La storia di questo monumento comincia nel 42 a.C., alla vigilia della battaglia di Filippi, lo scontro che vide le forze del secondo triumvirato (Ottaviano, Antonio e Lepido) fronteggiare i cesaricidi Cassio e Bruto ed il loro esercito; in questa occasione, per un’eventuale vittoria, Ottaviano fece voto di realizzare un tempio dedicato a Marte Ultore (Vendicatore). La battaglia si concluse positivamente per i triumviri, ma gli anni a venire furono segnati da scontri politici e da una feroce guerra civile, che vide uscire Ottaviano come nuovo regnante (principe) dello Stato romano.
Solo nel 2 a.C., dopo diversi anni di lavori, il foro ed il grande tempio dedicato a Marte vennero inaugurati. Lo stesso Augusto ci racconta che il complesso venne realizzato con i fondi provenienti dal bottino di guerra e Svetonio precisa che il terreno adibito alla costruzione fu acquistato da privati ma, per non entrare in disputa con alcuni proprietari, il progetto originario fu ridimensionato. ![]()
Niente sappiamo dell’architetto a cui fu commissionato il grandioso progetto. Il foro, lungo 125 metri e largo 118, era diviso dal quartiere della Suburra da un muro alto 33 metri; al contempo due grandi ingressi, posti ai lati del tempio e dotati di scalinate, permettevano di superare il dislivello tra il foro e la zona abitata. I visitatori che entravano da questo lato si imbattevano in due archi, uno di fronte ad ogni ingresso, eretti nel 19 d.C. e dedicati a Druso Minore (figlio di Tiberio) e a Germanico (figlio adottivo di Tiberio).
Procedendo verso la piazza si costeggiava il tempio, posto su un podio alto oltre tre metri. La scalinata di accesso presentava un altare al centro e due fontane ai lati; la fronte era scandita da otto colonne corinzie alte quasi 18 metri, così come i lati lunghi. L’interno era suddiviso in tre navate di cui quella centrale molto più ampia delle laterali. La cella terminava con un'abside all’interno della quale erano collocate le statue di culto di Marte Ultore, Venere e, forse, del Divo Giulio.
Due portici simmetrici, dotati di esedre (spazi semicircolari coperti con semicupole) e rialzati rispetto alla piazza da tre gradini, si aprivano ai lati del tempio, racchiudendo così lo spazio dedicato al foro augusteo. La parte superiore dei portici presentava statue di Cariatidi alternate a scudi con teste di Giove Ammone e altre divinità; i muri perimetrali erano scanditi da semicolonne di cipollino, tra le quali si aprivano nicchie contenenti statue bronzee di personaggi importanti del periodo repubblicano (summi viri). Una statua di Enea con Anchise e Ascanio troneggiava nell’esedra nord, circondata dalle statue degli antenati della gens Iulia ed i re di Alba Longa; in quella sud avremmo potuto ammirare Romolo con le spoglie di Acrone, da lui vinto, e altre statue raffiguranti summi viri.
La scelta di questo complesso iconografico non era casuale. In tal modo Augusto voleva unire la storia della Repubblica con quella della gens Iulia: Marte, padre di Romolo (colui che ha fondato Roma), e Venere, madre di Enea (colui che ha fondato la gens Iulia), si trovano entrambi venerati nel tempio voluto da Augusto, raffigurato in una statua monumentale posta al centro della piazza antistante il tempio stesso.
Il foro, voluto ufficialmente per creare nuovi spazi adibiti ai processi, alla politica (le riunioni del Senato si tennero più volte all’interno del tempio) e al commercio, fu in realtà il modo più eclatante per glorificare la figura di Augusto e l’inizio di una nuova era per l’impero romano.
Immagini tratte da: posizione del Foro di Augusto, da romanoimpero.com, voce “Foro di Augsto” foro di Augusto oggi, da Wikipedia Italia, CC BY-SA 3.0, voce “Foro di Augusto” ricostruzione del Tempio, da flickr.com pianta del tempio, da Wikipedia Italia, Di Cassius Ahenobarbus - Opera propria, CC BY-SA 3.0, voce “Tempio di Marte Ultore” pianta del Foro, da materiale dell’autore
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Gennaio 2022
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