di Ilaria Ceragioli
È nota come digital art o computer art quella tipologia di arte elaborata in forma digitale mediante un computer, una tavoletta grafica, una scansione fotografica e via dicendo.
La nascita dell’arte digitale si colloca nel 1950 per merito di due matematici e programmatori appassionati di grafica: lo statunitense Ben Laposky e il tedesco Manfred Frank. L’evoluzione di quest’arte è sostanzialmente legata a 3 fasi: una fase pioneristica che giunge fino alla metà degli anni ’70 del secolo scorso; una seconda fase che si colloca negli anni ’80; e una terza ed ultima fase a partire dagli anni ’90. La prima fase è caratterizzata da esperimenti di visualizzazione di immagini al computer. Tra i maggiori digital artist di questo periodo ricordiamo Charles A. Csuri e Vera Molnar. Charles A. Csuri fu tra i primi a cimentarsi nell’utilizzo del computer, specializzandosi nella creazione di immagini bidimensionali e nell’animazione. Attualmente è professore presso l’Ohio State Advanced Computing Center for Art and Design (ACCAD), da lui ideato. Nel 1967 crea Sine-Curve Man, un uomo barbuto la cui immagine viene alterata adoperando la funzione di curva sinusoidale.
Vera Molnar, invece, è un’artista di origini ungheresi, tra le fondatrici del movimento di Arte Cinetica GRAV (groupe de recherches d’Art Visuel) che sancisce l’unione tra l’arte e l’informatica.
Celebre è la sua Computer rosace-series, opera del 1974 in cui Vera Molnar traduce, con un’evidente sensibilità minimalista, immagini elaborate tramite un computer che ripetono ossessivamente motivi geometrici.
Passiamo adesso alla seconda fase evoluzionistica dell’arte digitale. Essa vede la diffusione di personal computer e di varie forme d’arte basate sulla tecnologia digitale.
Eccellente e significativo interprete di questa fase fu l’inglese William Latham, oggigiorno professore presso la University of London. Latham, fu tra i primi artisti a creare forme evolutive ed organiche attraverso un programma chiamato “mutator”, sviluppato in collaborazione con il matematico Stephen Todd. Da qui la realizzazione del cortometraggio The Evolution of form (1989). Per concludere il nostro breve excursus sulle varie tappe di sviluppo dell’arte digitale ci avventuriamo adesso nell’analisi dell’ultima fase, segnata dallo sviluppo della realtà virtuale, dell’interattività e dalla nascita della Net Art. Una figura di spicco nell’ambito dell’arte interattiva è Jeffrey Shaw, uno dei digital artist più acclamati dal pubblico e dalla critica attuale. Era il 1991 quando Shaw presentò The Legible City. Siamo dinanzi ad una installazione interattiva che connette spazi reali e virtuali; il visitatore, infatti, può esplorare una città virtuale in cui gli edifici sono sostituiti da lettere dell’alfabeto semplicemente guidando una bicicletta. Tutto ciò è possibile grazie al collegamento dei pedali e del manubrio con un computer che genera immagini proiettate su un grande schermo. Infine, per quanto riguarda la Net Art (quella disciplina artistica che crea opere d’arte servendosi della rete internet) degna di nota è la creazione “Riot” (1999) dello statunitense Mark Napier. In questo progetto Napier unisce diversi siti web portando così al collasso dei domini e dei confini territoriali. Dunque, con l’avvento dell’era elettronica l’arte ha ampliato ulteriormente i suoi orizzonti, i suoi spazi di esecuzione, coinvolgendo attivamente lo spettatore e manifestandosi in forme e modalità un tempo impensabili. Immagini tratte da: www.siggraph.org www.dada.compart-bremen.de www.marknapier.com
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Gennaio 2022
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