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A Fère-en-Tardenois, un piccolo paese nel nord della Francia, nacque una delle figure più interessanti e malinconiche del panorama artistico di fine Ottocento: la scultrice Camille Claudel. Un’artista che, come vedremo, sarà vittima della sua fragilità di fronte al dolore provocato dalla fine di un amore burrascoso. Di fatto, la sua fama è ancora oggi legata all’avvolgente relazione amorosa che nutrì verso un celebre scultore del suo tempo: Auguste Rodin.
Il primo incontro con Rodin avvenne nel 1883 quando il maestro Alfred Boucher gli affidò Camille Claudel.
La scultrice ricevette da Rodin un trattamento speciale e quella che inizialmente sembrò una semplice allieva e modella, ben presto, divenne sua amante.
Lo scultore francese, infatti, aveva già una fedelissima compagna accanto a sé: Rose Beuret. Con lei ebbe anche un figlio che portava lo stesso nome del padre, ma un cognome differente, in quanto lo scultore si oppose al riconoscimento legale della paternità. Dunque, parallelamente alla relazione con Rose Beuret possiamo collocare l’amore per l’allieva Camille Claudel. All’epoca la scultrice aveva diciannove anni, mentre Rodin aveva già un quarantina d’anni. Il loro rapporto, inevitabilmente, conobbe due fasi principali: un inizio spensierato e gioioso, poi, una drastica conclusione. Per capire a pieno le fasi del loro amore sarà efficace fare riferimento ad alcuni tra i più celebri capolavori della scultrice francese. In una prima fase il rapporto tra Rodin e la scultrice, seppur celato per evitare scandali, non incontrò particolari complicazioni. Proprio nei lieti anni del legame sentimentale col maestro, Camille Claudel scolpirà Sakountala, opera dal forte carattere autobiografico. ![]()
Di essa realizzerà schizzi in terracotta (1886), una versione in marmo (1888) e, successivamente, altre in bronzo (1905). La scultura propone una leggenda del V secolo legata alla tradizione indù che ha come protagonista una fanciulla, di nome Sakuntala, che si innamorò perdutamente del Re Duchmanta. Camille Claudel decise di scolpire il momento della ricongiunzione tra i due amati, avvenuta dopo diversi anni trascorsi l’uno lontano dall’altra. La scultrice, dunque, raffigurò un momento commuovente e carico di passione, proprio come quello che lei stessa stava vivendo col maestro Rodin. Si osserva così una figura femminile che alla vista dell’amato perde i sensi e viene amorevolmente sorretta dall’uomo inginocchiato dinanzi a lei. A conferire maggiore dolcezza all’opera è il bacio che, teneramente, la figura maschile dà sulla fronte della ragazza, quasi a rassicurarla come farebbe un genitore verso il proprio figlio.
Con lo scorrere del tempo, però, Camille Claudel cominciò a manifestare un eccesso di possessività e paure nei confronti di Auguste Rodin. La scultrice non sopportava e accettava che il suo amore per il maestro fosse ancora nascosto e conteso con un’altra donna. Dopo una breve separazione, nel 1898, Auguste Rodin giunse ad un’inaspettata e definitiva decisone. Il maestro pose fine all’amore per l’affascinante scultrice e decise di rimanere accanto alla compagna Rose Beuret per il resto della sua vita. La sofferta rottura con Rodin, di fatto, sarà il tema dell’ultima opera più esplicitamente autobiografica e nota di Camille Claudel: l’Âgemûr (1905).
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Si tratta di un gruppo scultoreo in bronzo costituito da tre figure. Rose Beuret a sinistra, Auguste Rodin al centro e Camille Claudel a destra. Rose Beuret, nei panni di un’anziana munita di mantello e dai tratti grotteschi e mostruosi, con estrema forza conduce verso di sé lo scultore, il quale avanza con evidente difficoltà e con lo sguardo rivolto verso il basso. Il maestro seppur giunto ad una sentenza decisiva, infatti, non sembra ancora pienamente convinto. Camille Claudel, inginocchiata ed incredula, protende dolcemente le braccia verso Rodin, ma quelle mani che un tempo si congiungevano, adesso sono distanti e non riescono più a raggiungersi. Il tramonto del loro amore è ormai giunto al termine.
Occorre dire che, con tutta probabilità, quella del maestro francese fu una scelta dettata da ragioni sociali, non sentimentali. Auguste Rodin avrebbe voluto rimanere accanto alla tanto amata scultrice, ma non volle rischiare di compromettere la propria immagine e la propria fortunata carriera artistica per una relazione che la società del tempo non avrebbe tollerato. Il disgraziato destino di Camille Claudel la portò così a rimanere sola per il resto della sua vita. Abbandonata, incompresa e con frequenti segni di squilibrio mentale e di manie di persecuzione, di lì a poco, smetterà definitivamente di scolpire e morirà nella più completa solitudine tra le mura di un manicomio.
Immagini tratte da:
- wikipedia ita, dominio pubblico, voce: Camille Claudel - oltreluna.women.it - www.musee-rodin.fr - www.musee-rodin.fr particolare - restaurars.altervista.org - www.ladepeche.fr
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Gennaio 2022
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