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27/2/2018

La Cappella Sistina e le sue continue modifiche

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di Marianna Carotenuto
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​La Cappella Sistina prende il nome da Papa Sisto IV della Rovere, pontefice dal 1471 al 1484. Uomo colto, amante dei libri e dell’arte, durante il suo pontificato, arricchì la biblioteca vaticana di preziosi classici rendendola accessibile agli umanisti e, inoltre, creò il primo nucleo di quelli che saranno poi i musei capitolini.
Tra il 1477 e il 1480 Papa Sisto fece ristrutturare l'antica Cappella Magna, aula fortificata di età medioevale, che accoglieva le riunioni della corte papale. Secondo alcuni studiosi, le sue imponenti dimensioni (40,23 metri di lunghezza, 13,40 metri di larghezza e 20,70 metri di altezza) fanno pensare a un’importante similitudine con il grande tempio di Salomone a Gerusalemme.
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​L’esterno della Cappella presenta una struttura semplice, solida e austera, con finestre alte e strette e nessun parato decorativo. Al contrario, per l’interno il pontefice richiese una decorazione ricca e sfarzosa. A tal proposito, incaricò i più grandi pittori del tempo come Botticelli, Ghirlandaio, Cosimo Rosselli, Signorelli, Perugino e Pinturicchio. Essi realizzarono all’altezza delle finestre, inseriti entro nicchie monocrome, i ritratti a figura intera dei papi che hanno preceduto Sisto IV; l’Assunzione al cielo della Vergine Maria sull’altare e nella fascia mediana, quella più importante, scene di storie bibliche con episodi della vita di Mosè e di Cristo. Per il soffitto della Cappella invece, era stata prevista una decorazione con stelle dorate su fondo azzurro ad opera del pittore Pier Matteo d’Amelia. 
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Alla morte di Papa Sisto IV venne eletto il nipote, Papa Giulio II, che decise di modificarne in parte la decorazione. Così chiamò a Roma Michelangelo Buonarroti, artista già molto famoso a Firenze, che accettò, con iniziali polemiche, di ridecorare la volta raffigurando la storia dell’umanità nel periodo che precede la venuta di Cristo. Le difficoltà che il Buonarroti affrontò non furono poche. La superficie era vastissima e Michelangelo non volle l’aiuto di collaboratori. Nonostante ciò portò a termine l’opera in quattro anni di duro lavoro (dal 1508 al 1512). Il pittore dipinse in nove riquadri le Storie della Genesi, dalla Creazione alla Caduta dell'uomo, dal Diluvio alla rinascita dell'umanità con Noè. É probabile il riferimento alla prima lettera di Pietro, dove l'acqua del diluvio è vista come segno profetico dell'acqua del Battesimo. Negli spazi tra le vele compaiono cinque Sibille e sette Profeti seduti sui loro troni. Nei quattro pennacchi angolari appaiono le Salvazioni miracolose di Israele, mentre nelle vele e nelle lunette figurano gli Antenati di Cristo.
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Verso la fine del 1533, Papa Paolo III Farnese, volle apportare l’ennesima modifica alle decorazioni della cappella. Egli incaricò Michelangelo di rinnovare completamente la parete d’altare. Così l’Assunzione della Vergine e le prime due scene dei cicli di Mosè scompaiono dando spazio alla celeberrima scena del Giudizio Universale (1536 e il 1541). Il tema rappresentato questa volta è il Fato che incombe su tutti gli uomini del cui destino Dio è arbitro assoluto.  Michelangelo non rinuncia al nudo, diventa anzi un mezzo indispensabile per rappresentare la resurrezione della carne. Ma nel clima della Controriforma quei corpi però creano scandalo. Le figure considerate “scandalose” vengono coperte da panneggi. ​
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​Negli anni Ottanta e Novanta del Novecento la Cappella Sistina ha subito un grande intervento di pulitura. Per quasi cinquecento anni il fumo prodotto dai ceri si è depositato sulle pareti, rendendo scuri i colori originari.
 
Immagini tratte da:
Wikipedia, pubblico dominio, voce: Cappella Sistina
www.cappella-sistina.it

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1 Commento
Valter Boschetto
13/5/2021 14:31:52

Un'opera grandiosa vista 2 volte, la mia tentazione di rivederla ancora.
Penso sia un'opera irripetibile, auguro a tutti di vederla
almeno una volta.

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