Era il 18 Agosto 2015 quando un gruppo di militanti del Daesh decapitò il dottore Khaled al-Asaad, archeologo e direttore del sito di Palmira in Siria. Questo articolo non sarà un panegirico della sua brillante carriera, ma piuttosto il ricordo di un uomo che conosceva l’importanza morale e il valore educativo delle meraviglie che il passato ci ha lasciato in eredità. Proprio per questa consapevolezza ha deciso di perdere la sua vita celando le statue che i militanti cercavano. Le ha difese come se fossero le cose più preziose che aveva a cuore.
I suoi assassini lo hanno trovato nel suo studio, una piccolissima stanza molto simile ad uno sgabuzzino, intento a sfogliare libri, vere e proprie antologie di bellezze, ormai conosciuti a memoria. Alcuni si saranno chiesti se questo sacrificio poteva essere evitato, fornendo ai suoi carnefici le indicazioni sull’ubicazione dei capolavori di Palmira. La domanda non può e non deve essere questa. Credo che occorra partire da un altro punto di vista. Cioè cercare di capire perché, pur avendo la possibilità di salvarsi, ha deciso di morire.
Khaled al-Asaad ha dedicato la sua vita al sito siriano, basti pensare che, nonostante fosse in pensione e nonostante avesse avuto numerosi riconoscimenti internazionali (Ordine nazionale al merito della Repubblica Francese, Ordine al merito della Repubblica di Polonia, Ordine al merito della Repubblica di Tunisia) ha continuato a preservarne gli splendori.
La risposta va ricercata nell’ importanza che i cosiddetti beni culturali racchiudono. Nelle righe precedenti, sono stati usati i termini “morale” ed “educativo” riferiti ai capolavori che le popolazioni antiche ci hanno lasciato. Le due parole non si distaccano molto perché sono l’una la conseguenza dell’altra. La funzione educativa che i capolavori antichi (nella categoria capolavori rientrano i siti, le opere d’arte e gli oggetti d’uso quotidiano) emanano permette all’umanità di comprendere il presente che la circonda e di discernere ciò che bene e ciò che è male creando una coscienza critica.
Riportare alla luce i “miarabilia” delle società antiche, studiare le opere d’arte, capire il passato e tutelare il patrimonio storico-artistico non sono operazioni fini a se stesse, ma rappresentano la condizione senza la quale non si potrebbe tramandare alle generazioni future la possibilità di capire il mondo prevenendo ad esempio proprio la barbarie che sta avvenendo da diverso tempo in medio oriente.
Khaled al-Asaad ha deciso di donare la propria vita per i valori celati dietro quelle opere che volgarmente vengono chiamate “pietre” e “cocci”. Ha perso la vita per difendere l’umanità tutelando quei tesori come se fossero i propri figli. Il suo ultimo desiderio, prima di essere decapitato, è stato quello di visitare un’ ultima volta il museo che con tata cura e zelo aveva guidato. Dopo la sua morte è stato decretato "martire della scienza" dai Filomati (associazione culturale che promuove la ricerca, l’arte e l’impegno sociale).
Immagini tratte da:
- www.45enord.ca - www.panorama.it - www.thetimes.co.uk
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Gennaio 2022
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