di Ilaria Ceragioli Jessie Boswell, Luigi Chessa, Nicola Galante, Carlo Levi, Francesco Menzio ed Enrico Paulucci sono i sei pittori che costituirono quel sodalizio artistico che passò alla storia col nome “I sei di Torino”. La formazione del gruppo si colloca intorno al 1928, a Torino, presso la scuola privata di Felice Casorati; favorita da critici d’arte come Edoardo Persico e Lionello Venturi, fu sostenuta economicamente dal collezionista Riccardo Gualino. La loro è una pittura che si oppone a quella falsa classicità e monumentalità caratterizzanti la produzione artistica legata al regime fascista, più precisamente, a Novecento. Novecento fu un movimento artistico messo a punto nel 1922 a Milano da Margherita Sarfatti, critica d’arte e amante di Mussolini. Si trattava di un’arte che mirava alla precisione e alla decisione del segno, alla plasticità di cose e figure e che allontanava dalla pittura tutto ciò che fosse oscuro, eccessivo e “straniero”. Le opere create dal gruppo I sei di Torino, invece, guardavano alla pittura di Cézanne, Matisse, i Macchiaioli, Manet. Personalità diverse tra loro, ma con un obiettivo comune, dunque, elaborarono una pittura incentrata esclusivamente sul colore, non più sul disegno e sul volume. Una pittura che attraverso la forza del colore intendeva rifiutare e denunciare gli aspetti propri dell’arte fascista. Figura di spicco del gruppo fu Carlo Levi, celebre pittore e scrittore (scrisse il celebre romanzo Cristo si è fermato a Eboli). Noto fu anche il suo impegno politico antifascista. Di Carlo Levi ricordiamo l’opera Aria del 1929. Si tratta di un olio su tela conservato al GAM di Torino che venne esposto per la prima volta in occasione della “III Mostra dei Sei” presso la Galleria Bardi a Milano. Nella tela centrali sono la luminosità cromatica e la pittura en plein air che, chiaramente, rimandano alla lezione appresa dalle opere di Seurat. Una pittura raffinata che, al contempo, rivela inquietudini e malinconie è quella di Francesco Menzio. In essa, forte fu l’influenza di Matisse e, successivamente, di Modigliani. Celebre è il Ritratto d’uomo del 1929, oggi appartenente alla Collezione Iannaccone. La collezione dell’avvocato Iannaccone, tra l’altro, ospita anche Marina (1929), un olio su cartone elaborato dall’unica donna del gruppo, ossia la pittrice inglese Jessie Boswell. Reduce da un viaggio a Parigi nel 1928, anche Enrico Paulucci si appassionò ben presto all’arte impressionista. L’assenza di un disegno preparatorio e della precisione del segno, ad esempio, caratterizzano il Paesaggio con alberi e casa (1929). Il medesimo tema, un paesaggio alberato, si ritrova anche nell’opera Paese per la casetta (1929) di Nicola Galante. Qui, però, il soggetto è la sua città natale, Vasto, un paesino in provincia di Chieti. Tuttavia, il gruppo non diventò un movimento in quanto non fu mai dotato di una propria autocoscienza; si sciolse definitivamente nel 1935, anno in cui si ricorda anche la morte di Luigi Chessa.
Dopo l’osservazione di alcuni dei più noti capolavori di questi artisti e intellettuali, dunque, risulta limpida ed inequivocabile la loro volontà di aprirsi alle esperienze artistiche internazionali rinnegando l’arte di stampo fascista che, invece, rifiutava aspramente ogni influenza straniera. I Sei di Torino crearono così una pittura antieroica fondata sul colore e, soprattutto, sulla libertà. Immagini tratte da: www.gamtorino.it www.collezionegiuseppeiannaccone.it www.collezionegiuseppeiannaccone.it www.bing.com www.collezionegiuseppeiannaccone.it
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Gennaio 2022
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