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21/7/2020

La Terrazza a Sainte-Adresse

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di Marianna Carotenuto
Foto
Claude Monet trascorse l’estate del 1867 nella località turistica di Sainte-Adresse, una cittadina di mare sul Canale della Manica, dove la sua famiglia aveva una proprietà. Durante il suo soggiorno si dedicò alla realizzazione di un buon numero di quadri in cui l’artista volle trasmettere l'atmosfera spensierata e frizzante della Francia della Terza Repubblica.
Tra questi dipinti ritroviamo la “Terrazza a Sainte-Adresse”.
Un’elegante terrazza sul mare in un tranquillo pomeriggio primaverile. Il sole oramai basso sull’orizzonte proietta lunghe ombre sulla pavimentazione grigia. Il vento muove le due bandiere poste alle estremità della terrazza, che simboleggiano la presenza della clientela francese e inglese particolarmente benestante che poteva godere di quel luogo di villeggiatura. Dalla terrazza i villeggianti possono ammirare l’azzurro canale della Manica, solcato dalle numerose imbarcazioni che si muovono tra le onde. Il movimento dell’acqua e dell’aria (percepibile anche dal fumo delle barche a motore), insieme alla luce risultano essere i veri soggetti della tela.
Quanto ai villeggianti, tra il verde di un giardino rigoglioso in cui spiccano fiori gialli e rossi che sembrano quasi riproporre i colori della Normandia, luogo d’infanzia di Monet, troviamo quattro personaggi, vestiti elegantemente.
Una donna e un uomo discorrono in privato, osservati da una coppia di anziani in primo piano, seduti sulle sedie predisposte per i frequentatori della terrazza. Tali soggetti sono gli stessi parenti di Monet: sullo sfondo vi sono Adolphe Monet e Jeanne Marguérite Lecadre, rispettivamente padre e zia dell'artista, mentre in primo piano troviamo Adolphe Lecadre e sua figlia.
Questo dipinto è particolarmente interessante anche per la tecnica. L’artista produce effetti di grande luminosità cromatica, rendendo appieno l’impressione di un’assolata giornata primaverile.
E’ in questo periodo che Monet comincia a sperimentare rari accostamenti cromatici (rosso e verde) nonché a superare l’influenza di Courbet, utilizzando macchie di colore puro insieme a una stesura vibrante, anche se non ancora completamente affidata a brevi tocchi di pennello.
A tal proposito Monet ricorre a una tavolozza composta esclusivamente da colori puri e li dispone in modo tale che questi, interagendo tra di loro, possano esaltarsi o deprimersi a vicenda secondo le sue necessità. Così l’artista elimina completamente le variazioni tonali accostando colori scuri con colori nitidi, pur salvaguardando la luminosità del dipinto.
Interessante, è anche il diverso approccio alle pennellate, quelle che tratteggiano il parasole della signora in primo piano sono uniformi e regolari; invece le pennellate che delineano l’abito della stessa signora, appaiono più segmentate, disunite, per via di un processo di frantumazione della materia pittorica che appare intensificato nell'abito della ragazza sullo sfondo e nel mare, dove le leggere increspature delle onde vengono
create con rapidi tocchi virgolati, e infine nei fiori, per i quali Monet deposita il colore sulla tela con la punta del pennello attraverso puntini di piccolissime dimensioni.
Pur essendoci differenziazione del trattamento cromatico, l'opera preserva un senso di stabilità e armonia grazie a una sapiente composizione geometrica, basti notare che trova la l'intreccio delle linee orizzontali della balaustra e verticali dell'asta delle bandiere.
Infine c’è da ricordare che il quadro sembrerebbe risentire della forte influenza dell’arte giapponese su Monet e lo si può notare grazie ad alcuni dettagli che sono stati trovati tra le sue lettere con altri artisti: pare infatti che il pittore si riferisse a questo quadro dandogli il titolo “La pittura cinese in cui ci sono le bandiere”.

Fonti e immagini:
Wikipedia

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