Wrapped monument to Vittorio Emanuele II e Wrapped Monument to Leonardo da Vinci, Milano, 1970 ![]() Se l'imballaggio del Fortilizio dei Mulini e della settecentesca Fonte di Piazza del Mercato a Spoleto nel luglio del 1968 rappresenta il primo monumentale empaquetage realizzato da Christo in Italia, risale tuttavia al 1963, all'anno della sua esposizione personale alla milanese Galleria Apollinaire, ciò che sarà per l'artista una vera e propria folgorazione: la scoperta dell'Italia e i suoi tesori d'arte “Covo dell’avanguardia più oltranzista, la sala più polemica d’Italia, dove passano i fenomeni viventi, i pazzi, gli anarchici, i frenetici dell’avanscoperta”, così Buzzati, profondissimo conoscitore d'arte, scrisse di quel piccolo spazio espositivo in via Brera 4, a Milano, che il suo gallerista, Guido Le Noci, battezzò Apollinaire in omaggio a uno dei suoi poeti più cari e a Parigi, la ville lumière, allora capitale dell'arte mondiale. “Mercante dell’insolito, che sta a parte, che segue strade non battute, che si butta a capofitto nelle imprese più rischiose”, questo è Le Noci, collezionista spregiudicato e intrepido, non convenzionale, controverso, completamente estraneo a qualsiasi logica o dinamica di mercato ma dall'intuito sicuro e vincente. “Ti confesso” - scrive Le Noci - “che questa specie di ardore che ho per l’arte nuova mi viene dalla paura di cadere, di scadere nella morta gora, nel grande pantano dell’inezia, della mediocrità o, nel migliore dei casi, nel giro della cosiddetta pittura ufficiale, che è come dire scendere a tutti i compromessi [...]”. Espone l'informale negli anni '50 per poi virare verso scelte più ardite quando nel decennio dei sessanta, sedotto dal genio di Restany, si avvicina alla poetica del Nouveau Réalisme, “alla natura moderna, la natura della fabbrica e della città, della pubblicità e dei mass media, della scienza e della tecnica, del mondo del consumo”, i cui artisti, da Yves Klein a César, da Arman a Tinguely, da Spoerri a Deschamps, egli espone in una serie di personali e collettive. ![]() Dei“frenetici dell'avanscoperta” ad esporre presso le sale della Galleria Apollinaire, Christo è quello che, insieme a Klein, desta più clamore mediatico. La critica contemporanea, ottusa e provinciale, trovandosi dinanzi all'originalità della proposta dell'artista bulgaro, si mostra del tutto incapace di capirne il senso e il reale valore artistico. La personale del 1963 dal titolo “I pacchi di Christo” riceve così sonore stroncature e non troppo lucide analisi per le quali gli empaquetage sarebbero “fenomeni di deviazione intellettuale”, mentre gli organizzatori Le Noci e Restany sarebbero “amanuensi” che “credono di scandalizzare con le loro stranezze e invece annoiano soltanto”. Il culmine dell’attività dell’ Apollinaire e dell’affiatamento del suo direttore con Restany è rappresentato dall’organizzazione del festival per il decimo anniversario del Nouveau Réalisme, svoltosi a Milano con una mostra retrospettiva alla Rotonda della Besana e una serie di azioni-spettacolo per le vie della città nel novembre 1970. Alcuni giornali accolgono l’arrivo del festival con curiosità, altri con toni più polemici quando si domandano retoricamente se quelle proposte siano o meno opere d’arte e che cosa volessero mai significare le espansioni di César in galleria o gli empaquetage di Christo, il caso più discusso del festival. In quell'occasione i monumenti a Vittorio Emanuele re d’Italia in Piazza del Duomo e a Leonardo da Vinci in Piazza della Scala, furono avvolti con del tessuto in polipropilene fissato con della fune in polipropilene rossa. La stoffa era stata assemblata in precedenza seguendo un modello che disegnava ampie pieghe. I due monumenti impacchettati si potevano ammirare contemporaneamente dal centro della Galleria Vittorio Emanuele, guardando dall’una e dall’altra estremità della grandiosa galleria commerciale pedonale a volta del XIX secolo. Il monumento a Vittorio Emanuele II si staglia contro la cattedrale del tardo XIV secolo, mentre quello a Leonardo da Vinci si erge tra il Teatro alla Scala del XVIII secolo e la sede del Comune di Milano. Il monumento impacchettato a Vittorio Emanuele II durò due giorni, mentre quello a Leonardo da Vinci una settimana. Immagini tratte da:
Le immagini 1,2,5,6,7 : www.christojeanneclaude.net Le immagini 3,4, : www.flashartonline.it
1 Commento
Stefania
16/5/2017 12:29:16
Salve Alessandro,
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