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10/4/2017

Damien Hirst e la Morte in Formalina

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​di Alessandro Rugnone
“I was taught to confront things you can't avoid. Death is one of those things. To live in a society where you're trying not to look at it is stupid because looking at death throws us back into life with more vigour and energy. The fact that flowers don't last for ever makes them beautiful.”
Damien Hirst    
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The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living, 1991
Esponente degli YBAs (Young British Artists), termine coniato nel 1996 dalla famosa rivista londinese Art Monthly, Damien Hirst è impegnato sin dagli anni 90 nell'arte. Nel 1981, a soli 16 anni, dopo essere stato condotto da un suo amico, studente di biologia, in un obitorio, Damien fu profondamente colpito dalla visita presso quel luogo di morte da farne il perno attorno a cui ruota tutta la sua arte. Dal 9 Aprile a Venezia è stata aperta al pubblico la sua mostra con nuove opere e lo stesso Post ha lanciato l'evento con il titolo La nuova esagerata mostra di Damien Hirst.
Del 1991 è The Impossibility of Death in the Mind of Someone Living che appartiene a un gruppo di opere con il tema preferito di Damien. Uno squalo bianco venne riposto in tre teche bianche in vetro e riempite di formalina. La presenza della mostruosa e paurosa bestia, allo stesso tempo meravigliosa e affascinante, suscita nello spettatore un kantiano sentimento del sublime, un'atavica combinazione di terrore e meraviglia. La grande tecnica nella rappresentazione della fisicità e della misuratissima ripresentazione in cubi dall'eco minimalista del repellente animale sono in grado si smussare il disgusto misto alla paura, immergendo la mente di coloro che ammirano nella contemplazione estetica di una morte apparente e irreale, meravigliosa. L'artista ha, nella sua semplicità, presentato uno squalo morto, un semplice cadavere, in un momento preciso, quello più puro della morte stessa, quello precedente allo stato degenerativo. Hirst ha immerso nella formaldeide molti altri tipi di animali, come mucche e tigri, nonostante ciò è questa opera che riesce maggiormente a suscitare nello spettatore nausea, terrore, disgusto e meraviglia per le sue forti implicazioni legate alla pericolosità reale ma anche all'immaginario che si è costituito su questo animale: quello che per i bambini è il lupo nero, per gli adulti è lo squalo. Hirst è riuscito a rappresentare con la sua opera l'esatto momento della morte con un concetto nuovo, quello dell'assenza della vita, al quale noi uniamo solitamente il processo consequenziale, quello di putrefazione e disfacimento. Damien Hirst ha, invece, prima sottratto l'orgasmo della morte dalla necessità eiaculatoria dell’ultimo spasmo, l'orgasmo che precede l'eiaculazione, e poi ha cristallizzato sotto formalina un'estasi inaspettatamente destinata a non finire.

Immagine tratta da:
www.artribune.com

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