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4/5/2021

Flaming June, il capolavoro di Frederic Leighton

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di Marianna Carotenuto
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Flaming June è il dipinto più famoso e celebrato di Frederic Leighton, presidente della Royal Academy di Londra nonché una delle figure inglesi più importanti del mondo dell'arte durante la seconda metà del XIX secolo.
Nel 1895 Lord Leighton presentò Flaming June proprio alla Royal Academy insieme ad altre cinque opere, tra cui si ricorda Lachrymae, Twixt Hope and Fear, The Maid with the Golden Hair e Candida.
In quel periodo Leighton non avrebbe mai immaginato che Flaming June sarebbe stato uno dei suoi ultimi quadri, né che sarebbe diventato il suo capolavoro. 


A prima vista, osservando Flaming June, è ben visibile un groviglio di tessuto stropicciato di color arancione, che rimanda al sole caldo e luminoso di una tipica giornata di Giugno. Si sa, infatti, che la stagione preferita dai pittori dell’Estetismo era l’estate, quando la natura, illuminata dal sole, presentava colori accesi.
Nel dipinto di Leighton, i brillanti colori di impronta tizianesca, rivestono un corpo dall’emblematica anatomia michelangiolesca: Michelangelo utilizza questa posa di origini classiche nella scultura de La Notte che adorna la tomba Medicea nella Basilica di San Lorenzo a Firenze, di cui Leighton conservava nel suo studio diverse fotografie.
Come di consueto nella pittura vittoriana, venivano ritratte donne addormentate, assorte, morte o morenti come Ophelia di John Everett Millais, per la cui realizzazione l’artista fece immergere Lizzie Siddal, moglie dell’amico Dante Gabriel Rossetti, in una vasca da bagno riscaldata da candele.
Ma a differenza di Ophelia, con Flaming June ci troviamo davanti una giovane donna addormentata, avvolta nel suo abito arancione in un insieme di curve intrecciate, che guidano il nostro sguardo lungo tutta la composizione.


La donna che ha ispirato Flaming June è Dorothy Deene, amica e protetta di Leighton per diversi decenni.
Dietro di lei, si dispiega il Mar Mediterraneo che scintilla sotto gli ultimi raggi del sole; presumibilmente dipinto studiando i bozzetti ad olio a cui l’artista aveva lavorato durante i suoi precedenti viaggi.
Analizzando gli schizzi, a sinistra dell'orizzonte era ben evidente un'isola, che attualmente è solo debolmente visibile.


​È possibile che attraverso Flaming June , opera carica di bellezza ed erotismo, Leighton abbia voluto esplorare la connessione estetica tra il sonno e la morte, concetto che attraeva la maggior parte degli artisti vittoriani.
A suggerire questa associazione è l'oleandro posto nell’angolo della tela; fiore dai colori vivaci ma al contempo velenoso, spesso associato alla morte in varie poesie dell'epoca.
E’ anche questo mistero a rende tale dipinto così affascinante anche ai nostri giorni. Tuttavia, negli anni della prima guerra mondiale, Flaming June era visto come una reliquia del passato, incarnando un ideale estetico e dei valori che dovevano essere oramai superati.
Trent’anni dopo, Flaming June passò dall'essere considerato "Il più meraviglioso dipinto esistente" (Samuel Courtauld, 1876-1947), allo scomparire senza lasciare letteralmente traccia.
Riapparve nel 1962, nella vetrina del negozio di un corniciaio di Battesea, sulla quale si posò l’attenzione del musicista e compositore Andrew Lloyd Webber. Ma Lloyd Webber, allora era solo uno studente appassionato d’arte vittoriana e con l’ambizione di diventare un collezionista, per cui non possedeva le sterline necessarie per comprare il quadro e chiese un prestito a sua nonna. C’e da dire che quando riapparve nel mercato dell'arte, l'arte vittoriana era completamente fuori moda, pertanto la nonna, disinteressata, rifiutò così Lloyd Webber dovette rassegnarsi.
Flaming June fu riscoperto in una galleria londinese da Luis A. Ferré, fondatore del Museo de Arte de Ponce, sua città natale, che se ne innamorò a prima vista.
Il quadro è ancora conservato nel suo museo e da quell’isola del mar dei Caraibi, la sua fama ha continuato a crescere inesorabilmente. Fu ospitato in Europa l’ultima volta nel 2008 alla Tate Britain insieme ad un altra opera della collezione di Luis Ferré, The Sleep of Arthur in Avalon di Burne Jones.

Foto

Immagini tratte da:
https://www.museoarteponce.org/

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