di Olga Caetani A Milano, nella suggestiva cornice di Palazzo Reale, in Piazza Duomo, sarà prossimamente inaugurata la straordinaria mostra Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600, curata da Anna Maria Bava, Gioia Mori e Alain Tapié, e realizzata da Arthemisia, con il sostegno della Fondazione Bracco. Un’esposizione unica e di stringente necessità, per far luce sui nomi, più o meno oscuri, delle numerosissime donne che hanno dominato il panorama artistico a cavallo di due secoli tanto difficili quanto affascinanti, imprimendovi il loro inconfondibile e raffinatissimo tocco femminile. Nel rispetto delle attuali norme di contenimento dell’emergenza sanitaria in corso, l’apertura al pubblico della mostra è stata posticipata a data da destinarsi, ma è possibile pregustarne un’esaustiva anticipazione grazie al virtual tour in diretta guidato dall’esperto d’arte Sergio Gaddi. Passeggiando virtualmente tra le sale della mostra, che si succedono secondo un allestimento chiaro, sintetico e, al tempo stesso, elegante, sembra di rileggere i capitoli iniziali del libricino Quando anche le donne si misero a dipingere, che Lucia Lopresti, in arte Anna Banti, scrisse nel 1982, rivisto e ampliato con tesi e nomi inediti, attraverso le oltre 130 opere esposte, di mano di ben 34 pittrici, con l’incursione di una ancor più rara scultrice cinquecentesca, Properzia de’ Rossi, e dell’unica architetta del Seicento, Plautilla Bricci. Molto efficace la scelta di collocare i dipinti di Artemisia Gentileschi, la più nota ed eroica di tutte le donne, al termine del percorso, organizzato in cinque sezioni tematiche che valicano i confini dell’ordinamento cronologico. Sofonisba Anguissola, prima, in termini di modernità e celebrità, fra le artiste citate da Vasari nelle Vite, introduce a pieno titolo le donne nell’arte, incarnando nella sua persona i dettami di Baldassar Castiglione, il quale, nell’opera Il Cortegiano, raccomanda che anche alle donne sia fornita un’educazione intellettuale, cosicché diventino parte attiva della società. Fondamentale in proposito il contributo dato alla pittura dalle nobildonne come Irene di Spilimbergo, Lucrezia Quistelli della Mirandola, Claudia Del Bufalo, cresciute in una condizione privilegiata tale da favorirne il precoce approccio alla tavolozza e ai pennelli, preceduto dal ricamo, considerato propedeutico alla pittura stessa e seme dell’attenzione maturata per la riproduzione su tela di seta, organza, taffetà, oltre a gioielli e ornamenti preziosi. Determinante l’attività artistica delle donne vissute nell’ombra e nella clausura dei conventi femminili, le cui opere sono investite di sensibilità e spiritualità altissime. Vale per tutte l’esempio della fiorentina suor Plautilla Nelli, protagonista, nel 2017, di una mostra agli Uffizi a lei interamente dedicata. Affascinante, poi, il ruolo spesso autonomo e indipendente assunto dalle donne all’interno delle botteghe artistiche paterne, tale da superare in bravura, notorietà e bellezza le opere dei padri e dei fratelli pittori. Al cantiere bolognese, si attribuisce un primato nel campo delle presenze femminili in pittura, dato che la “Felsina pittrice” ha dato i natali a personalità di spicco: Lavinia Fontana, Ginevra Cantofoli, Elisabetta Sirani, i cui dipinti sono stati spesso erroneamente confusi e attribuiti a più celebri e consuete mani maschili, e che la mostra finalmente restituisce alle legittime autrici. Ritratti di famiglia, trionfi floreali, nature morte, ma anche aulici soggetti religiosi, mitologici e allegorici, reinterpretati in chiave personale e, a tratti, “femminista”, sono i temi e i generi maggiormente frequentati dalle pittrici, al pari dei colleghi uomini, dai quali otterranno il dovuto riconoscimento quando saranno ammesse all’Accademia di San Luca nel corso del Seicento. Il prossimo appuntamento per visitare l’imperdibile mostra virtuale è domenica 7 marzo alle ore 18:00. Per informazioni e prenotazioni: https://www.lesignoredellarte.it/art-live/ Immagini tratte da:
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Gennaio 2022
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