Jan Fabre a Firenze dal 15/04 al 02/10/2016 Cosa ci fa una gigantesca tartaruga al centro di Piazza della Signoria a Firenze, tra la magnificenza del complesso scultoreo della fontana del Nettuno di Bartolomeo Ammannati e il bronzeo monumento equestre a Cosimo I de’ Medici, capolavoro del Giambologna? Cos’è quell’enorme testuggine in bronzo a due passi dalla lapide posta a perpetua memoria del supplizio patito dal frate domenicano Girolamo Savonarola, impiccato e bruciato in quel punto esatto della piazza il 23 maggio del 1498? E quel buffo ometto in abiti da carpentiere con lo sguardo rivolto in alto e le braccia protese al cielo a misurare con un curioso righello l’imponderabile dimensione delle nuvole e a registrare la mutevolezza dell’universo? Cos’ha da spartire col David di Michelangelo, l’Ercole e Caco di Baccio Bandinelli, la Giuditta e Oloferne di Donatello e gli altri capolavori dell’arte rinascimentale sull’arengario di Palazzo Vecchio? Dopo le grandi mostre e installazioni di Jeff Koons (Pluto and Proserpine, scultura in acciaio cromato e dorato prestata e poi polemicamente ritirata a causa dei diverbi con l’amministrazione comunale fiorentina), di Damien Hirst (For the love of Gods, teschio umano interamente ricoperto di diamanti purissimi), dell’artista e scultore italiano Giuseppe Penone e del britannico Antony Gormley, Firenze prosegue il suo personalissimo itinerario nel contemporaneo proponendo un’interessantissima retrospettiva su una delle personalità più eclettiche e visionarie del panorama artistico odierno, Jan Fabre, la mente dietro alla megalitica testuggine (Searching for Utopia) e il buffo ometto con gli occhi al cielo (The man who measures the clouds) a cui abbiamo accennato in apertura. Artista d’origine fiamminga, genio totale, artista versatile, multidisciplinare, i cui interessi spaziano dalla pittura, alla scultura, alla visual art, al teatro, Jan Fabre offre a Firenze oltre un centinaio delle sue creazioni raccolte nella straordinaria mostra Jan Fabre, Spiritual Guards che, oltre a toccare Piazza della Signoria, si snoderà in altri due spazi simbolo della città, Palazzo Vecchio e Forte Belvedere. Il primo ospiterà una serie di creazioni che si pongono in un fruttuoso e costante dialogo con gli affreschi e i manufatti conservati in alcune sale del percorso museale del palazzo, in particolare quelle del Quartiere di Eleonora, assieme alla Sala dell’Udienza e alla Sala dei Gigli. Tra le opere esposte anche un grande mappamondo (2.50 m di diametro) rivestito interamente di scarabei dal carapace cangiante (l’entomologia è sempre stata uno dei suoi grandi interessi), la cui forma e dimensione sono state ispirate proprio dal celebre globo conservato nella Sala delle Mappe geografiche, opera cinquecentesca di Ignazio Danti. Il 14 maggio, aprirà la mostra al Forte di Belvedere, dove tra i bastioni e la palazzina saranno presentate circa sessanta opere in bronzo e cera, oltre a una serie di film incentrati su alcune storiche performance dell’artista. Immagini tratte da:
Jan Fabre, Searching for Utopia, da www.theflorentine.net Jean Fabre, The man who measures the clouds, da repubblica.it Fabre in Palazzo Vecchio, mappamondo con i carapaci degli scarabei, da blog.ilgiornale.it Jan Fabre, Searching for Utopia, da www.casavalentine.com
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Gennaio 2022
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