Viaggiando per l’Italia, per l’Europa e non solo si possono incontrare lungo il cammino i possenti resti degli acquedotti romani che per molto tempo hanno rifornito d’acqua le diverse città dell’impero. Ma come arrivava l’acqua dalla fonte alle città? Per la costruzione di un acquedotto il primo passo era quello di individuare la sorgente sotterranea. Una volta individuata la sorgente (caput aquae) veniva costruito un bacino (piscina limaria) in cui l’acqua rimaneva a decantare prima di defluire. L’acqua viaggiava all’interno di un condotto (specus) grazie alla pendenza con cui era stato costruito. Man mano che lo specus avanzava esso presentava una pendenza diversa affinché l’inclinazione e la gravità muovessero l’acqua all’interno del canale. Lungo il cammino vi potevano essere degli ostacoli come le depressioni del terreno. Qualora il percorso fosse segnato da una depressione le soluzioni potevano essere due: 1) La costruzione degli archi sovrapposti 2) L’uso del sifone inverso Nella prima ipotesi si costruivano gli archi che seguivano l’andamento della depressione in modo che la pendenza fosse garantita e l’acqua continuasse il suo percorso. La seconda soluzione veniva utilizzata qualora la depressione fosse stata maggiore di cinquanta metri. Ma in cosa consiste il sifone inverso? Un condotto ad “U” a gravità che permetteva il superamento della depressione. Come si può vedere dall’immagine, l’acqua giungeva prima nel serbatoio a monte, si arrestava e poi con l’aiuto della depressione e del sifone inverso l’acqua aveva la spinta necessaria per giungere all’altro serbatoio a valle. Una volta terminato il percorso, l’acqua non entrava subito in città, ma rimaneva a decantare nel cosiddetto castellum aquae. Da qui, attraverso diverse condutture l’acqua veniva smistata in città per i diversi usi: pubblico (fontane, come la meta sudans che si trovava nei pressi dell’anfiteatro Flavio a Roma), privato (le varie domus e villae) e termale, come si può vedere dai tre fori presenti in basso nella struttura del castellum di Pompei. Il Pont du Gard è un esempio di magnificenza che Roma raggiunse nella costruzione degli acquedotti, un ponte che faceva parte dell’acquedotto che univa Uzes e Nimes in Gallia. Ognuno di noi potrebbe avere in tasca questo ponte, infatti se prendiamo il rovescio della banconota da cinque euro possiamo osservare proprio Pont du Gard. Come le strade, anche gli acquedotti sono il risultato dell’avanzato grado di ingegneria edile a cui erano giunti i Romani. Immagini tratte da:
- Ricostruzione dell'andamento dell'acquedotto da: RomanoImpero, voce: Marco Vitruvio Pollione. - Acquedotto di Segovia, da: Wikipedia, Bernard Gagnon, CC BY-SA 3.0 - Rocostruzione depressione e sifone inverso da: lcs.unical.it - Castellum aquae, da: Wikipedia, Mentnafunangann, CC BY-SA 3.0 - Pont du Gard da: Wikipedia, CC BY-SA 3.0 - Banconota da cinque euro da: Wikipedia, Robert Kalina, CC BY-SA 3.0
1 Commento
michele
31/10/2019 13:12:06
molto bello e istruttivo .studio condotti e sifoni inversi preistorici fino all'eta del bro zo e primo leriodo laziale. legati ai culti delle acque italici.se ti va chiama per ino scambio cultirale.3401565551
Rispondi
Lascia una Risposta. |
Details
Archivi
Gennaio 2022
Categorie |