Presso Verghina (l'antica Aigiai), in Macedonia, tra gli anni ’70 e ’80 vennero portate alla luce diverse tombe. Fra queste occorre sicuramente ricordare quella più importante: la tomba di Filippo II di Macedonia (il padre di Alessandro Magno), databile tra il 360 e il 325 a.C. Venne scoperta dall’archeologo M. Andronikos nel 1977. C’è da dire che questa tomba ebbe due fasi di costruzione a causa dell’assassinio dello stesso re macedone. Inizialmente venne costruita la camera e successivamente il vestibolo. Incominciamo a descrivere l’esterno di questa tomba regale. È una tomba dalla facciata monumentale; all’estremità sono collocati due pilastri mentre ai lati della porta in marmo a doppio battente due semicolonne doriche. I pilastri e le semicolonne sostengono una trabeazione con architrave, fregio, suddiviso in metope e triglifi, e cornice. Sappiamo che erano colorate con il rosso e con il blu perché permangono ancora tracce dell’antica colorazione. Sono rappresentati simultaneamente diverse scene: l’attimo in cui sta per essere ammazzato un leone, un capriolo ferito corre dietro le rocce, un cacciatore ha afferrato un altro capriolo, l’attacco ad un cinghiale. Ma l’attenzione dello spettatore si proietta sulla scena di un giovane cavaliere che sta per ammazzare il leone. C’è da dire, inoltre, che la scena è anche dominata da un altro cacciatore di età più matura. Gli studiosi hanno ipotizzato che queste due figure possano essere Alessandro e suo padre Filippo. All’interno, la tomba prevedeva una camera principale e un vestibolo. Gli archeologi, una volta entrati nella sala principale, si sono trovati di fronte ad un corredo formato da vasellame di diverso tipo, spada e pugnale del defunto, corazza di ferro decorata in oro, schinieri e diadema. Ma ciò che colpì gli archeologi fu il sarcofago cubico in marmo che conteneva la cassa d’oro (larnax) al cui interno erano conservate le ossa del defunto avvolte in un tessuto color porpora e sul quale era posto un diadema d’oro con foglie di quercia e ghiande. Nel vestibolo gli archeologi hanno scoperto un altro sarcofago di marmo con ossa femminili avvolte anch’esse in un tessuto di porpora e oro. Sono stati rinvenute punte di freccia in una faretra d’oro, punte di lancia e poi ancora anelli e rosette d’argento. Oltre alla monumentalità dell’ingresso e alla qualità dei manufatti al suo interno, ciò che ha permesso di collegare questa tomba con Filippo II sono stati gli esami antropologici effettuati sul suo cranio. Questi hanno messo in evidenza una ferita all’occhio destro e sappiamo che Filippo perse proprio l’occhio destro durante l’assedio di Metone del 354 a.C. Per i resti ossei femminili, invece, Andronikos ha pensato potessero essere quelle di una delle mogli di Filippo II. Inoltre la fretta con cui sono stati collocati gli oggetti all’interno della tomba deve far pensare che la morte dell’individuo maschile deve essere avvenuta inaspettatamente come un assassinio. Ricerche sono ancora in corso ma l'attribuzione della tomba a Filippo II sembra la più plausibile. Immagini tratte da:
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1 Commento
Paride
29/6/2019 16:28:06
Siamo ora arrivati a Vergina. Vediamo di capire come funzionano le visite. Pare che qui non c'è niente di importante. No turisti no gente locale in strada. Ci pare molto strano che un posto così sia cosi vuota
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