di Antonio Monticolo Al momento della scoperta la statua era sostanzialmente completa come dimostrano il disegno di Giovanni Antonio da Brescia e l'incisione di Marco Dente, ma che allo stesso tempo ci mostrano anche le mancanze principali: il braccio destro del figlio minore, il destro del Laocoonte e le dita della mano destra del figlio maggiore, mentre era presente la testa del serpente che morde il fianco di Laocoonte, la quale sparirà dalle immagini successive. Giovan Antonio da Brescia Siamo a conoscenza del primo intervento di restauro attraverso due elementi: la descrizione che della statua danno gli ambasciatori veneti durante la loro visita nel 1523 in cui menzionano la mancanza del solo braccio di Laocoonte, e dall'altro il disegno di van Heemskerck del 1532 -33 dove le braccia del figli sono già presenti. Poiché il cardinale Giulio de' Medici, futuro papa Clemente VII, aveva commissionato nel 1520 a Baccio Bandinelli una copia al naturale del Laocoonte da offrire a Francesco I re di Francia, quella che oggi si trova nella Galleria degli Uffizi, è possibile ipotizzare che lo stesso scultore avesse restaurato le braccia dei figli nel corso degli studi per la realizzazione della sua replica. Laocoonte di Baccio Bandinelli Il braccio del padre sarebbe stato integrato solo più tardi tra il 1532 e il 1533 da un allievo di Michelangelo, fra' Giovanni Agnolo Montorsoli, ma in realtà questi non terminò il lavoro, visto che dovette tornare a Firenze e venne messo in opera solo il modello in terracotta che Montorsoli non aveva avuto tempo di trasferire in marmo. La posizione era protesa verso l'alto e nel complesso assai più teatrale di quanto non fosse l'antica. Ci fu anche un altro braccio realizzato per il restauro ma mai messo in opera che una vulgata attribuiva a Michelangelo a partire dalla prima menzione che se ne ha risalente al 1720. Esso ha una posizione completamente diversa, ripiegata e assai vicina a quella del braccio originale. Sulla data e paternità di questo intervento ci sono due posizioni: da un lato gli studiosi pensano di attribuirlo ad Agostino Cornacchini, che all'inizio del `700 lavorò effettivamente sul Laocoonte; dall'altro si sono esplorate almeno un paio di possibilità nell'ambito del `500. Il problema e risolvibile in via definitiva solo se verrà trovata documentazione archivistica chiarificatrice. A causa della Controriforma si sviluppò un vero e proprio disinteresse pontificio per la collezione conservata nel Cortile delle Statue. Tutto questo terminò con Clemente XI Albani (1700- 1721), papa colto e amante delle arti, il quale intervenne con un vasto programma di risistemazione del Cortile. È in questo contesto che rientra l'intervento del Cornacchini, che restaura nuovamente il braccio destro a entrambi i figli e la testa del serpente sul fianco dí Laocoonte, tutte parti che nel frattempo si erano o perdute o danneggiate. Il braccio Montorsoli, in ogni caso, non sopravvisse al XVIII secolo. Perché troviamo montato sulla spalla del sacerdote troiano un altro braccio, di posizione simile a quella voluta dal Montorsoli, ma con una disposizione delle spire chiaramente diversa. Molto probabilmente si era voluto rimediare senza troppa pubblicità alla perdita del precedente, che poteva essere dovuta a diversi motivi, da un tentativo d'integrazione mal riuscito a un danneggiamento casuale. Anche il figlio minore ottenne in quest'occasione un nuovo braccio poco felice. Integrazioni di Agostino Cornacchini Ma tutto cambiò nuovamente quando con l'arrivo dei commissari francesi incaricati delle requisizioni delle opere d'arte che lo Stato Pontificio, in base al trattato di Tolentino del 1797, doveva consegnare alla Francia, il Laocoonte venne imballato, dopo essere stato privato delle sue braccia, e portato a Parigi. Ma la storia non finisce qui! Nel 1906 Ludwig Pollak studioso e mercante d'arte, aveva donato al museo un braccio piegato e parzialmente avvolto nelle spire di un serpente. L'aveva riconosciuto nella bottega di uno scalpellino il quale l'avrebbe ritrovato in uno scavo lungo il tratto urbano della via Labicana, dunque non troppo distante dal luogo del rinvenimento cinquecentesco del gruppo scultoreo. Infine eccoci arrivare all’ intervento del 1957: il restauro del Magi. Braccio Pollack Il Magi smontò completamente il gruppo, realizzando un prezioso calco di ciascuna delle parti separate, modificando leggermente la posizione del figlio maggiore rispetto al padre e togliendo le braccia del precedente restauro, quello del periodo canoviano. Sul sacerdote troiano venne infine montato il braccio Pollak. La parola del nostro gioco è: cuscino Laocoonte: restuaro del Magi Per saperne di più: Ludovico Rebaudo, I restauri del Laocoonte, in Laocoonte: fama e stile a cura di Salvatore Settis, 2006. Immagini tratte da:
- The Digital Sculpture Project - Repubblica.it - engramma - la tradizione classica nella memoria occidentale n.161 - Wikipedia, CC BY-SA 3.0, Gentil Hibou voce: Ludwig Pollack - Homolaicus
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Gennaio 2022
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