di Nicola Avolio Mosaici, terme, palazzi frequentati da creature marine. Antiche reminiscenze archeologiche di epoca romana protette dalle acque che parlano di un luogo di villeggiatura per ricchi patrizi, amato anche da Cicerone, Domiziano, Cesare e Nerone. Conosciuto come “la Pompei sommersa”, il Sito archeologico di Baia custodisce al di sotto del mare un tesoro di profonda bellezza e inestimabile valore: situato nel più vasto contesto del Parco dei Campi Flegrei e, assieme al Parco Sommerso di Gaiola, tutelato dalla Soprintendenza dei Beni Archeologici di Napoli nonché area marina protetta, costituisce un tassello di splendore della Campania Felix ed è incastonato nell’area nord del Golfo di Napoli, tra Bacoli e la frazione di Baia. La ragione per la quale questi reperti archeologici si trovano oggi al di sotto del livello del mare è dovuta al fenomeno vulcanico dell’intera zona flegrea, il bradisismo, che da sempre ha interessato l’intera zona costiera a nord di Napoli: tale fenomeno ha causato movimenti verticali dell'area con escursioni in positivo ed in negativo di molti metri provocando negli ultimi 2000 anni l'inabissamento della linea di costa romana di circa 6/8 metri. Intorno al primo secolo a.C. infatti l'intera zona costiera a nord di Napoli era una fiorentissima stazione climatica, resa alla moda anche dalla presenza di una villa imperiale, il Pausilypon appunto che dette il nome al promontorio di Posillipo, costruita dal ricco liberto Publio Vedio Pollione. Costui alla sua morte, nel 15 a.C., nominò Augusto erede di tutti i suoi beni, Pausilypon compreso. In seguito ingrandita ed abbellita come proprietà imperiale, tale luogo pare abbia visto il tragico concludersi della congiura contro l'imperatore Nerone. Fra gli ambienti di maggiore pregio, che oggi si trovano inabissati, meritano una menzione il Ninfeo di Punta Epitaffio, triclinium con funzione di sala per banchetti risalente all'epoca dell'imperatore Claudio, le cui statue sono state trasferite all'interno del Museo archeologico dei Campi Flegrei dove l'ambiente è stato ricostruito, Capo Miseno, sede storica della flotta imperiale romana, l’antico percorso stradale, oggi percorribile tramite esperienze subacquee oppure tramite barche dal fondale trasparente che permettono di vedere al di sotto, e il Portus Julius, un sobborgo dell’antica Puteoli (oggi Pozzuoli) costruito da Marco Vipsanio Agrippa su volere di Ottaviano (da cui il nome) nel 37 a.C. e che costituiva un immenso complesso portuale che collegava il lago Lucrino con il lago d’Averno, sommerso anch’esso dal fenomeno del bradisismo e riscoperto soltanto nel 1956.
Un luogo straordinariamente suggestivo, ricco di storia e di archeologia, che ne fanno di questo tratto di fondali una piccola Atlantide romano/napoletana. Alcune informazioni per la stesura di questo articolo sono state tratte dai seguenti siti: https://it.wikipedia.org/wiki/Parco_sommerso_di_Baia https://it.wikipedia.org/wiki/Portus_Iulius https://initalia.virgilio.it/parco-sommerso-di-baia-una-piccola-atlantide-napoletana-15135 Immagini tratte da: http://insolitaitalia.databenc.it/turismo/capo-miseno-le-origini-del-nome-nel-mito-delleneide/ https://it.wikipedia.org/wiki/Ninfeo_di_Punta_Epitaffio http://www.archeoflegrei.it/la-citta-sommersa/strutture_sommerse_del_portus_iulius_-_archivio_soprintendenza_speciale_per_i_beni_archeologici_di_napoli_e_pompei/
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Gennaio 2022
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