di Andrea Samueli ![]() Titolo: Guerra segreta nell’antica Roma Autrice: Rose Mary Sheldon Casa editrice: Libreria Editrice Goriziana (collana LeGuerre) Pagine: 478 Prezzo: formato cartaceo 26 € EAN: 9788861020214 Colonnello dell’esercito e docente di storia antica al Virginia Military Institute, Rose Mary Sheldon unisce le due carriere in questo saggio riguardante le attività di intelligence nel mondo romano, con il duplice obiettivo di sfatare il mito secondo cui i Romani non ne avrebbero fatto uso per senso dell’onore e fornire un’accurata documentazione dell’attività spionistica di Roma. I primi capitoli sono infatti dedicati ad un’analisi storica e cronologica dell’evoluzione del pensiero militare romano: l’autrice parte dal IV secolo a.C. mostrando i primitivi, seppur presenti, metodi di raccolta di informazioni in uso nel periodo, dall’utilizzo di ricognitori ed esploratori agli interrogatori di prigionieri e disertori, sino alle più mistiche rivelazioni religiose. Il passare del tempo porta a mutamenti nell’esercito, dalla falange al manipolo, ed anche nel settore dell’intelligence ci sono una serie di cambiamenti, primo fra tutti una maggiore consapevolezza dell’importanza di reperire informazioni utili su nemici e altri popoli presenti nello scacchiere internazionale. Per fare ciò, fondamentali sono le relazioni intrecciate con i popoli alleati e soprattutto i resoconti dei mercanti, veri occhi e orecchie di Roma all’estero. L’incontro/scontro con il mondo punico e le pesanti sconfitte subite ad opera di Annibale obbligano Roma a rivedere nuovamente il settore spionistico avvalendosi all’estero di diplomatici, commercianti, messaggeri e spie. Le capacità romane si affinano ma la mancanza di specializzazione è ancora evidente, come emerge soprattutto dal contatto con il mondo ellenistico. Grandi cambiamenti avvengono verso la fine della Repubblica: generali come Giulio Cesare comprendono che la buona riuscita di una battaglia o di una campagna dipende anche dalle informazioni raccolte e debitamente diffuse. Cesare fa ampiamente ricorso all’uso di esploratori a cavallo (exploratores) e di spie infiltrate tra le tribù nemiche (speculatores); a lui va la creazione di un primo sistema di posta ufficiale per l’invio di informazioni affidato a messaggeri di fiducia. Ma è con Augusto, il primo imperatore, che si assiste ad una vera svolta in questo settore. Il servizio postale viene potenziato e centralizzato (cursus publicus) e, al fine di avere maggiori informazioni per future conquiste, si intraprendono missioni esplorative militari. Ogni legione è ora dotata di un corpo di intelligence affidato agli speculatores e gli stessi militari possono svolgere incarichi “in borghese”. Augusto non si limita a ricercare informazioni oltre i confini dell’impero, ma realizza anche un sistema di sicurezza interno volto a scoprire eventuali cospiratori e a sedare ribellioni e rivolte. Giunti ad Augusto, l’autrice interrompe l’analisi cronologica per dedicarsi allo studio di argomenti specifici. I corrieri, i codici e i segnali luminosi, in sostanza i sistemi di trasmissione delle informazioni in uso in epoca imperiale, le permettono di prendere in esame le linee difensive in Britannia e sul limes germanico. I due capitoli successivi sono incentrati infine sulle figure professionali impiegate nei servizi segreti, i frumentarii prima, militari per lo più con compiti di spionaggio e assassinio, e gli agentes in rebus e i notarii poi, corrispettivo civile dei primi. La grande conoscenza della materia da parte dell’autrice è evidente, così come la volontà di creare un testo che possa avvicinarsi anche ai non “addetti ai lavori”. Nonostante l’argomento sia molto specialistico, questo non appare appesantito grazie allo stile semplice e lineare; gli eventi e le informazioni date vengono sempre spiegate accuratamente, rimandando per eventuali approfondimenti al ricco apparato di note al termine di ogni capitolo. Inevitabilmente l’enorme arco di tempo preso in esame, dalle origini sino al II secolo d.C., fa sì che molti eventi storici non vengano analizzati e ciò influisce sulle considerazioni finali dell’autrice (o forse sono proprio le idee della Sheldon a portare alla scelta di determinati eventi). Prendere in esame, in un lasso di tempo di sei secoli, solo alcune, seppur fondamentali, battaglie, come esempi della mancanza di un sistema di intelligence adeguato nel mondo romano, appare perlomeno avventato: sicuramente non tutti i generali e gli ufficiali romani si comportarono come Crasso o Varo e la dimostrazione è la durata stessa dell’impero (conclusione alla quale sembra poi giungere, contraddicendosi, anche l’autrice nell’ultimo capitolo). Bisogna poi considerare i mezzi e le conoscenze del periodo ed è questo ciò in cui pecca probabilmente il saggio, l’immedesimarsi in un mondo così distante dal nostro. L’esempio di Cesare in Britannia è emblematico: definire Cesare più fortunato che abile significa sottovalutare la situazione in cui il generale si trovò, costretto alle prese con una terra completamente sconosciuta e con i sistemi di trasmissione a disposizione. Nel complesso si tratta comunque di un ottimo libro, ricco di spunti di riflessione e punto di partenza per studi più approfonditi. Immagine tratta da:
www.ibs.it
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Gennaio 2022
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