15/8/2017 Franco Vaccari, Esposizione in tempo reale N.4. Lascia una traccia fotografica del tuo passaggio (1972)Read Now
Esposizione in tempo reale N.4. Lascia una traccia fotografica del tuo passaggio (1972)
“[...] ho esposto una cabina Photomatic (una di quelle cabine per fototessere che si trovano nelle grandi città) ed una scritta in quattro lingue che incitava il visitatore a lasciare una traccia fotografica del proprio passaggio. Io mi sono limitato ad innescare il processo facendo la prima photostrip, il giorno dell'inaugurazione; poi non sono più intervenuto. Alla fine dell'esposizione le strip accumulate erano oltre 6000”
Esposizione in tempo reale N. 4. Lascia sulle pareti una traccia fotografica del tuo passaggio, opera presentata dall'artista e fotografo modenese Franco Vaccari in occasione della 36° Biennale d'arte di Venezia del 1972, kermesse nutrita quell'anno di collaborazioni di altissimo prestigio (si pensi a Giulio Turcato, Gino de Dominicis, Luciano Fabro e Mario Merz per il solo padiglione Italia), pone in essere quell'operazione di occultamento (o dissoluzione) dell'autore dietro la sua creazione teorizzata dall'artista a più riprese in tutto l'arco della sua carriera. Alla fine degli anni sessanta Vaccari mette a punto il concetto di esposizione in tempo reale, dando vita a performance che, come spiega, si autogenerano o autocostruiscono attraverso l'uso del mezzo fotografico. In Esposizione in tempo reale N.4 l'artista installa una Photomatic (o cabina automatica per fototessere) negli spazi espositivi della Biennale e esorta i visitatori a farsi immortalare dall'obiettivo automatico in una striscia fotografica di quattro fototessere. Alle pareti affigge un invito in quattro lingue: “Lascia una traccia fotografica del tuo passaggio”. L'invito viene accolto entusiasticamente. Durante l'esposizione le pareti si riempiono di migliaia di strip accostate le una alle altre in un variegato catalogo di volti, di smorfie e di espressioni. Ogni singolo scatto interagisce organicamente con l'insieme di cui è parte e realizza nel complesso un variopinto mosaico di tasselli narrativi ed emozionali. “La differenza fra gli happening, le performance e le esposizioni in tempo reale è una differenza di struttura. Mentre infatti le prime si sviluppano linearmente e nelle varie fasi ubbidiscono a precisi programmi predeterminati, le esposizioni in tempo reale hanno come elemento caratterizzante la possibilità di retro-azione e cioè del feedback”. La novità dunque, osserva Vaccari nel 1974, è il feedback: lo spazio della contemplazione si disgrega lasciando spazio a quello dell'azione, dell'interazione, del gioco. Il visitatore si rende così parte attiva e partecipe della creazione artistica. “Per un momento” - scrive Vaccari - “chi accettava il gioco aveva uno spazio da gestire in modo autonomo, uno spazio privato immerso nello spazio pubblico, in cui era possibile dare libero sfogo al desiderio e al sogno”. L'opera si autoalimenta, vive di una vita propria al di là della coscienza dell'artista che la crea. E il risultato è sensazionale.
Immagini tratte da:
1 2 3 4 www.arttribune.com
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Gennaio 2022
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