Antonio Allegri, più noto come Correggio (nome che deriva dalla sua città natale), fu uno dei massimi rappresentanti della pittura italiana del ‘500. Siamo nel pieno del Rinascimento e l’artista emiliano decise di realizzare un ciclo di dipinti intitolato Amori di Giove, commissionato da Federico II Gonzaga, duca di Mantova e destinato, secondo il Vasari, all’Imperatore Carlo V. Si tratta di quattro tele che presentano, in maniera più o meno esplicita, gli amori proibiti di Giove il quale si manifesta in quattro diverse forme: aquila, cigno, pioggia d’oro e nuvola. I quattro dipinti raffigurano rispettivamente: il Ratto di Ganimede, Leda, Danae e Giove e Io. Fatta questa breve introduzione non ci resta che immergerci nella visione e nella descrizione delle opere menzionate. Il primo dipinto preso in considerazione è il Ratto di Ganimede (1531-32) il quale rimanda al mito greco del bellissimo Ganimede che venne rapito da Giove, sotto forma di aquila, per trasformarlo in coppiere degli dèi. Ma tale mito cosa ha a che fare con un ciclo pittorico raffigurante gli amori di Giove? Sappiate che un motivo ben preciso c’è: il nome latino di Ganimede, infatti, è Catamitus, antica parola che indica un amore omosessuale. Dunque, Giove si innamorò di questo fanciullo a tal punto da rapirlo. A seguire, la Leda (1530-31) che, tra le quattro opere menzionate, è l’unica a mostrare contemporaneamente tre momenti inerenti all’incontro tra lei e Giove, qui raffigurato nei panni di un cigno. Nel primo momento si può osservare Leda che, immersa nelle acque, respinge il cigno (Giove). Nel secondo, invece, è raffigurata l’unione tra i due. Infine, nel terzo ed ultimo momento, Leda viene presentata nell’atto di rivestirsi mentre il cigno prende il volo e fugge. Il dipinto successivo porta il nome di Danae (1531-32) ed è l’unico che si può ammirare in Italia. L’opera propone il mito dell’eroina greca, prigioniera all’interno di una torre in bronzo, alla quale fece visita Giove sotto forma di pioggia dorata e dal cui incontro nacque Perseo. Infine, la tela più suggestiva e, probabilmente, anche la più nota è quella di Giove e Io (1532-33). Un dipinto che, rispetto a quelli proposti precedentemente, ha suscitato maggiore interesse nel pubblico e negli studiosi dovuto soprattutto allo straordinario modo in cui Correggio realizzò una nuvola dal volto umano. Nella soffice nuvola, infatti, è possibile intravedere il volto di un uomo intento a dare un bacio a Io, la sacerdotessa di Era. L’atteggiamento della figura femminile è quella di totale abbandono ai baci e al delicato abbraccio della nube. Si tratta, dunque, del dipinto in cui la sensualità e l’abilità pittorica di Correggio raggiungono il proprio apice. Correggio riportò su tela il tema di un amore proibito e data la committenza, a questo punto, sorge spontanea una domanda: l’amore proibito di questo ciclo, che ha come protagonista Giove, era legato e destinato all’imperatore Carlo V oppure a Federico II Gonzaga? Il tema scelto, di fatto, potrebbe fare riferimento all’amore proibito che il duca di Mantova nutrì nei confronti dell’amante Isabella Boschetti. Se di certezza non si può ancora parlare, ad ogni modo possiamo ritenerla un’ipotesi più che plausibile. Immagini tratte da:
- Ratto di Ganimede, icons.it - Leda e il cigno, wikipedia, pubblico dominio; voce: Leda - Danae, archimagazine.com - Io e Giove, archimagazine.com
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Gennaio 2022
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