di Marianna Carotenuto La maggior parte dei manuali di letteratura, accanto alla biografia dell’autore de “I Promessi Sposi” riporta questo ritratto: Alessandro Manzoni seduto su di una elegante poltroncina, con un’espressione molto intensa e profonda. Sebbene sia la sua immagine più conosciuta, pochi studenti sanno chi sia stato a dipingerlo. Se sfugge anche a te, rimediamo subito. Alessandro Manzoni era già stato ritratto nel 1831 da Giuseppe Molteni: in questo dipinto lo scrittore è in piedi e regge nella mano sinistra proprio una copia della sua opera principale. Sullo sfondo si vedono Lecco e il Lago di Como, località dove hanno avuto luogo le vicende di Renzo e Lucia, protagonisti del romanzo. Nel 1841 la seconda moglie di Manzoni, la contessa Teresa Borri Stampa e suo figlio, Stefano Stampa, grande appassionato d’arte e mecenate, commissionarono il suo secondo ritratto.
Il desiderio di Teresa era quello di tramandare l’aspetto quotidiano del marito, allontanandosi dall’immagine di letterato ispirato che caratterizzava il ritratto precedente. A tal scopo si rivolse a Francesco Hayez, l’autore del celebre dipinto “Il Bacio”. Il pittore romantico si impegnò molto nella realizzazione del ritratto, tanto che vi dedicò ben quindici sedute di posa, prima di portarlo a compimento il 26 giugno 1841. Hayez volle esprimere in una sola immagine le qualità personali, morali e professionali dello scrittore, utilizzando uno stile estremamente realistico. Manzoni è seduto e rivolto verso sinistra, con il volto inclinato, labbra sottili che accennano un sorriso, il viso incorniciato da due lunghe basette. Indossa una giacca scura sopra ad una camicia chiara ed ha un fazzoletto stretto intorno al collo. La mano destra è posata sul bracciolo della poltrona, mentre nella mano sinistra non regge I Promessi Sposi, come nel precedente dipinto, ma una tabacchiera. La gamba destra è accavallata sulla sinistra in una posizione naturale e disinvolta. L’artista spogliò il ritratto di tutti gli elementi decorativi, facendo apparire lo sfondo plumbeo, con un alone luminoso in corrispondenza del busto dello scrittore. Il tessuto dei pantaloni è di color ocra scuro e richiama il colore del fondo illuminato. L’incarnato è caldo e lo spazio è reso attraverso la luce che crea una limitata profondità. Con quest'espediente pittorico, Manzoni sembra esser circondato da una sorta di aura che lo colloca in una dimensione senza tempo. Il quadro ebbe enorme successo tanto che venne apprezzato sia dalla famiglia del Manzoni che dall’opinione pubblica. Fu lo stesso Hayez a vantarsi del suo ottimo lavoro, accompagnando personaggi famosi del tempo a visitare il ritratto dello scrittore. Tra i tanti ammiratori, Gaetano Cattaneo lodò la scelta dell’artista di collocare il Manzoni «in una posizione naturale e sua abituale». Il critico d'arte Fernando Mazzocca lo ha ritenuto il «vertice più alto dell'iconografia manzoniana» per aver saputo interpretare il «carattere, insieme pacato e inquieto, dell'effigiato, una pittura essenziale, raffinatissima, funzionale a esprimere le più intime e sfuggenti variazioni dei moti dell'animo». Se sei giunto fin qua: al termine dei prossimi articoli di arte e archeologia inseriremo una parola non legata all'articolo. Potrete ricopiarla e inserirla nei commenti su FB senza spiegare il perché: una sorta di gioco mensile al termine del quale riporteremo i nomi dei "lettori più attenti" in un post a loro dedicato. La parola di oggi è: lampada. Immagini tratte da: Wikipedia pubblico dominio: Alessandro Manzoni Wikipedia pubblico dominio: Molteni Giuseppe, Alessandro Manzoni
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Gennaio 2022
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