di Alessandro Rugnone Si è spento all’età di 84 anni Christo Vladimirov Javacheff, noto ai più con il solo nome di Christo, uno dei rappresentanti di maggior rilievo della Land Art (o Enviromental Art), quella tendenza artistica che, a partire dagli anni sessanta, insieme all’Arte Concettuale, alla Body Art, all’italiana Arte Povera (il cui teorico, Germano Celant, ci ha lasciato poche settimane fa), ha contribuito a un deciso rinnovamento di un’arte, quella contemporanea, ancora legata a vecchie pratiche e a vecchi linguaggi. In più di cinquant’anni di carriera – era nato a Gobrovo, in Bulgaria, nel 1935 – Christo, assieme alla compagna di vita Jeanne-Claude Denat de Guillebon, ha legato la sua notorietà d’artista alla pratica del Wrapping, o dell’imballaggio, con cui, per mezzo di tessuti industriali e corde, ha letteralmente impacchettato paesaggi e monumenti: dai Wrapped Objects, piccoli oggetti di vita quotidiana quali, ad esempio, telefoni, lattine, bottiglie, tavolini, avvolti dall’artista in fogli di polietilene e legati con spago, ai monumenti, i Wrapped Monuments, sia nazionali – le Mura Aureliane e la Porta Pinciana a Roma, il Fortilizio dei Mulini e la fontana di Piazza del Mercato a Spoleto, la statua equestre di Re Vittorio Emanuele II in Piazza Duomo e il monumento a Leonardo da Vinci in Piazza della Scala a Milano – che internazionali – il Reichstag di Berlino o il Pont Neuf a Parigi – , ai suggestivi interventi sul paesaggio naturale – Wrapped Coast, Little Bay a Sidney, dove impacchettò un intero tratto della costa australiana di Little Bay, Valley Curtain in Colorado, dove attraversò la vallata du Grand Hogback con una vela color arancio, Surrounded Islands, dove circondò con 600.000 mq di polipropilene rosa galleggiante undici isole di fronte a Miami. Nel 2016, sulla sponda bresciana del Lago d’Iseo, tra Sulzano, Montisola e l’Isola di San Paolo, realizzò, tramite una rete di pontili galleggianti, una passerella aperta al libero transito pedonale. Rivestita di un tessuto d’uno sgargiante colore giallo brillante, la pedana fu percorsa, dal 18 Giugno al 3 Luglio, da oltre un milione di visitatori. L’opera fu poi smantellata e le componenti smaltite in diversi siti europei. Christo, rimarcando la natura provvisoria, temporale delle sue installazioni site-specific, dichiarò: “Rimuoveremo ogni parte di The Floating Piers nel corso di tre mesi e lasceremo il Lago d’Iseo come se non fossimo mai stati qui”.
A Settembre di quest anno avrebbe dovuto impacchettare nientemeno che l’Arco di Trionfo a Parigi (Arc de Triomphe, Wrapped): fortunatamente l’opera verrà comunque realizzata seguendo scrupolosamente il progetto dell’artista e sarà visitabile dal 19 Settembre al 4 Ottobre. Ci sentiamo di condividere il messaggio lasciato dall’ufficio stampa dell’artista a poche ore dalla sua scomparsa: “Christo ha vissuto la sua vita al massimo, non solo sognando ciò che sembrava impossibile, ma facendolo diventare realtà. L’opera di Christo ha riunito le persone attraverso esperienze condivise in tutto il mondo e il suo lavoro vive nei nostri cuori e ricordi”. Per approfondire: Articolo 1 - Christo e il fascino dell'Italia Articolo 2 - Christo e il fascino dell'Italia\2 Articolo 3 - 1974, CHRISTO A ROMA: L’IMBALLAGGIO DI PORTA PINCIANA E DI UNA PORZIONE DELLE MURA AURELIANE Articolo 4 - The floating piers: l'ultimo prodigio di Christo Immagini tratte da Sito ufficiale
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Gennaio 2022
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