di Ilaria Ceragioli Donne seducenti e dall’aspetto classicheggiante, spesso distese su blocchi marmorei nell’atto di meditare o vagheggiare, sono le protagoniste indiscusse dell’intera produzione artistica di John William Godward. Il nome e l’attività artistica del pittore inglese, tuttavia, sono ancora poco noti, a causa della scarsità di documenti che possediamo a riguardo. A ogni modo, scopriamo insieme l’affascinante, ma malinconico mondo di questo artista. John William Godward si colloca tra i pittori che operarono durante il periodo preraffaellita/neoclassico, nonché a cavallo tra Ottocento e Novecento. Suo malgrado, dovette affrontare una vita colma di avversità; in primis una famiglia che sin da subito cercò di ostacolare la sua vocazione di diventare pittore e che tentò di far naufragare l’amore che nutrì per una modella italiana. Si trattò di una forte passione amorosa che lo portò addirittura a stabilirsi per ben 7 anni a Roma, città in cui non poté che acuire il suo già innato fascino per la classicità. Ardua, inoltre, fu anche la ricerca di affermazione e fama presso un pubblico che, ormai, sembrava essere conquistato soltanto dai movimenti d’Avanguardia. Nelle sue opere, John William Godward, unisce elementi propri dell’arte preraffaellita, come la vivacità coloristica e le pose studiate delle figure femminili, a elementi tradizionalmente classici, come la scelta di soggetti e di ambienti provenienti da un mondo pressoché idealizzato. Massima seduzione e femminilità caratterizzano la celebre opera Girl in yellow drapery, del 1901. Completamente adagiata su un grande blocco di marmo, la donna dalla veste gialla e trasparente è immersa nei suoi pensieri. Se ne intravedono i seni e le forme tanto da farla divenire una vera e propria incarnazione della bellezza ideale, nonché una Venere capace di ammaliare qualsiasi uomo la contempli. Donne bellissime colte in una simile posa si ritrovano spesso nelle tele di Godward, basti pensare a When the heart is young (1902) e a Sweet doing nothing, dove l’ozio, il dolce far niente accompagnano i giorni di queste fanciulle. Al Getty Museum di Los Angeles, invece, è possibile ammirare l’opera intitolata Reverie (1904). Qui, è immortalata una donna greca seduta in terrazza, dall’acconciatura e dall’abbigliamento tipicamente classico. La donna guarda verso lo spettatore con atteggiamento poco entusiasta, manifestando un senso di monotonia e tedio. Lo stile di Godward si avvicina a quello del pittore e archeologo olandese Lawrence Alma-Tadema, dal quale riprese la cura nella rappresentazione dei dettagli, della classicità e degli elementi architettonici. Un chiaro omaggio all’antichità, di fatto, lo si assapora osservando la tela raffigurante Nerissa, parola di origine greca che significa “colei che proviene dal mare” (1906). Attualmente, di John William Godward non rimangono che le sue meravigliose opere; nel 1919 tornò in Inghilterra dove tre anni dopo si suicidò presumibilmente con un forno a gas. Il suo corpo fu sepolto a Londra, ma i familiari indignati dall’accaduto giunsero a distruggere tutte le sue lettere e le sue fotografie. Il travagliato trascorso professionale e intimo di John William Godward, attualmente può godere di un riscatto sempre più forte e deciso presso la critica e il pubblico. Finalmente si coglie maggiormente la straordinaria atmosfera idilliaca e la bellezza dei suoi capolavori che all’epoca furono trascurate e screditate. Come il frutto di un’arte figlia di un tempo sbagliato, l’artista stesso, conscio della sua condizione, affermò di vivere in un mondo non sufficientemente grande per accogliere lui e Picasso assieme. Immagini tratte da: ArtExpress.ws De.wikipedia.org Metalstorm.net Art-plus.it Wikipedia, pubblico dominio, voce: Nerissa
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Gennaio 2022
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