di Antonio Monticolo Era il 46 a.C. quando Cesare, due anni prima di morire, inaugurò il suo foro. Il foro di Cesare nacque come progetto unitario, a differenza del Foro Romano che è andato sempre modificandosi nel corso del tempo. Il foro cesariano era costituito da una piazza centrale il cui centro era occupato dalla statua equestre del dittatore. Sul lato nord-ovest si ergeva il tempio di Venere Genitrice, mentre sui restanti lati si trovavano i portici da cui si aprivano le tabernae. La composizione era tale da attirare l’attenzione al centro della piazza e verso il tempio della dea. Il tempio era periptero (con colonne tutto intorno) sine postico (parte posteriore priva di colonne), su alto podio con otto colonne sui tre lati e all’interno della cella doveva trovarsi la statua della dea. La scelta di dedicare il tempio a Venere non è affatto casuale ma risponde a una precisa ideologia politica. Infatti, la dea era madre di Enea, padre a sua volta di Iulo i cui discenti (Romolo e Remo) fonderanno Roma. Dunque, Venere appare come la progenitrice mitica della gens Iulia (Venere-Enea-Iulo-gens Iulia). La volontà di Cesare era quella di mostrare a tutti come la sua posizione di preminenza a Roma fosse legittimata anche dall’origine mitica della famiglia, come se fosse voluta dagli stessi dei. Alla stessa maniera di Cesare, ma in forme più monumentali, farà suo figlio adottivo Ottaviano Augusto. Nel 42 a.C. darà inizio ai lavori per la realizzazione del suo foro che verrà terminato soltanto nel 2 a.C. (maggiori informazioni sul foro di Augusto) La valenza simbolica e di significato del foro di Augusto è enorme. Già la dedica a Marte Ultore (Vendicatore) non rimanda soltanto alla vendetta che Ottaviano nel 42 a.C. ottenne sui “cesaricidi” (uccisori di Cesare nella battaglia di Filippi), ma anche a una seconda vicenda: infatti, Augusto era riuscito a farsi riconsegnare le insegne romane rubate dai Parti (acerrima popolazione nemica di Roma) a Crasso nella battaglia di Carre del 53 a.C. L’elemento di maggiore interesse però sono le statue contenute nelle esedre. Infatti, le statue della gens Iulia e della progenie dei re di Alba Longa indicavano la continuità che intercorreva fra Enea e la stessa gens Iulia; le statue dei summi viri rimandavano, invece, al grande passato di Roma che permise ad Augusto di condannare all’oblio le vicende poco gradevoli della storia di Roma, come quelle delle guerre civili (Mario contro Silla, Cesare contro Pompeo e Ottaviano Augusto contro Marco Antonio) creando un nuovo insieme riveduto e corretto della storia romana. Come dice Paul Zanker in Augusto e il potere delle immagini: “Nel Foro di Augusto veniva resa pubblica, tramite la forma di un doppio messaggio scritto e visivo, un’immagine della storia riveduta e adattata alla nuova situazione politica. La storia romana veniva a coincidere con la marcia inarrestabile dell’Impero e il fatto di ricondurre l’intera vicenda alle imprese personali dei summi viri conferiva a quella marcia un indubbio carattere di inevitabile destino”. Immagini tratte da: - Tesoridiroma.net - https://it.wikipedia.org/wiki/Foro_di_Cesare, Di Cassius Ahenobarbus - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=29395344 - https://it.wikipedia.org/wiki/Foro_di_Augusto, Di Cassius Ahenobarbus - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=29496413 - https://it.wikipedia.org/wiki/Foro_di_Augusto, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=281002 Potrebbero interessarti anche:
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Gennaio 2022
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