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26/7/2016

Il Colosso di Rodi

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​di Andrea Samueli
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È il 304 a.C.: Antigono Monoftalmo, uno dei monarchi successori di Alessandro Magno, ha imposto a Rodi di interrompere gli scambi commerciali con l’Egitto governato da Tolomeo, ma l’isola, rimasta esterna alle lotte successive alla morte del condottiero macedone, si rifiuta di accettare. Con un esercito forte di quarantamila uomini e diverse centinaia di navi, il figlio di Antigono, Demetrio Poliorcete, attacca la città ma, dopo un anno di assedio, di fronte alla strenua resistenza dei Rodiesi, è costretto a ritirarsi, lasciando sul campo di battaglia molte delle macchine da guerra fatte costruire per l’occasione, tra le quali anche l’Helepolis, un’incredibile torre d’assedio alta quaranta metri.

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Ipotetica ricostruzione dell'Helepolis
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Proprio per festeggiare la vittoria viene realizzata un’opera, vendendo le armi da assedio recuperate, che passerà alla storia come una delle sette meraviglie del mondo antico: il Colosso di Rodi.
Nel mondo antico esistono numerosi esempi di statue dalle dimensioni strabilianti: basti pensare all’Atena Parthenos o allo Zeus di Fidia ad Olimpia, le cui altezze dovevano raggiungere i 12 metri. Ma nessuna opera sino ad allora realizzata aveva mai toccato dimensioni equiparabili a quelle del Colosso.
Opera dell’artista greco Carete di Lindo (allievo di Lisippo), l’enorme statua di bronzo alta circa 33 metri rappresentava il dio Helios, la divinità protettrice dell’isola.
Ma come dobbiamo immaginarlo? Paradossalmente, pur essendo una delle sette meraviglie, non ci ha tramandato alcun tipo di iconografia di sé. Le incisioni realizzate dal Rinascimento in poi lo mostrano stante, con le gambe divaricate per permettere il passaggio delle navi, i due piedi posti su due moli differenti, una spada in una mano ed un enorme braciere-faro nell’altra. Purtroppo questa rappresentazione, per quanto suggestiva, non è credibile: pur ipotizzando una struttura interna ad Y rovesciata, difficilmente la statua sarebbe potuta rimanere in piedi senza piegarsi sotto l’enorme peso. È più plausibile che avesse una postura simile a quella dell’Atena Parthenos, quindi una figura in piedi ma con le gambe ravvicinate.

Ricostruzione Atena Parthenos
Possibile copia romana dello Zeus di Fidia
Incisione del XVI secolo
Incisione del 1880
​È Filone di Bisanzio a fare un po’ di luce su questa incredibile opera: furono necessari 300 talenti (12 tonnellate) di ferro per la costruzione dell’intelaiatura interna e altri 500 talenti (20 tonnellate) di bronzo per il rivestimento esterno. A differenza delle altre statue in bronzo, per le quali testa e arti erano realizzati a parte e poi aggiunti al busto, qui la struttura si alzava in un tutt’uno, colata dopo colata. Una volta raggiunta una certa altezza si procedeva a ricoprire l’esterno di terra (anziché adoperare le classiche impalcature), creando così una sorta di terrapieno da impiegare per andare avanti nelle fasi di costruzione.
In conseguenza dell’altezza, Carete ritenne addirittura necessario riempire le gambe di grandi massi, al fine di stabilizzare meglio la statua, limitando l’effetto della spinta del vento e i movimenti generati da eventuali scosse telluriche. 
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La grandiosa statua dorata, alta 36 metri, voluta da Nerone: raffigurava l'imperatore nelle fattezze del dio Helios e molto probabilmente si ispirava al primo Colosso. La statua si ergeva all'interno della Domus Aurea e, successivamente, nelle vicinanze venne realizzato l'anfiteatro Flavio (da qui il nome Colosseo).
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I lavori durati circa 12 anni consegnarono, nel 293 a.C., alla città di Rodi un’opera unica in tutto il mondo antico, della quale l’isola potè vantarsi solo per 66 anni: nel 227 a.C. un violento terremoto fece crollare il Colosso, spargendo i suoi frammenti nell’area circostante, dove rimasero sino al 653 d.C. quando un generale di Othman occupò Rodi e vendette i pezzi del colosso ad un mercante di Edessa.
Niente è rimasto della straordinaria creazione di Carete e ciò lascia aperte le ipotesi riguardanti la sua collocazione: taluni lo vogliono al porto, là dove ora sorge il Forte di San Nicola; altri lo immaginano invece svettare al di sopra delle case della città e sorvegliare i porti, al posto di quello che secoli dopo diverrà il Castello (Collachium) dei Cavalieri di Rodi.

Immagini tratte da: 
scena d'assedio: da Pinterest 
quadro con veduta di Rodi e Colosso: da ancient.eu
Atena Parthenos: da Wikipedia Italia, Di Photograph by Dean Dixon, Sculpture by Alan LeQuire - Dean Dixon, FAL, voce "Atena Parthenos"
Zeus di Fidia: da Wikipedia Italia, Di George Shuklin, CC BY 2.5, voce "Religione dell'antica Grecia"
Colosso, incisione del XVI secolo: da Wikipedia Italia, Di Marten van Heemskerck (1498-1574) - http://www.rhodos-welten.de/koloss/koloss.htm, Pubblico dominio, voce “Colosso di Rodi”
Colosso, incisione del 1880: da Wikipedia Italia, Di gravure sur bois de Sidney Barclay numérisée Google - ouvrage Voyage aux Sept merveilles du monde Augé de Lassus, Pubblico dominio, voce “Colosso di Rodi”
Colosso di Nerone: da romanoimpero.com
Dipinto del Colosso: da Pinterest
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