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31/12/2019

Pompei e Santorini: l'eternità in un giorno

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​Ultimi giorni

11 ottobre > 06 gennaio 2020
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Pochi avvenimenti hanno marcato la storia del pensiero moderno più della riscoperta di Pompei nel 1748: quasi 1700 anni prima la pioggia di cenere e lapilli provocata dall’eruzione del vulcano conservò l’antico centro urbano e la complessità della sua vita quotidiana. Mai come prima di allora è stato possibile leggere la vita degli antichi, rapportandola agli spazi urbani, al rito, alla vita domestica, analizzando i complessi intrecci sociali di una città così antica. Una nuova visione del passato, composta dallo stupore per la riscoperta e dallo sgomento per la catastrofe eruttiva, ha contribuito a fare di Pompei il sito archeologico più importante al mondo. La vita della città vesuviana è rimasta sospesa nelle rovine, nelle sale delle domus e delle terme, nelle suppellettili e nei reperti organici, nei calchi dei corpi che raccontano un mondo lontano, eppure vicinissimo. Come tanta arte e letteratura ci hanno raccontato, a Pompei il presente e il passato si uniscono nell’evocazione di una vita drammaticamente interrotta dalla tragedia del 79 dopo Cristo, eppure, ancora, velatamente presente. La moderna archeologia è nata e prospera nel sito vesuviano, dove il mondo antico ha cominciato a raccontarsi, come un “immenso edificio del ricordo”.
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In un clima culturale radicalmente diverso, immerso nel pensiero scientifico del XX secolo, la riscoperta dell’insediamento di Akrotiri a Santorini nel 1967 ha riaperto il ragionamento sul tema della catastrofe naturale e della scoperta. Circa un decimo del sito è stato scavato. L’antico centro minoico, distrutto da una spaventosa eruzione a metà del II millennio avanti Cristo – eruzione che segnò profondamente gli equilibri sociali e politici del Mediterraneo - ha restituito, sepolti sotto la cenere vulcanica, edifici, affreschi, ceramiche e forniture perfettamente conservate. Da quasi 2000 anni. Come a Pompei, i preziosissimi reperti permettono di resuscitare una civiltà ricca e complessa, evocando allo stesso modo la catastrofe che ha messo fine alla sua storia. L’eruzione non causò solo il crollo delle case, ma di un'intera epoca, seppellendola letteralmente sotto svariati metri di materia vulcanica.

La mostra propone un confronto straordinario e inedito fra i due siti antichi, accumunati da un’identica fine. Due interi insediamenti umani furono seppelliti dalle eruzioni, con i loro ideali, il loro credo, le loro culture. Il tema della catastrofe e della rinascita accompagnerà i visitatori in un sorprendente percorso a ritroso nel tempo che li immergerà nella Storia, nella Sorpresa e nel Buio, nella Bellezza.
Pur con modalità diverse, le due antiche città rivelano sotto un mantello di cenere l’istante della fine che diventa elemento d’ispirazione per l’arte. In mostra numerose sono le suggestioni provenienti da un percorso, quasi parallelo, di opere d'arte moderna e contemporanea: da Turner a Damien Hirst, passando per Valenciennes, Warhol, Burri e Giuseppe Penone.

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31/12/2019

Carthago. Il mito immortale - Dal 27 settembre al 29 marzo 2020 negli spazi del Colosseo, tempio di Romolo e Rampa imperiale

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Mostra

27 Settembre 2019 - 29 Marzo 2020

Colosseo, Rampa imperiale, tempio di Romolo

Al via dal 27 settembre 2019 Carthago. Il mito immortale, la prima grande mostra interamente dedicata alla storia e alla civiltà di una delle città più potenti e affascinanti del  mondo antico curata da Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del Colosseo, Francesca Guarneri, Paolo Xella e José Ángel Zamora López, con Martina Almonte e Federica Rinaldi.

L’esposizione, promossa dal Parco archeologico del Colosseo, con l’organizzazione di Electa, sarà allestita fino al 29 marzo 2020 nei monumentali spazi del Colosseo e del Foro Romano, all’interno del tempio di Romolo e della Rampa imperiale, con oltre quattrocento reperti, provenienti dalle più prestigiose istituzioni museali italiane e straniere, grazie a prestiti straordinari, frutto di un lavoro assiduo di cooperazione internazionale.

La mostra si caratterizza per l’ampiezza cronologica e la ricchezza documentaria ed è ulteriormente valorizzata anche dall’ausilio di inedite ricostruzioni e installazioni multimediali.
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Alla mostra si accompagnano due pubblicazioni edite da Electa. Il volume di studi, dai numerosi contributi, e l’agile guida, bilingue italiano e inglese, che accompagna il visitatore attraverso le varie sezioni della rassegna e nel percorso espositivo al Foro Romano.
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24/12/2019

I Van Gogh ritrovati a Castellammare di Stabia

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di Nicola Avolio
I Van Gogh ritrovati a Castellammare di Stabia: “la Chiesa di Nuenen” e “La spiaggia di Scheveningen prima di un temporale”
​In questo nuovo articolo ci dedicheremo ad un’attenta analisi ai due dipinti di Vincent Van Gogh ritrovati a Napoli, precisamente a Castellammare di Stabia, nel 2017 dopo essere stati trafugati nel 2002 dal Museo di Amsterdam a lui dedicato. 
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Vincent Van Gogh, “La spiaggia di Scheveningen prima di un temporale”
​Il primo dei due dipinti ritrovati che andremo ad analizzare è “La spiaggia di Scheveningen prima di un temporale”: si tratta di uno dei due soli dipinti a tema marino che Van Gogh dipinse durante il suo soggiorno all’Aia, in Olanda, e dalla lettera scritta al fratello Theo datata 26 agosto 1882 apprendiamo che l’artista, quasi quotidianamente, si recava sulla spiaggia di Scheveningen ad osservare il tramonto e dipingere la tempesta che consisteva non solo nel mare agitato, ma anche nel vento che alzava banchi di sabbia e non permetteva di stare in piedi. Di fatto, la presenza di granelli di sabbia attaccati alla pittura utilizzata sulla tela sono la prova che Van Gogh abbia davvero dipinto all’aperto sebbene le condizioni atmosferiche di quei giorni non lo permettessero. La tela rappresenta, con tratto semplice figure su piani sovrapposti che osservano il mare in tempesta. Gli unici oggetti che si notano sono una barca ormeggiata alla riva con la prua rivolta verso la spiaggia e un carretto trainato, forse da due cavalli bianco e nero. Ciò che colpisce sono le pennellate decise che mostrano come Van Gogh abbia iniziato ad acquisire uno stile marcatamente individuale rispetto alle nature morte realizzate negli anni precedenti. Le nuvole spinte dal vento sono ben riuscite e le onde del mare sono suggerite dal colore spremuto direttamente dal tubetto e modellato delicatamente col pennello sulla tela. Il dipinto, sebbene Van Gogh lo considerò mediocre e pieno di errori, lo portò con sé quando partì dall’Aia alla volta di Nuenen e quando poi partì per Anversa nel 1885, lo abbondò insieme ad altri lavori. Ricomparso nel 1905 in una vendita all’asta, venne acquistato dal collezionista olandese Peletier ed ereditato dalla figlia di questi Elizabeth che lo donò, prima della sua morte, allo stato olandese perché confluisse nel Museo Van Gogh di Amsterdam.
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Vincent Van Gogh, “Una congregazione lascia la Chiesa riformata di Nuenen”
Il secondo dei due dipinti che analizzeremo sarà, invece, “Una congregazione lascia la Chiesa riformata di Nuenen”, realizzato nel 1884 nel periodo in cui Van Gogh si trasferì dai genitori a Nuenen, un piccolo villaggio contornato da magnifiche foreste e praterie nel Brabante (una provincia dei Paesi Bassi), per prendersi cura della madre che si ruppe il femore. Rappresenta la Chiesa della congregazione locale riformata, dove il padre di Van Gogh amministrava il culto dal 1882. È importante, perché oltre ad essere uno dei primi quadri realizzati con una minuziosa accuratezza, è anche l’unico a conservare il telaio originale, sul quale si notano alcune tracce di colore, a dimostrazione del fatto che l’artista lo usava per pulire i pennelli. Stando sempre alla lettera scritta al fratello Theo, il dipinto era un regalo alla madre durante la convalescenza, per questo è considerata un’opera biografica dell’artista e ciò che colpisce è che oltre la descrizione nella lettera, Van Gogh fece anche un piccolo schizzo del soggetto, dove si nota un piccolo ripensamento che nel dipinto finale manca. Si tratta di un contadino con vanga in primo piano, che venne sostituito da un gruppo di otto fedeli in primo piano e un altro gruppo in uscita dalla Chiesa. Dalle analisi emerge, che gli alberi intorno e le siepi invernali divennero autunnali con tonalità meno cupe e tendenti al verde chiaro, arancione, rosa e ocra attraverso pennellate più rapide e sciolte. Il dipinto rimase alla madre fino alla sua morte, passò alla figlia Anna che lo lasciò in eredità a sua figlia Sara de Jong-van Houten e successivamente acquistato nel 1958 dalla Vincent Van Gogh Foundation.
 
Nel dicembre 2002, entrambi i dipinti furono sfortunatamente rubati da due ladri nel museo Van Gogh di Amsterdam, calandosi con una fune dalla finestra della sala dov’erano esposti. Scovati, non collaborarono per il ritrovamento. Dopo ben 14 anni di ricerche, a settembre 2016 sono stati ritrovati dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli in un casolare di Castellammare nel corso d’indagini sulla camorra. I dipinti sono stati, infine restituiti al museo Van Gogh e temporaneamente esposti, prima del loro rientro ad Amsterdam, al Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli.
 
Per la stesura dell’articolo è stata presa come riferimento la seguente fonte: https://restaurars.altervista.org/vincent-van-gogh-i-dipinti-ritrovati-a-napoli/

L’immagine de “Una congregazione lascia la Chiesa riformata di Nuenen” è stata tratta da: https://it.wikipedia.org/wiki/Una_congregazione_lascia_la_chiesa_riformata_di_Nuenen
 
L’immagine de “La spiaggia di Scheveningen prima di un temporale” è stata tratta da: https://it.wikipedia.org/wiki/La_spiaggia_di_Scheveningen_prima_di_una_tempesta​

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24/12/2019

Il Natale è alle porte...anche nell'antica Roma

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di Andrea Samueli
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Il Natale è ormai alle porte! Ma in epoca romana si festeggiava qualcosa in questo periodo?
Dal 17 al 23 dicembre il calendario segnava i Saturnalia, una festa, come dice il nome stesso, dedicata al dio Saturno. Cacciato da Giove dall’Olimpo, si era rifugiato nel Lazio, dove aveva insegnato agli uomini le tecniche della coltivazione e regnato durante un periodo di pace e serenità, senza guerre e distinzioni sociali (età dell’oro).
La festività era un modo per ricordare quest’epoca felice. Le città venivano addobbate con ghirlande, nastri e fiaccole e per sette giorni la popolazione si deliziava con banchetti, divertimenti e scambi di doni. Gli schiavi diventavano uomini liberi e mangiavano alla stessa mensa dei loro padroni che, a loro volta, potevano servire i commensali. In questo ribaltamento dell’ordine sociale veniva eletto un princeps, forse una sorta di caricatura del potere imperiale, il quale aveva pieni poteri durante il banchetto. Era in genere vestito con colori accesi, soprattutto il rosso, e indossava una buffa maschera.
Anche il gioco d’azzardo, normalmente vietato, tornava legale per pochi giorni vedendo tra i giocatori anche gli schiavi con poste costituite da monete o frutta secca.
Altro elemento fondamentale dei Saturnalia era lo scambio degli auguri e dei doni: per i primi la formula di rito prevedeva un semplice “ego Saturnalia” (Io Saturnalia) forse ad indicare l’espressione completa “Ego tibi optimis Saturnalia auspico” (Io ti auguro ottimi Saturnalia”. I doni, come avviene ancora oggi, erano tra i più disparati: alcuni regalavano oggetti costosi o animali esotici ma per i più il regalo consisteva in piccoli oggetti, statuine in terracotta o cera, pettini, tavolette per scrivere, cucchiai. Insomma anche allora l’importante era il pensiero!

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Un compleanno ai confini dell'Impero
Immagini tratte da:
Saturno, da Wikipedia Italia, Di Xinstalker di Wikipedia in italiano, CC BY-SA 4.0, voce "Saturno"
Roma, doni e decorazioni: Photoshop dell'autore

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17/12/2019

COMUNICATO STAMPA - Case nei libri, case tra i libri

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​Antonella Abbatiello

CASE NEI LIBRI
CASE FRA I LIBRI

Un libro, una mostra, laboratori e letture
30 novembre 2019 – 16 febbraio 2020


Bookstore - Palazzo delle Esposizioni – via Milano, 15/17
ingresso libero 
martedì, mercoledì, giovedì e domenica dalle 10.00 alle 20.00
venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30
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Una sequenza ritmica di case ironiche, buffe, strane, paradossali, divertenti, sorprendenti esce dalle pagine di un libro, Case così, e diventa una mostra. Antonella Abbatiello, una delle più note autrici italiane per l'infanzia, accompagna grandi e piccoli in un viaggio tra case vere e immaginarie sul filo delle emozioni e della fantasia. Case fra i libri, Case nei libri è il titolo della mostra che prende vita tra gli scaffali della libreria. Insieme alle tavole originali create per il suo album Case così, Antonella Abbatiello espone in questa mostra una installazione appositamente realizzata e propone ai visitatori una personale selezione di libri che raccontano di case.
CASE COSÌ è un libro scritto e illustrato da Antonella Abbatiello per Donzelli editore.


LABORATORI E LETTURE
8 dicembre 2019 • ore 11.30
Case Così a Più libri più liberi
lettura e laboratorio
Un laboratorio per scoprire le infinite case 
possibili e realizzare la propria, lasciandosi ispirare
dal libro di Antonella Abbatiello.
per bambini dai 4 anni agli 8 anni
partecipazione libera fino a esaurimento posti
con biglietto d’ingresso alla Fiera
Spazio Ragazzi (stand M31)
La Nuvola-EUR, viale Asia 40


29 dicembre 2019 • ore 16.00
Forum di Palazzo delle Esposizioni  
Da casa nasce casa, laboratorio con Antonella Abbatiello
Un'occasione speciale per incontrare una grande
illustratrice e costruire insieme una colorata
installazione collettiva, casa dopo casa.
per bambini e ragazzi dai 5 anni
attività € 8,00 per partecipante;
info e prenotazione tel. 06 39967500
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Antonella Abbatiello ha illustrato novantuno libri per bambini, molti dei quali ha anche progettato e scritto. Ha pubblicato per i maggiori editori italiani e i suoi libri sono stati tradotti e pubblicati in diciannove Paesi. Per otto anni assistente unica di Emanuele Luzzati e Giulio Gianini, ha collaborato alla realizzazione dei loro film d’animazione. Ha realizzato l’intera parte grafica dei tre film di Leo Lionni Cornelius, È mio! e Un pesce è un pesce. Assistente di Giulio Gianini, ha insegnato Cinema d'animazione per quattro anni al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Questo è il suo primo libro pubblicato da Donzelli editore.


Per saperne di più www.palazzoesposizioni.it

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3/12/2019

Laboratori “Scatto al museo”

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Comunicato stampa
Ultimo appuntamento con i workshop creativi dedicati
alla mostra di Werner Bischof
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Appuntamento speciale quello di sabato 14 dicembre 2019 dalle ore 16 alle 17,30 con l’ultimo laboratorio di “Scatto al museo” dedicato alla mostra fotografica “Werner Bischof. Classics” in corso al Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art fino al 7 gennaio 2020.
La lunga carrellata di workshop tematici del Lu.C.C.A. Lab4Kids, che hanno permesso di vivere un viaggio indimenticabile nel mondo della fotografia, si concluderà con “Caccia alla traccia!” ideato per i più piccoli dai 3 ai 5 anni. Dopo una breve visita alla mostra, dove le fotografie di Bischof si trasformeranno in personaggi e luoghi fantastici, i bambini sperimenteranno l’idea di fotografia come traccia attraverso alcune attività in negativo e in positivo.
Le iscrizioni per il laboratorio possono essere fatte allo 0583.492180 o scrivendo a info@luccamuseum.com. Costo 10 euro.
 
Per info e iscrizioni:
Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art Via della Fratta, 36 – 55100 Lucca      
tel. +39 0583 492180   www.luccamuseum.com  info@luccamuseum.com

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