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26/12/2017

VAN GOGH – THE IMMERSIVE EXPERIENCE

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Di Marianna Carotenuto
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​Arriva per la prima volta a Napoli
 l’esperienza che ha entusiasmato il mondo, la mostra che unisce il desiderio di scoprire la vita del celebre Van Gogh a una totale “immersione” nel cuore pulsante della sua arte. La location della mostra che celebra il padre fondatore dell’arte moderna è la Basilica di San Giovanni Maggiore, un luogo suggestivo e pieno di mistero, capace di evocare nello spettatore grandi emozioni e colpi di scena. Il visitatore  può immergersi in un ambiente illuminato esclusivamente dalle immagini delle opere del grande pittore, così nitide e reali da coinvolgerlo emotivamente e farlo sentire totalmente parte di esse. Ogni superficie della Basilica diventa arte: pareti, colonne, soffitti, pavimenti e persino l’altare della Basilica si colora delle tinte più amate da Van Gogh, dal blu intenso della Notte stellata al giallo acceso dei Girasoli. Il pubblico viene come risucchiato in spirali di linee e disegni, che sono proiettati in altissima definizione su schermi giganti. Si assiste come a un film, in cui i quadri mutano forma, si toccano. Ancora, da diverse angolazioni si possono osservare gli autoritratti animarsi, assieme a fotografie e busti 3d, in un percorso senza eguali. La mostra non coinvolge solo la vista: il visitatore viene accompagnato nel suo percorso da una colonna sonora creata ad hoc, in grado di esaltare ancora di più l’emotività del suo viaggio “immersivo”. 

Nel dettaglio, l’esperienza sarà divisa in tre parti emozionali, la prima parte prevede la presentazione dell’artista, in modo da scoprire la sua pittura, i suoi studi e  le lettere scambiate con il fratello Theo. Una carrellata di immagini, schizzi e scrittura veloce ricordano l'abitudine del pittore di portare con sé qualcosa su cui scrivere e sempre qualcosa da abbozzare. Nella  seconda parte, il pubblico viene catapultato nella vera e propria esperienza immersiva. I visitatori possono godere della scena da diversi punti della galleria, scoprendo sempre nuovi punti di vista e chiavi di lettura delle più importanti opere dell’artista. Nell’ultima parte è possibile vivere l’ultima fase della vita di Van Gogh, con nuovi stili ambientali, un suono molto diverso, un'atmosfera oscura  che riflette e mette in evidenza il temperamento taciturno che l’artista ha cercato di soffocare nelle sue opere precedenti.
Inoltre, l’osservatore può vivere  e  sperimentare una giornata tipo di Van Gogh: dall’alba al tramonto nei panni del pittore, nel villaggio di Hales in Francia,  grazie a un innovativo sistema di proiezioni 3D mapping. Si tratta di un nuovo modo di conoscere e vivere l’Arte, che coinvolge lo spettatore a 360 gradi, con l’obiettivo di rendersi conto del contesto in cui il pittore ha lavorato e l’interpretazione  che egli stesso ha dato alle sue stesse opere.

 La mostra sarà visibile fino al 25 Febbraio 2018.  

Info e biglietti sul sito https://vangoghimmersion.com/

Immagini tratte da Foto dell'autore

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25/12/2017

Il Foro di Traiano

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di Andrea Samueli
Dopo aver esplorato ilForo di Augusto, oggi andremo alla scoperta del foro fatto erigere per volere dell’imperatore Traiano, l’ultimo dei Fori Imperiali.
Il complesso (lungo 300 metri e largo 185 metri) fu realizzato tra il 107 ed il 113 d.C. e l’architetto, Apollodoro di Damasco, dovette affrontare il problema dello sbancamento di una parte dei rilievi di Roma: per la costruzione fu infatti necessario demolire la sella tra Campidoglio e Quirinale, distruggendo tutte le costruzioni che si trovano in questo porzione della città, compreso un tratto delle mura serviane. 
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La planimetria del Foro di Traiano
Entrando dal lato convesso della piazza, che dava sul Foro di Augusto, saremmo dovuti passare attraverso un arco monumentale, non più visibile ma raffigurato su emissioni monetali dell’epoca: l’arco, con la facciata suddivisa da sei colonne, era sormontato da un carro trionfale, affiancato da soldati e trofei (pali decorati con le armi tolte ai nemici, probabilmente i Daci appena vinti dall’imperatore Traiano); accanto all’ingresso, nelle pareti, quattro nicchie erano decorate con le statue di prigionieri Daci. 
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Raffigurazione monetale dell’arco di ingresso
Il centro del foro era rappresentato da una grande piazza rettangolare interamente porticata, con al centro una gigantesca statua equestre dell’imperatore, della quale possiamo farci un’idea tramite alcune monete. I due colonnati, a est e a ovest, erano rialzati mediante due gradini e presentavano esedre, come quelle viste nel Foro di Augusto. 
Foto
Raffigurazione monetale della statua equestre
La Basilica Ulpia, che chiudeva la piazza, era la più grande mai realizzata, con i suoi 170 metri di lunghezza per circa 60 di larghezza. La facciata presentava tre ingressi ed era decorata con un lungo fregio a tema militare, con i Daci sconfitti, i trofei di armi e i nomi e le insegne delle legioni che avevano partecipato alla conquista della nuova provincia. L’interno presentava una grande navata centrale, larga 25 metri e affiancata da due navate minori per lato; i lati corti erano dotati di absidi, adibiti allo svolgimento dei processi, ed era presente un piano superiore. 
Foto
Restituzione grafica del Foro di Traiano: 1)Piazza centrale - 2) Basilica Ulpia - 3) Biblioteche - 4) Colonna Traiana - 5) Tempio del Divo Traiano e Plotina (posteriore) - 6) Mercati Traianei
La planimetria del foro, con la corte centrale colonnata chiusa dalla basilica, rimanda alla pianta dei principia, i quartieri generali nei forti romani, ben noti all’imperatore.
Dietro la basilica si aprivano due biblioteche, una destinata ai testi greci ed una per i testi latini, al centro delle quali si ergeva laColonna Traiana, inaugurata nel 113 d.C. ed unica parte del complesso giunta quasi intatta fino ai nostri giorni. Alta circa 40 metri, indicando in tal modo il livello della sella asportata per la costruzione del foro, la colonna era interamente decorata con la narrazione delle guerre daciche ed era destinata ad ospitare le ceneri di Traiano.
Prima della costruzione del Foro, per sostenere il punto in cui il Quirinale era stato tagliato, Traiano fece costruire un grande complesso, articolato su più livelli, denominato “Mercati Traianei”.
Una strada lastricata divideva l’esedra est del foro dai mercati, che si aprivano seguendo l’andamento stesso del foro. Lungo la strada erano poste undici botteghe, affiancate alle estremità da due sale semicircolari probabilmente utilizzate come scuole; al di sopra, coperte da un porticato, trovavano spazio altre dieci botteghe. Il terzo piano presentava invece una disposizione diversa, dal momento che le tabernae si affacciavano sul lato opposto rispetto alle altre, su una strada anch’essa lastricata (odierna Via Biberatica). Da questa era possibile accedere ad un edificio con due piani, coperto con volte a crociera, nel quale trovavano posto altre botteghe e tabernae. 
Immagini tratte da:
Planimetria, da www.romanoimpero.com, voce “Foro di Traiano”
Moneta con ingresso monumentale, da Wikipedia Italia, Di Classical Numismatic Group, Inc. http://www.cngcoins.com, CC BY-SA 2.5, voce “Foro di Traiano”
Moneta con statua equestre, da Wikipedia Italia, Di Classical Numismatic Group, Inc. http://www.cngcoins.com, CC BY-SA 2.5, voce “Foro di Traiano”
Restituzione grafica, da Pescarin, S., Roma, guida ai siti archeologici della città eterna, Vercelli, Edizioni White Star, 1999
Colonna Traiana, da www.pixabay.com
Colonna Traiana, da www.capitolium.it
Mercati planimetria, da Wikipedia Francia, Par 3coma14 — Travail personnel, CC0, voce “Marchés de Trajan”
Mercati, da Wikipedia Francia, Par I, Sailko, CC BY 2.5, voce “Marchés de Trajan”

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19/12/2017

Cs -ENJOY. L'arte incontra il divertimento al Chiostro del Bramante

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Dopo il successo della originale mostraLOVE. L’Arte incontra l’amore, che ha registrato in sei mesi l’afflusso di 150mila spettatori, soprattutto giovani, il Chiostro del Bramante presenta ENJOY. L’arte incontra il divertimento, mostra di arte contemporanea a cura di Danilo Eccher.
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Continua l’innovativo percorso programmatico a cura di DART Chiostro del Bramante proponendo ancora una volta una esposizione unica per la singolarità delle opere, che pone sotto la lente di ingrandimento le diverse possibilità percettive ad esse connesse. Una esperienza che lo spettatore può fare attraverso i linguaggi e le poetiche di alcuni tra i più importanti e provocatori protagonisti dell’arte contemporanea.
Talvolta infrangere le regole non significa trasgredire, ma ampliarne i confini. Una regola che il Chiostro del Bramante persegue da tempo nelle sue linee programmatiche, proponendo mostre fuori dagli schemi delle convenzioni espositive, dove l’originalità del percorso sta alla base del progetto ideativo.

Diventato Museo di riferimento in ambito nazionale ed internazionale anche dell’arte contemporanea, il Chiostro parte da questi presupposti per la mostra che proporrà dal 23 settembre 2017 al 25 febbraio 2018. Si chiama Enjoy e ha per sottotitolo l’Arte incontra il divertimento: locuzione emblematica che vuole indicare non solo una diversa modalità di vivere l’arte, ma soprattutto dare “spazio e spazialità” alle opere di artisti di acclamata fama. Infatti molti lavori sono site specific, pensati e costruiti dagli artisti ospiti proprio per gli ambienti del Chiostro del Bramante la cui organizzazione - che fa capo a DART - aggiunge alla creatività dell’esposizione un notevole sforzo produttivo proponendo opere inedite. Tra i grandi nomi allineati troviamo Tinguely, Calder, Fogliati, Erlich, Creed, Neto, Collishaw, Ourlser, Wurm, TeamLab, Hans op De Beeck, De Dominicis, Gander, i protagonisti del ‘900 storico e del terzo millennio, accomunati da un filo sotteso, il divertimento, assunto nell’accezione etimologica della parola: portare altrove.

L’altrove, l’altro da sé, il perdersi nei meandri dell’arte e dell’inconscio è ciò che accomuna il gesto di tutti gli artisti presenti in Enjoy, le cui opere guideranno il visitatore in un percorso invisibile ma fortemente tracciato, che prenderà vita in un incessante rapporto interattivo e giocoso, dove le diverse percezioni del “fuori da sé” avranno un ruolo fondamentale.

La dimensione del piacere, del gioco, del divertimento, dell’eccesso - afferma Danilo Eccher, curatore della mostra - sono sempre state componenti centrali dell’Arte; l’Arte sprofonda nel dolore ma si nutre di piaceri ed è sempre una danza di contrasti. L’illusione è una trasparenza che deforma la realtà, un’apparenza sottile dove tutto è possibile, suggerendo ora il dubbio dell’enigma, ora il sorriso della sorpresa”.

Ecco allora che in Enjoy, dalle sculture leggere di Alexander Calder, lo spettatore può perdersi nel labirinto infinito di specchi di Leandro Erlich per poi immergersi e riemergere dalle installazioni ludico-concettuali di Martin Creed o nei raffinati giochi di luci illusorie di TeamLab che prendono forma e mutano solo a contatto con il pubblico, o essere inseguiti dagli occhi indiscreti e inquietanti di Tony Oursler e trovarsi a contatto con i corpi deformati di Erwin Wurm e così via, di artista in artista, di sala in sala: il Chiostro del Bramante diventerà luogo elettivo di una realtà tutta da scoprire, che esiste in ogni istallazione (alcune di grandissime dimensioni), a una realtà che, tuttavia, può anche non esserci.
D’altra parte è proprio Paul Klee che ci dice: “L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”.
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Martin Creed, Work No. 1584 Half the air in a given space, 2013, Palloncini rossi, Parti multiple, ogni palloncino 28 cm di diametro, dimensioni variabili | Courtesy of l’artista e Galleria Lorca n O’Neill

MOSTRA A CURA DI

Danilo Eccher
dal 23 settembre 2017 al 25 febbraio 2018 HASHTAG UFFICIALE
#enjoychiostro
INFO e PRENOTAZIONI
T / M +39 06 68809035 (Lunedì – Venerdì 10.00 / 17.00)
infomostra@chiostrodelbramante.it


MOSTRA PRODOTTA E ORGANIZZATA DA
DART Chiostro del Bramante

IN COLLABORAZIONE CON
Roma Capitale – Assessorato alla crescita culturale
Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali

Con il Patrocinio di
Ministero degli Esteri
Mibact
Regione Lazio
Roma Assessorato alla Crescita culturale
Ambasciata dell’ Argentina
Ambasciata dell’ Austria
Ambasciata del Brasile
Ambasciata della Svizzera
Ambasciata d’Inghilterra
Ambasciata Usa

Special Partner
JTI

Media Partner
Corriere della Sera

Sponsor
The Merchant of Venice

Media Coverage
ARTE.it

Wanted in Rome

Progetto di allestimento
KEY Comunicazione

Allestimento
Tagi 2000

Progetto immagine coordinata
Quattrozeroquattro

Realizzazione grafica in mostra
Key Comunicazione

Progetto didattico e visite guidate
Zeranta Edutainment srl

Audioguide
Start
Zeranta Edutainment srl

Catalogo
Silvana Editoriale

Biglietteria
DART Chiostro del Bramante

Biglietteria on line
Ticketone

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12/12/2017

Scoperta tomba a Luxor!

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di Antonio Monticolo
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​​A Luxor, sulla sponda occidentale del Nilo, è stata scoperta una tomba risalente a 3.500 anni fa. Si tratterebbe della tomba di Amenemhat, artigiano dell’oro e di sua moglie. La tomba si daterebbe tra il 1500 a.C. e il 1000 a.C. e apparterebbe all’epoca della XVIII dinastia. Come ha spiegato Mostafà Waziry, direttore generale di Luxor, la tomba ha una forma di “t” con cortile che porta a un vano rettangolare, a un corridoio e a un’altra sala dove erano collocati diversi sarcofagi con mummie avvolte nel lino.
Anche se la tomba non è di grandi dimensione è comunque molto importante per la presenza di un ricco corredo. Infatti, erano state collocate al suo interno maschere funerarie, sarcofagi decorati e moltissime statuine in legno e in terracotta. Inoltre, ad arricchire il ricco corredo, sono stati trovati vasi in terracotta di varie fogge e dimensioni. 
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​Immagini tratte da:
www.huffingtonpost.it/

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12/12/2017

Origine e manifestazione del Gotico in Francia

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di Ilaria Ceragioli
Inizialmente il termine “Gotico” fu adoperato esclusivamente in ambito umanistico per designare in modo negativo un tipo di scrittura medievale. A partire dal XVI secolo tale termine cominciò a essere utilizzato anche in ambito architettonico per indicare lo stile nordico che caratterizzava i nuovi edifici. Si trattava di una forma che andava a contrapporsi ai modelli architettonici classici; gli aspetti di razionalità e di proporzione che avevano conferito fascino e maestosità ai monumenti di matrice classica vennero così rinnegati.
La genesi dello stile Gotico è connessa alla celeberrima chiesa di Saint-Denis.
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Per volere dell’abate Suger, infatti, nel 1144 vennero avviati i lavori per il rinnovamento dell’antica chiesa carolingia situata in una zona prossima a Parigi.
La costruzione in questione mostra gli elementi peculiari dell’architettura gotica: l’arco a sesto acuto (di origine mediorientale) che conferisce stabilità all’intera struttura; archi rampanti che, invece, donano equilibrio allo scheletro esterno della chiesa; navate dallo slancio vertiginoso; vetrate istoriate e rosoni che contribuiscono alla diffusione della luminosità interna; torri, guglie e volte a crociera. In tal modo la cattedrale gotica diviene una vera e propria immagine del mondo che ricongiunge la terra al cielo e l’anima a Dio.
Un noto esempio della prima fase dell’architettura gotica francese è, indubbiamente, la cattedrale di Notre-Dame (1163-1250), a Parigi.
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In origine, nel luogo in cui è tuttora ubicata la cattedrale vi era un tempio pagano dedicato a Giove. L’odierna cattedrale, infatti, venne edificata nel XII secolo e presenta alcuni elementi caratterizzanti del nuovo stile, ad esempio la presenza di archi rampanti e di un grande rosone al centro della facciata. Ben presto Notre-Dame divenne un modello a cui si fece chiaramente riferimento per la costruzione delle celebri cattedrali di Amiens (1270) e di Reims (1275).
Tuttavia, non bisogna dimenticare che lo stile gotico fu un fenomeno che coinvolse non solo l’architettura, ma anche la miniatura, l’oreficeria e soprattutto la scultura.

Negli strombi dei portali delle chiese francesi del XII secolo, infatti, sono collocate sculture, o meglio statue-cariatidi dal gusto fortemente gotico. Basti pensare ai Re e le regine d’Israele (1145) collocate nella facciata della chiesa di Chartres, oppure alle sculture Annunciazione e Visitazione (1230) che vanno a ornare la parte inferiore della cattedrale di Reims.
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In entrambi i casi si ha un notevole sviluppo verticale delle figure e un’evidente caratterizzazione dei tratti e dei panneggi.
Inoltre, è opportuno tenere presente che il Gotico non fu un fenomeno circoscritto all’area francese, ma interessò anche altri centri artistici dell’epoca, quali l’Inghilterra, la Spagna, la Boemia, l’Austria e, come è noto, anche l’Italia dove un eloquente esempio è dato dalle sculture che decorano la facciata della cattedrale di San Giorgio a Ferrara.
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L’edificio in stile gotico, dunque, andò a coniugare tra loro suggestivi effetti luminosi e un energico verticalismo della struttura che, inevitabilmente, suscitano ancora oggi stupore e incanto agli occhi dei loro numerosi ammiratori e visitatori.

Foto tratte da:
www.medievalhistories.com
www.fashionfortravel.com
www.corriere.it
www.goticomania.it
www.darkgothiclolita.forumcommunity.net
www.myarchstories.wordpress.com
www.lemoltepliciveritdisospiria.blogspot.it
www.historiaproject.altervista.org
www.pinterest.com
www.arte.it

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5/12/2017

Klimt Experience - La Mostra

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di Marianna Carotenuto
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Dal 7 giugno al 7 gennaio 2018 la Reggia di Caserta ospita Klimt Experience, una nuova produzione multimediale del gruppo Crossmedia.Si tratta di un inedito evento espositivo dedicato alla vita e alle opere del padre fondatore della Secessione Viennese, che insieme ad altri artisti coltivò il mito dell’opera d’arte totale e il desiderio di democratizzare il bello.

Grazie alla mostra multimediale, il pubblico degli appassionati d’arte potrà immergersi totalmente in un mondo simbolico, enigmatico e sensuale, che vede il concretizzarsi del trionfo di un’arte senza tempo e confini. L’obiettivo della mostra è infatti emozionare, affascinare e meravigliare il pubblico attraverso un viaggio multisensoriale nelle opere dell’artista, un vero e proprio spettacolo multimediale arricchito da esperienze interattive. È possibile vivere un’esperienza di realtà virtuale (con gli Oculus Samsung Gear VR) che per la prima volta al mondo viene proposta ai visitatori di una mostra dedicata a Gustav Klimt. L’app, realizzata in esclusiva per Klimt Experience dagli sviluppatori di Orwell, consente di entrare all’interno di quattro celebri quadri di Klimt percependone tridimensionalmente ogni dettaglio figurativo e cromatico.
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All’interno della sala espositiva, il visitatore inizia il suo viaggio tra le 700 immagini della mostra e le ricostruzioni 3D della Vienna dei primi del ‘900, un percorso suggestivo caratterizzato da giochi di luci e colonne sonore dalla straordinaria forza evocativa.
I protagonisti esclusivi di questa rappresentazione multimediale immersiva sono le figure e i paesaggi di Klimt tra cui spiccano Il Bacio, Giuditta I e L’Albero della vita, che sono entrate a far parte della cultura popolare ma restano, per molti versi, ancora da scoprire.

La più celebre opera di Gustav Klimt, Il Bacio, è ormai riconosciuta da tutti come la principale icona della pittura austriaca e manifesto della pittura klimtiana. Sicuramente il quadro più riprodotto e commercializzato tanto quanto la Venere di Botticelli e il David di Michelangelo.
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Il dipinto, realizzato tra il 1907 e il 1908, raffigura, in un’ambientazione eterea e astratta, due amanti che si concedono un bacio intenso. La donna, chiudendo gli occhi, si abbandona all’estasi amorosa, mentre l’uomo cinge la testa della sua amata con delicatezza, ma allo stesso tempo vuole trasmetterle protezione e affetto. Klimt, attraverso l’opera, intende celebrare l’eros, capace di alienare le differenze tra sesso maschile e femminile. Tale antitesi emerge nel quadro grazie alle mani affusolate dell’uomo e alla lucentezza della pelle della fanciulla, ma soprattutto, dal punto di vista artistico, dal contrasto tra le linee verticali e spigolose nelle tonalità del nero, grigio e bianco che vestono l’uomo e le linee circolari e morbide della donna. Eppure, l’apparente differenza tra i due viene superata con l’aurea luminosità che avvolge le due figure, in congiunzione con lo sfondo che riproduce le sagome dei due amanti.

L’eros, come esperienza totalizzante, generatrice e distruttrice, risiede al centro di tutti i dipinti dell’artista, insieme alla figura della donna. Gustav Klimt era ossessionato dall’universo femminile, tanto che la sua produzione artistica risulta essere un gineceo da cui è spesso esclusa la presenza maschile.

È possibile scoprire ancora tanto altro sull’autore e le sue opere prendendo parte al KLIMT EXPERIENCE

Info su http://www.klimtexperience.com/

Foto tratte da: foto dell’autore

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5/12/2017

La falange greca

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di Andrea Samueli
I Greci iniziano ad usare fin dall’VIII secolo a.C. armi ed armature pesanti, riadattando modelli stranieri provenienti dalle civiltà orientali; l’introduzione di queste nuove armi determina in Grecia una rivoluzione dal punto di vista militare. Allo scontro individuale, di tipo eroico, tra campioni della nobiltà del periodo precedente, si sostituisce ora l’azione collettiva: gli opliti combattono in formazioni serrate, protetti dai loro scudi e dalle loro lance minacciosamente allungate in avanti. La loro forza dipende dalla compattezza e una singola mancanza di disciplina, una singola apertura creatasi nei ranghi può determinare lo sfacelo dell’intero complesso. Il compito dell’oplita è quello di tenere il proprio posto, coprendo con lo scudo se stesso e il compagno alla propria sinistra.
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Un’ordinata linea di battaglia, profonda diverse fila di soldati dotati di scudo (oplon) e lancia, costituiva quella che era denominata falange. Lo scontro tra formazioni di questo tipo prevede due schieramenti oplitici; al segnale i due “muri di scudi” avanzano l’uno verso l’altro e dopo un primo, violento impatto iniziale, si assiste ad una fase di spinta che dura sino a che uno dei due gruppi non cede. L’urto è sempre frontale e l’aggiramento sui fianchi non è previsto come tattica usuale: il più delle volte, se ciò avviene, è dovuto al cedimento del fronte nemico o alla naturale tendenza della falange a piegare verso destra poiché ciascun soldato appoggia quanto più possibile il proprio fianco scoperto allo scudo del compagno. Per controbilanciare questa tendenza l’ala destra dello schieramento viene solitamente occupata dai soldati con maggiore esperienza. 
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L’armatura oplitica si compone di scudo, elmo e corazza. Lo scudo, in legno rivestito di bronzo, è l’elemento più importante e caratteristico dell’oplita: presenta una superficie circolare leggermente convessa (con diametro che si aggira intorno ai 90 cm) e due maniglie interne. La protezione del tronco è affidato alla corazza anatomica, composta da due lastre di bronzo fissate assieme all’altezza delle spalle e dei fianchi tramite cinghie o perni e modellate a riprodurre l’anatomia del busto. L’elmo rappresenta la protezione della testa: deve coprire la porzione più ampia possibile, permettendo la vista e la respirazione; l’udito è comunque compromesso nei modelli più antichi e da qui deriva la necessità di utilizzare trombe e strumenti musicali sul campo di battaglia. I gambali, o schinieri, sono sottili lamine bronzee fissate a livello della tibia, l’unica parte del corpo dell’oplita non protetta dallo scudo; vengono indossati piegando la superficie manualmente, per adattarli alla muscolatura della gamba, e fissati tramite lacci di cuoio o stoffa. 
La lancia è l’arma da offesa tipica del fante pesante: misura circa due/tre metri, pesa circa 1 Kg ed è realizzata in legno resistente, mentre la punta, in ferro o bronzo, è in genere a forma di foglia; l’estremità opposta presenta un puntale utilizzato sia come arma sia per fissare la lancia nel terreno. Non è destinata ad essere scagliata (come i giavellotti) e deve servire per tutta la durata dello scontro. Nel caso di rottura della lancia, dunque in casi di estrema necessità, il soldato può avvalersi della spada, un’arma della lunghezza di circa cinquanta centimetri con la quale colpire sia di taglio che di punta.
La falange rappresenterà, con successive evoluzioni sino ad arrivare a quella macedone, la forma di fanteria pesante più temuta in tutto il mondo mediterraneo, almeno sino all’arrivo di una nuova regina dei campi di battaglia, la legione.
Immagini tratte da:
Scontro, da www.pinterest.com
Oplita, da www.ancient.eu, voce “Phalanx”
Scudo, da Wikimedia, By Elliott Sadourny - Own work, CC BY-SA 3.0, file “Boucliers grecs Arverniales 2011.JPG”
Armatura, da Wikipedia Inglese, By AlexanderVanLoon, CC BY-SA 4.0, voce “Muscle cuirass”
Elmo greco, da Wikimedia, By http://www.metmuseum.org/art/collection/search/254824This file was donated to Wikimedia Commons by as part of a project by the Metropolitan Museum of Art. See the Image and Data Resources Open Access PolicyDeutsch | English | Esperanto | Português | +/−, CC0, file “Bronze helmet of Corinthian type MET DT7210.jpg”
Schiniere, da Wikipedia Inglese, By Anonymous (Greece) - Walters Art Museum: Home page  Info about artwork, Public Domain, voce “Greave”

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