di Antonio Monticolo Sull’isola greca di Egina vi è un tempio dedicato ad Atena Aphaia (“non oscura”). Un primo tempio venne costruito intorno al 570 a.C. Andò bruciato intorno al 510 a.C. e venne nuovamente ricostruito in forme più monumentali qualche tempo dopo. Questo secondo tempio era dotato di una decorazione frontonale. Ritrovate nel 1811, le sculture, che decoravano il frontone Ovest ed Est, vennero comprate dal re di Baviera e per questo sono oggi conservate alla Gliptoteca di Monaco, dove vennero restaurate dallo scultore danese Bertel Thorvaldsen (1770-1844). Il frontone occidentale è più antico di quello orientale, infatti si data tra il 510 e il 500 a.C., mentre quello orientale tra il 490 e il 480 a.C. Ma cosa rappresentano? E come si può ritenere che i due frontoni siano di età differenti? Innanzitutto entrambi i frontoni raccontano la guerra di Troia, ma con una differenza. Infatti, nel frontone occidentale è rappresentata la guerra di Troia narrata nell’Iliade, mentre sul frontone orientale quella a cui presero parte Eracle e Telamone (padre di quell’Aiace che prenderà parte alla spedizione successiva con Achille) contro Laomedonte, figlio di Ilo (fondatore di Troia) e padre di Priamo. Tra i due frontoni vi sono delle differenze che hanno permesso di datarli ad anni differenti. Vediamone alcune. Nel frontone occidentale al centro compare Atena stante con le braccia lungo il corpo mentre ai suoi lati compaiono gruppi di figure in lotta fra loro. Nel frontone orientale, quello più recente, Atena è sempre posta centralmente, ma ha il braccio sinistro aperto e le gambe sono leggermente distanti l’una dall’altra ad indicare una sorta di movimento. Inoltre le figure sono più grandi e sono in minor numero, infatti si passa dalle dodici del frontone occidentale alle dieci di quello orientale. Ma c’è un’altra caratteristica molto affascinante da descrivere. Osserviamo i guerrieri posti agli angoli dei due frontoni. Il guerriero del frontone occidentale è ferito, ha una gamba accavallata, si sta togliendo un dardo o un giavellotto dal petto, ma il suo volto non mostra alcun segno di dolore. Il guerriero dell’altro frontone è rappresentato in modo totalmente diverso. Molto probabilmente si tratta dello stesso Laomedonte che ferito sembra trascinarsi e cerca in tutti i modi di raccogliere le forze per ergersi sullo scudo. Il volto ha perso quel sorriso del guerriero del frontone occidentale. Ha gli occhi abbassati e la bocca semiaperta. Si può avvertire tutta la sofferenza per la ferita inferta che si accompagna a un grande dispiacere: “Il dramma diviene umano […] una smorfia di dolore sostituisce il sorriso convenzionale sul volto del ferito d’angolo che tenta un ultimo sforzo.” (Charbonneaux, Martin, Villard: La Grecia arcaica, Parigi, 1979). In sostanza da questo momento le figure iniziano a mostrare un senso di riflessione sul dolore stesso e sulla precarietà della condizione umana.
Immagini tratte da: Foto 1wikipedia Pawel pbm Szubert CC by-SA3.0 Foto 2 wikipedia pubblico dominio Foto 3 wikipedia pubblico dominio Foto 4 loescher editore Foto 5 wikiepdia, daderot CC0
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Gennaio 2022
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