di Antonio Monticolo Pochi giorni fa è stata effettuata una scoperta molto importante dal punto di vista papirologico e letterario. Valeria Piano, ricercatrice in filologia classica, ha rintracciato in un papiro latino, ritrovato a Ercolano e conservato alla Biblioteca Nazionale di Napoli, le Historiae ab initio bellorum civilium di Lucio Anneo Seneca detto il Vecchio o il Retore (Cordoba 54 a.C.- Roma 39 d.C.), padre del filosofo Lucio Anneo Seneca. Anche il titolo è stato individuato grazie a questa scoperta, infatti prima si riteneva che il titolo dell’opera fosse la Storia di Roma. Delle Historie erano rimasti soltanto due frammenti e notizie tramandate da altri scrittori che ci informavano di ciò che trattava l’opera e di come fosse strutturata. Seneca non la pubblicò durante la vita molto probabilmente perché le sue posizioni erano distanti da quelle ufficiali. Infatti, Seneca il Vecchio era un aristocratico fedele alla causa repubblicana, in aperto contrasto con il principato. L'opera narra la storia di Roma in modo molto particolare: Seneca il Vecchio aveva immaginato la storia dell'Urbe come una metafora biologica in cui le varie fasi della storia romana si intrecciavano con le fasi della vita. L’infanzia coincide con il regno di Romolo, l’adolescenza con la cacciata dei re, la giovinezza con le guerre puniche, la vecchiaia con l’epoca delle guerre civili. Come gli anziani hanno bisogno di un bastone per camminare così anche Roma aveva trovato nell’Impero il suo aiuto per andare avanti. Chiara dunque appare la sua posizione critica nei confronti del nuovo ordine politico: il principato. La filologa, individuando espressioni di tipo storico-narrativo, si è accorta di avere fra le mani un testo caratterizzato da una struttura narrativa di tipo storico e retorico. Questi elementi e la totale assenza di espressioni filosofiche hanno portato la ricercatrice ad attribuire all’opera di Seneca il Vecchio questo scritto. Tale scoperta è molto importante non solo perché getta nuova luce su un’opera di cui si avevano pochi elementi, ma anche perché dimostra ancora una volta come la famosa Villa dei Pisoni a Ercolano fosse custode di una quantità innumerevole di testi antichi di cui una buona parte è andata distrutta e l’altra carbonizzata. La speranza è che il lavoro minuzioso di filologi e di studiosi del mondo antico possa portare alla scoperta di altre opere di cui abbiamo solo qualche scarsa notizia. Immagini tratte da: artspecialday.com
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Gennaio 2022
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