di Ilaria Ceragioli Irregolare, contorto, grottesco: erano questi i termini con cui inizialmente si soleva qualificare quello stile che nacque a Roma nel terzo decennio del Seicento, il Barocco. Aggettivi dal carattere fortemente dispregiativo che riportano alla mente quegli attributi assegnati secoli prima a un altro stile artistico, il Gotico. Linee serpentine, forme ricurve e corpi dalle avvolgenti torsioni esprimono quella teatralità, quell’illusione e quella drammaticità di cui si avvalsero la scultura, l’architettura e la pittura del Seicento. Interessante è l’impatto che tale corrente artistica ebbe sulla città di Genova. Un influsso così considerevole che tutt’oggi si parla di “Barocco genovese”. La diffusione dello stile barocco in quest’area geografica è legata a una fase particolarmente fiorente e fortunata della Repubblica di Genova. Alcune famiglie nobili tra cui le dinastie Doria, Spinola, Pallavicini, Adorno, infatti, vollero mostrare la propria magnificenza commissionando ritratti, ma soprattutto facendo costruire e decorare palazzi cittadini, chiese e ville. All’interno di questo fertile contesto economico e artistico, fondamentale fu l’attività del pittore genovese Gregorio de Ferrari. L’artista decorò la volta e la cupola della più antica chiesa di Genova, la Basilica di San Siro. Al suo interno, nel 1676 il pittore affrescò La gloria di s. Andrea Avellino e tele con Estasi di s. Francesco e Riposo durante la fuga in Egitto. Tra i più rappresentativi esempi del Barocco genovese ricordiamo anche la decorazione interna della Chiesa di Santa Maria delle Vigne. Qui, di fatto, dimora l’opera di Gregorio de Ferrari intitolata S. Michele arcangelo che precipita gli angeli ribelli. Un trionfo cromatico, gestuale e spaziale caratterizza così le figure bibliche che animano le scene, creando un’atmosfera d’insieme capace di catturare immediatamente l’occhio e lo spirito dello spettatore. A un certo punto della sua carriera Gregorio de Ferrari iniziò a lavorare con il suocero Domenico Piola, un altro eccellente protagonista del Barocco genovese. Frutto del loro genio è l’ornamento interno della Basilica della Santissima Annunziata del Vastato. Come anticipato, il Barocco genovese non si manifestò soltanto all’interno di edifici religiosi, ma anche all’interno di palazzi signorili. Ne è un lampante esempio Palazzo Rosso, in particolare la decorazione ad affresco presente nel secondo piano nobile. Anche qui, intorno al 1686-1687, vi lavorarono Gregorio de Ferrari e Domenico Piola. Ricordiamo così l’Allegoria della Primavera, nella sala 19 e l’Allegoria dell’Estate, nella sala 20. Nell’Allegoria della Primavera Cupido è intento a dare fuoco a delle fiaccole, Venere è raffigurata in atteggiamento seducente e Marte è presentato in volo. È giunta la primavera e tutto prende vita: putti e fanciulle giocano festosi.
Nell’Allegoria dell’Estate al centro della composizione vi è Apollo accompagnato da un leone che allude al segno zodiacale. In volo, affiancata da un putto, vi è invece Cerere, dea delle messi e della fertilità. Innumerevoli, dunque, sono le sorprese artistiche create da Gregorio de Ferrari che dimorano a Genova. Forte è l’invito a farsi avvolgere da quest’aura barocca che risplende di maestosità, di accese cromie e di panneggi svolazzanti e che esplode di esuberante vitalità. Immagini tratte da: www.wikiwand.com www.chiesadigenova.it www.tripadvisor.com.sg www.commons.wikimedia.org www.commons.wikimedia.org
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Gennaio 2022
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