di Ilaria Ceragioli Le mani sono da sempre un efficace ed immediato strumento di comunicazione, tanto che potremmo definirle dei veri e propri messaggeri che “toccano” l’anima e la sensibilità di chi le ammira e apprende dalla loro gestualità. Ne è fortemente consapevole lo scultore Lorenzo Quinn, classe 1966 e figlio del noto attore americano Anthony Quinn. Traendo ispirazione dall’autorevole attività scultorea dei celeberrimi Michelangelo, Bernini e Rodin, Lorenzo Quinn è infatti capace di creare gigantesche mani in grado di suggerire e diffondere dei messaggi molto chiari e profondi. Lui stesso dichiarò: Volevo scolpire la parte del corpo umano che viene considerata la più difficile ed impegnativa da un punto di vista tecnico. La mano ha molto potere, quella di amare, odiare, creare, distruggere. In merito a questa affermazione viene spontaneo citare la monumentale installazione presentata alla Biennale di Venezia nel 2011: This is not a Game, una gigantesca opera che galleggia sulle acque della laguna veneziana dall’intenso impatto sociale in cui si osserva un carro armato sovietico sorretto da un’enorme mano attorniato da soldati a grandezza naturale. Quinn intende scagliarsi contro qualsiasi azione bellica praticata dai più temibili e perversi potenti del pianeta quasi come se fosse un gioco innocuo. Alla Biennale di Venezia del 2017 presenta invece Support, installazione temporaneamente collocata davanti all’Hotel Ca’ Sagredo. Due possenti mani di 8 e 9 metri emergono dall’acqua e sorreggono idealmente l’hotel. L’invito di Lorenzo Quinn è, qui, quello di meditare sui cambiamenti climatici generati dal nocivo ed invasivo impatto dell’uomo sulla natura e sul territorio le cui conseguenze incidono, talvolta, sulla stessa fragilità e instabilità della città di Venezia. Infatti, oggigiorno l’eccessivo innalzamento del livello del mare rende particolarmente difficoltosa la conservazione di un patrimonio artistico e architettonico unico al mondo che, pertanto, rischia di scomparire per sempre. Due anni dopo (2019) e ancora in occasione della Biennale di Venezia, Lorenzo Quinn svela un altro suo capolavoro: Building Bridges. Sei paia di mani dalle imponenti dimensioni (alte 15 metri e larghe ben 20 metri!) si congiungono formando una sorta di ponte. In questo caso l’intento di Quinn è quello di ribadire l’importanza e la necessità di “costruire ponti”, nonché solidi e sinceri rapporti umani fondati su sei valori umani universali: l’amicizia, la saggezza, l’aiuto reciproco, la fede, la speranza e l’amore. Le mani diventano così mezzi che veicolano un messaggio di fratellanza e di collaborazione tra i popoli, un’esigenza essenziale in tempi particolarmente aspri e difficili. Dunque, lo scultore Lorenzo Quinn si serve del potere comunicativo dell’arte e delle “sue” mastodontiche mani per esprimere e divulgare ideali e valori troppo spesso trascurati o addirittura ignorati. Le sue meravigliose creazioni intendono incuriosire, affascinare e, soprattutto, sensibilizzare ciascun individuo su temi ambientali e civili invitandoci fortemente a lavorare per il benessere dell’umanità intera. Un’ imperdibile occasione per ammirare da vicino le “sue” mani si offre sino al 4 settembre di questo anno presso lo splendido Giardino di Boboli a Firenze dove è custodita Give, opera che verrà poi definitivamente collocata nel Parco Internazionale della Scultura Contemporanea di Pietrasanta (LU). L’installazione si compone di due enormi mani (quella di una donna e quella di un uomo) realizzate in resina e materiale riciclato che reggono un bellissimo ulivo, albero che immediatamente allude al concetto di pace e che Lorenzo Quinn utilizza qui per simboleggiare il senso del donare senza ricevere. In effetti, la natura ha sempre donato all’uomo, ma non ha mai preteso nulla in cambio.
Ancora una volta la sensibilità e la genialità dello scultore Lorenzo Quinn ci educano e ci conquistano. Immagini tratte da: www.italiaatavola.net www.lorenzoquinn.com www.lifegate.it www.artspecialday.com www.guidedtoursinvenice.com www.arte.it
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Gennaio 2022
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