nel frattempo Cartagine aveva rafforzato le proprie truppe reclutando nuovi mercenari e preparandosi allo scontro.
Con Siracusa come alleata, nel 262 a.C. Roma impegnò le sue legioni nell’assedio di Agrigento, città fortificata Cartaginese, che capitolò dopo sette mesi di assedio.
La superiorità romana nelle battaglie terrestri era indiscussa, ma Cartagine poteva contare su una potente flotta, in grado di portare rifornimenti e rinforzi alle città siceliote e di isolare le truppe romane. ​
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Per questo motivo nel 261 a.C. Roma decretò la costruzione di una flotta composta da triremi e quinqueremi su modello di quelle catturate al nemico, dotate però di una novità: i corvi. Questi altro non erano che ponti mobili con un gancio metallico all’estremità. Grazie a questa innovazione i soldati romani potevano applicare le tecniche del combattimento a terra in campo marino, abbordando le navi avversarie.
La battaglia navale combattuta a Mylae (Milazzo) nel 260 a.C. volse a favore della flotta romana.
Roma puntò allora a condurre una duplice campagna: continuò le operazioni in Sicilia ma si preparò anche a portare la guerra direttamente in Africa.
Nel 256 a.C. avvenne una delle più grandi battaglie navali dell’epoca antica: 360 navi romane contro 350 navi cartaginesi, nelle acque antistanti Capo Ecnomo. Nonostante le prime fasi dello scontro favorevoli ai Punici, la battaglia vide la vittoria romana e la possibilità per quest’ultimi di far sbarcare le proprie truppe in Africa.
Sconfitta nella battaglia di Adys, Cartagine fu sull’orlo della fine con le truppe romane accampate a pochi km dalla città.
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La salvezza fu portata da un mercenario greco, lo spartano Xantippo, il quale riformò l’esercito cartaginese e inflisse una pesante sconfitta alle truppe guidate dal console Marco Attilio Regolo nella battaglia di Tunisi del 255 a.C. La flotta giunta in soccorso ai Romani venne distrutta da una tempesta e la guerra fu nuovamente riportata in Sicilia. 
Gli anni successivi videro la fortuna arridere a fasi alterne ai due contendenti: una nuova flotta romana vinse a Panormo (Palermo) e occupò la città, ma la battaglia navale di Drepano fu vinta da Cartagine, la quale inviò in Sicilia il generale Amilcare Barca. Privo però di veri rinforzi dalla madrepatria, egli dovette impegnare i Romani soprattutto con incursioni e operazioni di guerriglia. 
Con un enorme sforzo economico Roma riuscì nel 241 a.C. ad allestire una nuova flotta e il 10 marzo dello stesso anno le navi guidate dal console Gaio Lutazio Catulo si scontrarono con quelle cartaginesi di Annone nelle acque delle Isole Egadi. 
La vittoria romana costrinse Cartagine alla resa e ad accettare le dure condizioni di pace imposte da Roma: rinunciare alla Sicilia, la prima provincia romana, restituire i prigionieri di guerra senza chiedere riscatto e pagare una salatissima indennità di guerra. 
Era la fine della prima guerra punica. ​​

Immagini tratte da: 
- carta del Mediterraneo, 264 a.C. da Wikipedia Italia, Di First_Punic_War_264_BC.png: Jon Platekderivative work: EH101 - Questo file deriva da:  First Punic War 264 BC.png:, CC BY-SA 3.0, voce "Prima guerra punica"
- corvo, da Wikipedia Inglese, By Chewie - based on Model of the "corvus" by Martin Lokaj, CC BY-SA 2.5, voce "First punica war"
- legionario romano, da Wikipedia Francese, Par Antoine Glédel — Travail personnel, CC BY-SA 3.0, voce "Légion romaine"

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2/6/2020

Mark Rothko: il colore come espressione delle emozioni umane

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di Ilaria Ceragioli
​Io penso che il colore, aiutato dalla luce, entri in relazione con l’anima e comporti conseguenze emotive inattese.
 
Partendo da questa consapevolezza, il pittore Markus Rothkowitz, meglio noto come Mark Rothko, riuscì a riprodurre su tela il complesso universo emotivo dell’essere umano. Si chiama Color Field Painting il movimento pittorico a cui Rothko apparteneva e consisteva nell’utilizzo di tele di grandi dimensioni interamente ricoperte da campiture di colore. Attraverso quest’azione pittorica, costituita solitamente da due o tre fasce di colore, Rothko seppe esprimere la tragicità dell’esistenza umana, il disadattamento socioculturale, i timori e il senso d’angoscia racchiusi nella quotidianità del vivere.
Mark Rothko è stato uno dei più ragguardevoli esponenti dell’Espressionismo Astratto, una corrente artistica statunitense successiva alla Seconda Guerra Mondiale. Il linguaggio figurativo messo a punto dall’artista utilizza come mezzo di espressione il colore, la cui intensità entra immediatamente in relazione con la sensibilità dell’osservatore. Lo spettatore si mette, per così dire, “a nudo” dinanzi alle opere di Rothko compiendo un viaggio spirituale guidato dall’idea che lo stesso artista manifesta sulle varie fasi che caratterizzano l’esistenza umana: nascere, vivere e morire.
Alla Modern Tate Gallery di Londra è conservato Nero su Marrone, uno dei dipinti eseguiti intorno al 1958 per l’esclusivo ristorante “Four Seasons” nel Seagram Building di New York.
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​Rothko affermò la volontà di ricreare un ambiente avvolgente come quello del vestibolo di Michelangelo nella Biblioteca Laurenziana a Firenze che visitò personalmente nel 1950 e nel 1959. Pertanto, su un gigantesco sfondo di colore marrone si staglia un rettangolo di colore nero dai contorni sfumati, al cui interno sono presenti altri due rettangoli marroni, quasi a formare una sorta di finestra. Tuttavia, la commissione dell’opera venne ritirata dallo stesso Rothko poiché si rese conto dell’inadeguatezza della tela all’interno di un simile contesto.
Allo stesso anno risale No. 13 o Bianco, Rosso su Giallo, opera dai toni luminosi e accesi realizzata in olio e acrilico con pigmenti polverizzati.
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​Rothko era solito variare lo spessore degli strati pittorici per rendere le sue opere più intime e umane e, talvolta, modificava anche l’orientamento degli stessi dipinti. Infatti, questo capolavoro registra alcuni sgocciolamenti di colore che testimoniano che il pittore abbia addirittura lavorato per un certo tempo con la tela capovolta.
Toni decisamente più cupi e un’atmosfera piuttosto arcana ed enigmatica caratterizzano le 14 tele, tre trittici e 5 pannelli rettangolari, della Rothko Chapel, una cappella aconfessionale progettata da Philip Johnson, Howard Barnstone ed Eugene Aubry e collocata a Houston, nel Texas.
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L’edificio a pianta ottagonale presenta al suo interno pareti ricoperte da uno stucco grigio chiaro ed è privo di finestre; l’unica fonte luminosa è esercitata dalla luce naturale che passa attraverso un lucernario. La luce penetra così dall’alto rischiarando il nero delle tele, creando ininterrottamente nuove e suggestive sfumature. Dunque, la Rothko Chapel è un monumento sacro in cui l’osservatore è invitato dallo stesso artista ad interrogarsi sul mistero della Fede. Disarmato e silenziosamente coinvolto da questa atmosfera funerea ed enigmatica, lo spettatore si abbandona spesso a un’intima, ma sentita commozione. Lo stesso Rothko affermò:
 
Sono interessato solo a esprimere emozioni umane fondamentali – la tragedia, l’estasi, l’estinzione e via di seguito – e il fatto che molte persone collassano e piangono quando si trovano di fronte ai miei dipinti è una prova che comunico queste emozioni umane fondamentali. Quanti piangono davanti ai miei quadri vivono la stessa esperienza religiosa che ho vissuto io quando li ho dipinti. 
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​Con la sua attività artistica Mark Rothko intendeva puntare l’attenzione sul valore comunicativo dell’arte e, quindi, sulla capacità di quest’ultima di far dialogare l’artista con l’osservatore. Rothko ci riuscì, ma il profondo disagio e turbamento dell’artista, continuamente in lotta con una forte depressione, lo condussero ben presto al suicidio. Infatti, in un mattino del 1970, Rothko si tolse la vita nel suo studio di New York.
Oggi, Rothko è uno dei pittori più quotati sul mercato dell’arte. Basti pensare che nel 2012 il suo capolavoro Orange, Red, Yellow (1961) fu venduto all’asta per quasi 87 milioni di dollari, equivalenti a 67 milioni di euro, battendo qualsiasi record nell’ambito dell’arte contemporanea.
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​Ma la sua rilevanza artistica e il suo tormentato mondo interiore non possono ridursi esclusivamente a cifre da capogiro. Per Rothko ogni sua opera era un pezzo della propria anima, l’espressione della propria esistenza e la parte emozionale generata dalla loro stessa contemplazione.
  
Immagini tratte da:
www.attualissimo.it
www.metmuseum.org
www.artspecialday.com
www.artesvelata.it
www.vanityfair.it

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2/6/2020

Christo, l’artista che impacchettava i sogni

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di Alessandro Rugnone
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​Si è spento all’età di 84 anni Christo Vladimirov Javacheff, noto ai più con il solo nome di Christo, uno dei rappresentanti di maggior rilievo della Land Art (o Enviromental Art), quella tendenza artistica che, a partire dagli anni sessanta, insieme all’Arte Concettuale, alla Body Art, all’italiana Arte Povera (il cui teorico, Germano Celant, ci ha lasciato poche settimane fa), ha contribuito a un deciso rinnovamento di un’arte, quella contemporanea, ancora legata a vecchie pratiche e a vecchi linguaggi.

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In più di cinquant’anni di carriera – era nato a Gobrovo, in Bulgaria, nel 1935 – Christo, assieme alla compagna di vita Jeanne-Claude Denat de Guillebon, ha legato la sua notorietà d’artista alla pratica del Wrapping, o dell’imballaggio, con cui, per mezzo di tessuti industriali e corde, ha letteralmente impacchettato paesaggi e monumenti: dai Wrapped Objects, piccoli oggetti di vita quotidiana quali, ad esempio, telefoni, lattine, bottiglie, tavolini, avvolti dall’artista in fogli di polietilene e legati con spago, ai monumenti, i Wrapped Monuments, sia nazionali – le Mura Aureliane e la Porta Pinciana a Roma, il Fortilizio dei Mulini e la fontana di Piazza del Mercato a Spoleto, la statua equestre di Re Vittorio Emanuele II in Piazza Duomo e il monumento a Leonardo da Vinci in Piazza della Scala a Milano – che internazionali – il Reichstag di Berlino o il Pont Neuf a Parigi – , ai suggestivi interventi sul paesaggio naturale – Wrapped Coast, Little Bay a Sidney, dove impacchettò un intero tratto della costa australiana di Little Bay, Valley Curtain in Colorado, dove attraversò la vallata du Grand Hogback con una vela color arancio, Surrounded Islands, dove circondò con 600.000 mq di polipropilene rosa galleggiante undici isole di fronte a Miami.
​Nel 2016, sulla sponda bresciana del Lago d’Iseo, tra Sulzano, Montisola e l’Isola di San Paolo, realizzò, tramite una rete di pontili galleggianti, una passerella aperta al libero transito pedonale. Rivestita di un tessuto d’uno sgargiante colore giallo brillante, la pedana fu percorsa, dal 18 Giugno al 3 Luglio, da oltre un milione di visitatori. L’opera fu poi smantellata e le componenti smaltite in diversi siti europei. Christo, rimarcando la natura provvisoria, temporale delle sue installazioni site-specific, dichiarò: “Rimuoveremo ogni parte di The Floating Piers nel corso di tre mesi e lasceremo il Lago d’Iseo come se non fossimo mai stati qui”.
A Settembre di quest anno avrebbe dovuto impacchettare nientemeno che l’Arco di Trionfo a Parigi (Arc de Triomphe, Wrapped
): fortunatamente l’opera verrà comunque realizzata seguendo scrupolosamente il progetto dell’artista e sarà visitabile dal 19 Settembre al 4 Ottobre.
Ci sentiamo di condividere il messaggio lasciato dall’ufficio stampa dell’artista a poche ore dalla sua scomparsa:
“Christo ha vissuto la sua vita al massimo, non solo sognando ciò che sembrava impossibile, ma facendolo diventare realtà. L’opera di Christo ha riunito le persone attraverso esperienze condivise in tutto il mondo e il suo lavoro vive nei nostri cuori e ricordi”.


Per approfondire:
​Articolo 1 - 
Christo e il fascino dell'Italia
Articolo 2 - Christo e il fascino dell'Italia\2​
​Articolo 3 - 1974, CHRISTO A ROMA: L’IMBALLAGGIO DI PORTA PINCIANA E DI UNA PORZIONE DELLE MURA AURELIANE
​
Articolo 4 - The floating piers: l'ultimo prodigio di Christo
​

Immagini tratte da Sito ufficiale

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