Fin dalle sue origini, l’arte si contraddistinse per la sua peculiarità di configurarsi come un linguaggio capace di suscitare emozioni e trasmettere messaggi. In quanto tale, l’arte si inserì all’interno di numerosi ambiti, tra cui quello industriale. È a partire dall’Ottocento, infatti, che si iniziò a parlare di industrial design, ossia un disegno, un progetto finalizzato alla produzione industriale. Nonostante il suo nome comparve tardivamente in molti testi inerenti alla storia del design, Christopher Dresser può essere considerato il primo disegnatore industriale. Dresser fu inizialmente un insegnante di botanica, mentre in seguito divenne un teorico e critico delle arti decorative che seppe contraddistinguersi per la sua creatività e per le sue abilità sorprendentemente innovative. Dresser nacque a Glasgow e a soli dodici anni si trasferì a Londra. Qui fu influenzato dalle idee del gruppo di Henry Cole (funzionario del governo inglese e personalità di spicco all’interno della storia del design), che negli anni ‘30 dell’800 promosse un movimento di riforma delle arti decorative al fine di coniugare scienza e arte e giungere a una produzione artigianale di ottima qualità, distaccandosi dalla modalità di produzione in serie. Christopher Dresser fu uno dei primi designer ad adoperare la tecnica dell’elettro-placcatura o placcatura per elettrolisi per sostituire l’argento: l’uso di un materiale più economico, infatti, consentiva di attrarre un pubblico e una clientela sempre maggiori. Un esempio è dato dalla zuccheriera a cono rovesciato in metallo elettro-placcato del 1864 in riferimento alla quale scrisse: “[…] Per esistere un contenitore deve essere costruito, ma una volta datogli forma, non è obbligatorio che venga decorato…La zuccheriera non starebbe in piedi senza gambe e i manici non devono essere necessariamente associati; io propongo tre piedi fatti in modo da servire anche come manici essendo la loro parte superiore adatta alla presa.” Nel 1879 il designer scozzese fondò a Londra la “Dresser & Holme” che importava oggetti per la casa dal Giappone e che gli consentì di diventare uno dei principali rappresentanti dell’introduzione della cultura giapponese in Occidente. Da qui la realizzazione di una teiera romboidale in argento con manico d’ebano (1880) e un bollitore da tè a forma di parallelepipedo in silver plate con manico d’ebano (1880) e altre creazioni. Verso la fine degli anni ’80, invece, cominciò a creare oggetti fortemente suggestivi utilizzando un vetro particolare, il Clutha Glass. Si tratta di un vetro opalescente con bolle e venature di colore che ricorda le striature variopinte delle murrine e avventurine romane e veneziane (vasi e ciotole in vetro mosaico). Ne sono un chiaro esempio il vaso e le bottiglie che seguono.
Christopher Dresser fu così uno dei maggiori interpreti del movimento delle “Arts and Crafts” (Arti e Mestieri) e il primo industrial designer che con sapienza e originalità elaborò prodotti di stampo industriale che arricchirono l’ambiente domestico di metà Ottocento.
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Gennaio 2022
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