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26/9/2017

Breve intervista a Luca Lupi

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di ​Livia De Pinto
Si è aperta sabato 7 ottobre alla galleria Passaggi Arte Contemporanea di via Garofani la mostra del fotografo Luca Lupi. Originario di Pontedera, Lupi si è recentemente distinto sulla scena artistica contemporanea grazie alla vittoria di una serie di prestigiosi riconoscimenti, come quello della Settima edizione del francese Photomed Festival (2017), il primo posto del concorso Italy in a frame della Triennale di Milano (2016) e il premio COMBAT al Museo Civico Giovanni Fattori (2015).
Alla galleria Passaggi Lupi presenta Finis Terrae, un corpus di opere dove protagonista è il paesaggio e la percezione che il fotografo e lo spettatore hanno di esso. Sono di grande formato le fotografie che catturano stralci di territorio visti dalla terra ferma, capaci di dialogare come in un silenzioso contrappunto con opere di minore dimensione dove, viceversa, lacerti di terra vengono immortalati dal mare. Nel percorso studiato appositamente per la galleria pisana, dove sono riconoscibili tratti di territorio toscano, ma anche italiano e internazionale, Lupi suggerisce quasi con un bisbiglio allo spettatore nuovi modi di rappresentare esteticamente il paesaggio e un metodo di lettura dell'opera che annulla il tempo e cattura lo spazio in una durata senza fine.
Foto
Di seguito, proponiamo una breve intervista fatta al fotografo pisano in occasione dell'inaugurazione della mostra.
• Chi è Luca Lupi? Quale è stata la tua formazione?
Ho iniziato a fotografare da ragazzo con la Pentax Spotmatic di mio padre e da una passione è diventato prima un lavoro e ora un modo per esprimermi.
Dopo essermi diplomato ho seguito vari corsi specialistici di fotografia e facendo pratica in vari studi fotografici. Ho iniziato a lavorare come fotografo professionista dal 1995 collaborando con il Ministero dei Beni Culturali, Opificio delle Pietre Dure, Facoltà di Architettura di Firenze e varie case editrici. Dal 2011 ho iniziato una ricerca personale che mi ha portato nel 2014 a essere selezionato a Parigi da Circulations - Festival de la jeune photographie européenne e da lì è iniziato il mio percorso artistico.
• Cos'è per te il mezzo fotografico e perché lo hai scelto come mezzo privilegiato per le tue opere?
La fotografia è il mezzo che mi permette di realizzare una ricerca artistica e di fare in modo che lo spettatore osservi e interpreti il mondo dal mio punto di vista.
• Cos'è per te il paesaggio?
È un termine del linguaggio che descrive la forma di un luogo derivata dall’azione naturale o umana e dalle loro interrelazione. Con il mio lavoro sto cercando di creare un nuovo modo di rappresentarlo.
• È possibile vedere una continuità nella tua produzione artistica?
Ma sicuramente sì, mi hanno sempre affascinato i concetti di spazio e di tempo e tra queste due linee di ricerca mi sto muovendo, cercando di trovare una pulizia e un rigore nel caos del nostro mondo contemporaneo.
• Che rapporto c'è oggi, secondo te, tra pittura e fotografia?
La pittura è stato il primo mezzo utilizzato per rappresentare un’immagine e dopo l’avvento della fotocamera che permette di riprodurre in modo meccanico un’immagine, le vedo come due mezzi che consentono di registrare in maniera soggettiva la realtà su una superficie bidimensionale.
• Cosa vuol dire “saper guardare” per te?
Saper vedere.
• Il concetto di “saper guardare” è per te collegato a quello di “abitare un paesaggio”? L'estetica tedesca ha dato al concetto di abitare un senso profondo che comprende tanto l'istanza conoscitiva di un determinato ambiente quanto di se stessi. Per te, oggi, cosa vuol dire abitare un paesaggio? Riesci a riconoscere qualcosa di te stesso nei paesaggi che catturi?
“Borges racconta di un uomo che si propone “di disegnare il mondo” e raccoglie immagini di provincie, montagne, isole, baie, dimore per scoprire, quando è vicino alla morte, che quel labirinto di paesaggi disegna in realtà il suo volto.” (Vittorio Lingiardi, Mindscape, Raffaello Cortina Editore.)
Penso che il mio lavoro, oltre a riprodurre la realtà che ci circonda, ritragga anche me stesso, cercando nel mondo luoghi che danno forma a una immagine che è già presente in me.
Foto
• Le tue ultime opere presenti in questa mostra, Finis Terrae, possono essere viste come una sorta di soglia, di confine? Se sì, dietro questa soglia è nascosto qualcosa da scorgere?
La soglia, il confine sono concetti mentali o geopolitici e in alcuni casi come in questi progetti diventano fisici come l’acqua, la terra e l’aria.
Mi piace pensare alla “siepe” di Leopardi che apre la visione all’immaginazione.
• In tutte le fotografie del corpus di Finis Terrae terra e mare si toccano e creano una suggestiva soglia capace di attrarre irresistibilmente il nostro sguardo. Perché hai scelto il tema del contrasto tra terra e mare? E perché hai scelto proprio il punto di vista del mare?
É un punto di vista inconsueto e attraverso l’astrazione del cielo mi permette di isolare la linea di terra rafforzandone il suo valore.
• Qual è il rapporto nei tuoi lavori tra realtà catturata e spazio della rappresentazione?
Rispondo con un testo di Gabriele Basilico: “Lo spazio è geografia, storia e immaginazione. Nella rappresentazione fotografica lo spazio è documento, testimonianza oppure interpretazione, trasfigurazione. A volte tutte le cose insieme. Quello che mi seduce e affascina sono la sovrapposizione e il registro speciale di questi aspetti: una doppiezza invisibile, un’immagine in apparenza descrittiva ma che contenga allusioni e rimandi non immediatamente percepibili. Mi piace pensare che lo spazio si moltiplichi all’infinito e che la sua immagine possa restituire e rifrangere l’idea della complessità.” (Gabriele Basilico, Architettura, città, visioni. Bruno Mondadori.)
• In quale misura è possibile leggere un tempo dentro le tue fotografie?
Nella fotografia il tempo dello scatto si fissa in una durata infinita annullandosi e mostrando solamente lo spazio.

Immagini tratte da:
Le fotografie, esclusa la seconda, sono state gentilmente concesse da Passaggi Arte Contemporanea e da Luca Lupi.
Fotografia 2: Giovanna Leonetti

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