Gli inizi del Seicento in Spagna furono segnati dalla disastrosa eredità lasciata da Filippo II, i cui fallimenti in politica estera condussero il regno sull’orlo del declino economico. Tuttavia, furono anche gli anni di una grande fioritura culturale, segnata dalla pubblicazione del Don Chisciotte di Cervantes e dalla pittura visionaria di El Greco, che aprì la via della modernità agli artisti successivi, tra i quali si configura il maggior pittore del Barocco spagnolo: Velázquez.
Diego Rodriguez de Silva y Velázquez esordì giovanissimo con opere appartenenti al genere del bodegón, una pittura di vita quotidiana, di soggetti umili e di natura morta, che in Spagna produsse interessanti interpretazioni del caravaggismo. In un capolavoro come L’acquaiolo di Siviglia, Velázquez dimostrò di aver compreso profondamente l’opera di Caravaggio, nonostante ne avesse conosciuto i testi principali soltanto attraverso le copie degli imitatori. Dall’oscurità del fondo emergono tre personaggi, vicini e al contempo isolati nell’intensità dei propri pensieri. Il venditore d’acqua, noto nelle strade della città natale del pittore, ha il volto rugoso e gli abiti sdruciti, ma si presenta all’osservatore come una figura monumentale e ieratica. Le gocce d’acqua che colano lungo la pancia dell’anfora di terracotta, la lucentezza della brocca smaltata e i giochi di luce che riverberano sulla superficie trasparente del calice di cristallo conferiscono al dipinto un senso di straordinario naturalismo.
L’acquaiolo di Siviglia, 1619-1620, Londra, Wellington Museum; Caravaggio, Incredulità di San Tommaso, 1602-1603, Potsdam, Bildergalerie
Nel 1623, Velázquez giunse a Madrid, dove, con un fiero ritratto equestre di Filippo IV, ottenne la prestigiosa carica di pintor del rey, ossia di pittore ufficiale del re, all’età di appena ventiquattro anni, conservandola fino alla morte, avvenuta nel 1660. Se da un lato gli obblighi legati al gusto della corte madrilena gli impedivano di dare sfogo alla propria inventiva artistica, dall’altro ebbe l’opportunità di studiare le numerose opere di Tiziano presenti nella collezione dei regnanti di Spagna e distribuite tra il Palazzo Reale e l’Escorial. Su sollecitazione di Rubens, che in quel periodo si trovava a Madrid, Velázquez partì alla volta dell’Italia nel 1629, quindi vi tornò vent’anni dopo per un altro e ancor più fecondo viaggio, durante il quale produsse alcune tra le sue opere maggiormente conosciute. É il caso del ritratto vivissimo di papa Innocenzo X Pamphilj, che si pone in eloquente dialogo con i precedenti di Raffaello e di Tiziano.
Raffaello, Papa Giulio II, 1511, Londra, National Gallery; Tiziano, Papa Paolo III con Alessandro e Ottavio Farnese, 1546, Napoli, Museo di Capodimonte
Verosimilmente fu dipinto a Roma anche l’unico nudo che conosciamo di Velázquez, l’unico dell’intera tradizione spagnola, almeno fino a Goya. In una posizione piuttosto inusuale per un nudo, la conturbante ed erotica figura femminile si identifica come Venere allo specchio soltanto in virtù del particolare delle ali di Cupido.
Rientrato definitivamente a Madrid, nel 1656 Velázquez realizzò il suo dipinto senza dubbio più celebre: Las Meninas. Il titolo fa riferimento alle due damigelle d’onore che accompagnano l’infanta Margherita, situata al centro della composizione. Fanno parte del suo seguito due nani, uno dei quali è impegnato a infastidire il cane dal muso corrugato in primo piano, e alcuni funzionari. La luminosa apertura sulla parete di fondo, da cui si intravede il consigliere José Nieto, dà la misura dell’affondo prospettico della composizione. Poco oltre, uno specchio riflette il soggetto dell’immensa tela di cui vediamo il verso in primissimo piano e che lo stesso Velázquez sta dipingendo: Filippo IV con la consorte Marianna d’Austria, che tuttavia sono esterni alla scena rappresentata, occupando idealmente lo spazio dello spettatore. Autoritratto, ritratto, pittura di storia e di genere si confondono in questo quadro eccezionalmente moderno, fermo immagine di un momento della vita del tempo, nel quale, per una volta, i ruoli dell’artista e di colui che è ritratto sono ribaltati, scompaginando ogni logica e convenzione.
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Gennaio 2022
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