L’Aurelia, la Cassia, la Flaminia, la Salaria, la Appia (Regina Viarum) sono solo un piccolissimo gruppo delle numerose strade che percorrevano in lungo e in largo l’immenso territorio dell’Impero romano, dall’Atlantico alla Siria, dalla Britannia alle coste del Nord Africa. Per avere un’idea della vastità della rete viaria dell’Impero bisogna osservare la cosiddetta Tabula Peutingeriana, copia medievale di una antica cartina romana di cui vediamo, qui, solo alcune parti: Calabria, Puglia, Sicilia, Balcani e Lucca, Pisa, Luni.
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L’importanza che hanno avuto le strade nel mondo romano e anche nei periodi successivi è rappresentata sia dall’uso che se ne fa ancora oggi di alcuni tracciati sia dallo stesso termine che si è conservato in alcune lingue. Il nome “strada” deriva dal termine latino stratum (plurale - strata) che vuol dire lastricato/pavimento; questa somiglianza con il latino non si è conservata solo nell’italiano, ma la ritroviamo ad esempio nell’inglese con street e nel tedesco con Straße (Strasse).
Sicuramente tutti avranno visto dal vivo o in fotografia una strada romana. Ma se mi seguirete, scoprirete più da vicino come veniva realizzata e quali caratteristiche fondamentali possedeva. Innanzitutto occorre dire che le strade romane furono realizzate per scopi prevalentemente militari. Infatti attraverso le strade l’esercito raggiungeva più velocemente i vasti confini (limites) per difenderli, e in alcuni casi erano proprio gli stessi legionari che costruivano le strade.
Ma come veniva costruita una strada romana?
Prima di tutto si facevano due solchi che rappresentavano la larghezza della strada; dopodiché si scavava un solco fra i fossi fino a trovare un terreno solido. Su questo gremium (grembo) venivano posti quattro strati differenti: 1° strato: statumen (basamento) formato da pietre grosse 2° strato: rudus (pietrisco) formato da pietre spaccate e cementate con la selce 3° strato: nucleus (strato duro) formato da frammenti di mattoni e cocci cementati 4° strato: pavimentum (lastricato) formato da pietre in basalto di forma irregolare. ![]()
Questa tecnica ci viene descritta da Vitruvio (80 a.C.-15 a.C.), ma c’è da dire che non veniva sempre rispettata, infatti, la costruzione variava a seconda delle esigenze e dei materiali disponibili.
Se ci rechiamo a Pompei e incominciamo a camminare per le sue vie, in alcuni punti troveremo dei grandi blocchi di pietre che univano una parte e l’altra della strada. Ma a cosa servivano? Queste grosse pietre venivano usate come un “ponte” così da permettere ai cittadini di non bagnarsi in caso di pioggia poiché l’acqua piovana in abbondanza poteva allagare le strade. Lungo alcune vie si possono vedere, inoltre, dei lunghi solchi scavati nelle pietre. Per molto tempo si è creduto che questi solchi fossero dovuti al continuo passaggio dei carri che con il loro incidere avevano logorato le pietre. In realtà, oggi, si pensa che questi solchi fossero parte integrante del selciato. Cioè che le pietre venivano lavorate già in questo modo e questi solchi erano delle vere e proprie “rotaie” in cui si incastravano le ruote del carro per non farlo slittare.
In conclusione le strade romane sono un’opera di raffinata ingegneria civile che hanno permesso a Roma di conquistare terre, di dominare i popoli e di difendere i confini dell’Impero.
Immagini tratte da:
- Tabula Peutingeriana, da Wikipedia, pubblico dominio - Legionari, da RomanoImpero, voce: Le strade romane - Legionari a lavoro, da Wikipedia, pubblico dominio - Strati di una strada, da RomanoImpero, voce: Le strade romane - Pompei, da Wikipedia, pubblicata da Jensens, pubblico dominio - Solchi, foto dell'autore
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Gennaio 2022
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