di Ilaria Ceragioli Nell’immaginario comune la parola “scarabocchio” ha da sempre avuto un’accezione piuttosto negativa in quanto normalmente utilizzata come sinonimo di “pasticcio”, di “sgorbio”. Colui che scardinò, o per meglio dire, superò questa concezione dispregiativa attribuita a questo “segnaccio” apparentemente privo di significato e di valore, fu indubbiamente il celeberrimo artista americano Cy Twombly. Nel 1951 Twombly realizza la sua prima mostra presso la Kootz Gallery di New York, mentre l’anno successivo compie il suo primo viaggio in Italia, paese in cui si stabilì in via definitiva qualche anno dopo (morirà infatti a Roma nel 2011, all’età di 83 anni). Qui, più precisamente a Roma, Gaeta e Napoli, acuisce il suo già forte interesse per la storia e per l’antichità. Ciò emerge, ad esempio, nella sua Leda and the Swan (Leda e il cigno) del 1962. Un energico ingarbugliarsi di linee e di segni di matita, pastello e colori a olio rende qui omaggio all’amore di Twombly per la classicità e per la mitologia. Infatti, il mito narra che Giove si tramutò in un cigno per unirsi a Leda, l’affascinante regina di Sparta. Nonostante le svariate e prepotenti sovrapposizioni dei tratti, nell’opera sono facilmente riconoscibili un fallo e dei cuori che, senza troppa esitazione, emergono da questo caos materico. Al 1970 risale invece Untitled, tela appartenente alla Collezione Menil e conservata presso la Cy Twombly Gallery di Houston. Si tratta di una composizione che rientra all’interno di una serie di opere che visivamente ricordano lo stesso effetto generato dalla scrittura in gesso su una lavagna. Su uno sfondo grigio scuro emergono così innumerevoli linee tendenzialmente circolari e di colore bianco. Twombly ci invita a rifiutare lo stereotipo estetico servendosi di un segno piuttosto goffo e “infantile” che riproduce, talvolta, una calligrafia calcata e modellata che trova la sua esistenza ed essenza nel gesto. Tale gesto non ha origine da un momento di tedio, ma nasce dall’esigenza di azione che, inevitabilmente, produce effetti sulla percezione visiva e mentale dello spettatore. Il gesto dà vita a pulsioni discontinue ed evoca un’idea libera dalla repressiva razionalità permettendoci così di godere pienamente della spontaneità dell’andamento indomabile di un tratto o di una pennellata, ormai privi di regole e di limiti. Più recente (2001) è Lepanto, un ciclo pittorico composto da 12 tele create dall’artista statunitense per la Biennale di Venezia e attualmente esposto al Museum Brandhorst di Monaco di Baviera. Si osservano composizioni cromatiche costituite da sfumature di giallo, rosso, turchese e azzurro che riescono a trasmettere il dramma generato dalla celebre Battaglia di Lepanto (1571), conflitto navale in cui la Lega Santa (coalizione di truppe spagnole, veneziane e papali) sconfisse l’imponente flotta ottomana segnando così la fine del dominio nel Mediterraneo (di seguito Lepanto III e Lepanto XII). L’eccellenza creativa e stilistica dell’attività artistica di Cy Twombly, racchiusa nella denominazione di “Simbolismo romantico”, è oggi maggiormente testimoniata dal valore economico attribuitole dal mercato mondiale: ad esempio, nel 2017 il dipinto Leda and the swan (soggetto mitologico che compare per almeno 6 volte nella sua produzione artistica) fu venduto dalla Christie’s, celebre casa d’aste di New York, per ben 52, 9 milioni di dollari.
Immagini tratte da: www.wikiart.org www.fxreflects.blogspot.com www.flickr.com it.wahooart.com www.wikiart.org
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Gennaio 2022
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