di Marianna Carotenuto Il Pugilatore in riposo, conosciuto anche come Pugile delle Terme o Pugile del Quirinale, è uno dei più grandi capolavori della scultura bronzea di ogni tempo. La statua è stata rinvenuta nel marzo del 1885 alle pendici occidentali del Quirinale, nel luogo dell'ex convento di San Silvestro, tra il secondo e il terzo muro di fondazione di un edificio antico, alla profondità di 18 piedi. Dall'osservazione diretta dell'asportazione della terra in cui giaceva il capolavoro, l'archeologo Rodolfo Lanciani capì che la statua era stata nascosta in quel punto con la massima cura, collocata su un capitello di pietra in una cavità poi riempita con terra finemente setacciata, in modo da preservarne la superficie da eventuali danni. In preda all'emozione, Lanciani così descrisse il ritrovamento: «Sono stato presente nella mia lunga carriera a molte scoperte e ho inaspettatamente incontrato reali capolavori. Ma non ho mai provato un'impressione simile a quella creata dalla vista di questo magnifico esemplare di un atleta semi-barbaro, uscente lentamente dal terreno come si svegliasse da un lungo sonno dopo i suoi valorosi combattimenti». Non si sa con certezza la data della sua realizzazione, ma molti studiosi riconducono l’opera allo scultore e bronzista greco Lisippo. Il soggetto dell’opera è un pugile seduto, colto in un momento di riposo, probabilmente appena dopo un incontro, nell’atto di girare la testa verso destra, forse verso un interlocutore che gli stava dando direttive per proseguire il combattimento oppure verso un presagio. Il suo corpo è muscoloso; il viso, avvolto da barba e capelli riccioluti, dà l’idea di un uomo maturo, dati i segni del tempo e dei numerosi incontri passati. La statua presenta uno spiccato impatto realistico nella rappresentazione dei segni che rimarcano le lotte passate. Si notino le tumefazioni alle orecchie, un ematoma sotto l’occhio destro, le numerose ferite da cui cola sangue, le cui gocce sono state create con inserti in rame. In rame sono anche la bocca, i capezzoli e gli inserti sui caestus, grossi e complessi guantoni introdotti nella pratica pugilistica dal IV secolo a.C. Le quattro dita sono infilate in un pesante anello costituito da tre fasce di cuoio tenute insieme da borchie metalliche. Alcune estremità della statua si presentano leggermente più lucide, soprattutto i piedi. Ciò dimostra che la statua, posta in un luogo pubblico della Grecia, era molto apprezzata dai visitatori che ne accarezzavano addirittura le dita dei piedi, poiché i pugilatori venivano considerati dei portafortuna. Successivamente, la statua è stata trasferita a Roma e ha decorato il complesso delle Terme costantiniane, sul Colle del Quirinale. Così è entrata nella storia della cultura artistica romana, denominata il Pugile delle Terme o il Pugile del Quirinale. Dopo la scoperta è stata da subito esposta al Museo Nazionale Romano e restaurata. Il restauro condotto tra il 1984 e il 1987 ha permesso di riconoscere nell'opera aspetti tecnici riconducibili all’ambito classico. L'opera fu realizzata con la tecnica della fusione a cera persa e con il metodo indiretto. La scultura è un insieme di otto segmenti. Le labbra, le ferite e le cicatrici del volto sono state fuse separatamente in una lega più scura o in rame massiccio. Stessa cosa vale per le dita centrali dei piedi (come nei Bronzi di Riace) e per la calotta cranica che doveva permettere l'inserimento degli occhi policromi dall'interno. Immagini tratte da: greece.greekreporter.com altmarius.ning.com Potrebbe interessarti anche:
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Gennaio 2022
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