A Bologna in mostra fino al 24 luglio 160 opere dell'artista Quelle di Edward Hopper sono opere che sembrano fotografie silenziose e fuori dal tempo. Pochi soggetti umani, architetture squadrate e nitide, luce fredda e un filo di malinconia. La mostra ripercorre in sei sale a lui dedicate tutto l'arco temporale della sua produzione artistica, dalle prime opere a quelle degli anni sessanta, dai dipinti agli acquerelli, dalle bozze preparatorie ad alcune delle sue più famose incisioni. Nato nel 1882 sulle rive dell'Hudson, mostra fin da giovane una incredibile dote per il disegno, segno distintivo che non lo abbandonerà mai. Dopo il diploma alla New York School of Art viaggia attraverso l'Europa ed è la Parigi dei primi del Novecento la città che più influirà sulle sue opere e sul suo stile. Non è però l'avanguardia quello che lo interessa quanto le tipiche atmosfere impressioniste. Così alcuni tratti di Degas e di Rembrandt entrano a far parte delle opere che raccontano il suo viaggio, condotto da osservatore silenzioso, lontano dai salotti artistici e dalla pura mondanità. Scorci di interni in una prospettiva che ci rende partecipi e osservatori privilegiati, esterni che mostrano una Parigi che corre verso la modernità. Compare già in questo momento uno dei suoi più importanti tratti distintivi: i soggetti parlano, nella loro apparente assenza di mobilità, di qualcosa che non possiamo vedere ma che si percepisce. Inizia la descrizione di un inquietante silenzio, dell'attesa, della suspance. Una volta tornato in America, nel suo studio a New York, dovette continuare a vivere per alcuni anni come illustratore per la pubblicità. Le sue opere non vennero apprezzate immediatamente dall'America in quel periodo pervasa da un forte senso di conservatorismo, che si opponeva ai segni parigini ed europei che Hopper vi inseriva. Basti pensare a Le Soir Bleu, che una volta presentata e aspramente criticata, rimase chiusa nel suo studio fino a dopo la sua morte. Nonostante questo fra il 1913 ed il 1918 partecipa all'Armory Show International Exhibition of Modern Art e diventa uno dei membri del Whitney Studio Club, uno dei maggiori centri di artisti indipendenti d'America, per il quale, nel 1920, terrà la sua prima personale. Nel 1933 il Museum of Modern Art di New York gli dedica la prima retrospettiva. L'America che Hopper descrive non è quella dei grattacieli, della frenesia delle grandi città, dell'assemblarsi di persone. E' un America silenziosa, fatta di case isolate, di fari e di stazioni di benzina quasi deserte, di orizzonti puliti e nitidi. E' fatta di contatti e di contrasti fra la natura e le opere dell'uomo. Quelli nelle sue opere sono paesaggi che vengono catturati in viaggi fuori da New York, presi en plein air, cosa cara agli impressionisti che rimangono presenti anche se il suo viaggio in Europa è ormai lontano nel tempo. I soggetti spesso si trovano da soli, colti da uno sguardo nascosto. Sono personaggi in attesa, pervasi da un forte senso di introversione e malinconia. Ed è proprio questo quello che più influisce sull'osservatore: un senso di inquietudine, di silenziosa tensione. La luce è l'elemento principe, scolpisce le architetture, talvolta fredda e tagliente sembra riflettere sulle pareti degli esterni, talvolta soffusa e ombrosa definisce gli spazi interni di intime stanze. E' un arte che nelle sue caratteristiche compositive ha avuto successivamente forte influenza al di fuori dei propri confini, entrando nella fotografia e nel cinema. La mostra illustra quindi le tappe della sua vita artistica, partendo dal suo autoritratto che lo mostra giovane e finendo con le pareti assolate di Second Story Sunlight. Si trova all'interno di Palazzo Fava-Palazzo delle Esposizioni di Bologna ed è curata da Barbara Haskell, curatrice di dipinti e sculture del Whitney Museum of American Art di New York, in collaborazione con Luca Beatrice. Immagini tratte da: - Le Bistro or The Wine Shop da Wikipedia Ita, Di Edward Hopper - Whitney Museum of American Art, Pubblico dominio, voce "Edward Hopper". - Soir Bleu (Sera azzurra) da Wikipedia Ita, Di Edward Hopper - museumsyndicate.com, Pubblico dominio, voce "Edward Hopper". - Autoritratto, da Wikipedia Ita, Di Edward Hopper - http://www.museumsyndicate.com/item.php?item=9438, Pubblico dominio, voce "Edward Hopper"
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Gennaio 2022
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