di Ilaria Ceragioli Ciro Cerullo, noto a tutti come Jorit, è un giovane street artist italo-olandese autore di imponenti e significativi murales che hanno letteralmente conquistato la scena artistica italiana e internazionale. Testimonianze artistiche del suo passaggio si possono infatti rinvenire in Argentina, Bolivia, Cile, Cina, Palestina, ma anche in Russia e a San Francisco. Jorit nasce e cresce a Napoli e la sua produzione artistica deriva da una forte esigenza espressiva scaturita da contesti sociali particolarmente difficili e precari. Infatti, il suo spazio d’azione è la periferia, quel luogo in cui maggiormente dilagano incuria, abbandono e povertà. Jorit intende dare luce e voce a questi sobborghi e ai loro abitanti comunemente lasciati in balìa dell’indifferenza e della trascuratezza. L’arte assolve perciò un ruolo sociale e morale di notevole rilevanza: denunciare le ingiustizie e le disuguaglianze. Ciò trova concretezza nei suoi maxi murales. Il muro in quanto supporto soggetto a decorazione, non è più soltanto una superficie da abbellire, ma diviene motivo di riflessione e un manifesto capace di comunicare e di divulgare alla comunità messaggi di importanza capitale. Un’attitudine molto originale ed estremamente efficace che caratterizza la prima fase dell’attività artistica di Jorit è quella di anticipare i soggetti che andrà a riprodurre attraverso una serie di citazioni o pensieri personali. Il linguaggio verbale lascerà poi spazio al linguaggio figurativo espresso dai volti dei soggetti ritratti. La sua ricerca si concentra infatti sulla raffigurazione realistica di volti umani. Per l’artista napoletano il viso di un uomo è la parte del corpo che meglio ci identifica e in cui ognuno, inevitabilmente, è chiamato a rispecchiarsi. Il tratto distintivo dei volti immortalati da Jorit è la presenza di due segni di colore rosso incisi sulle guance dei suoi protagonisti. Lo street artist ha rivelato che questi “graffi” siano connessi al rito della scarnificazione. Si tratta di un rituale iniziatico magico/curativo praticato dalle varie tribù africane che sancisce il passaggio dall’infanzia all’età adulta e, quindi, l’ingresso dell’individuo all’interno di una determinata tribù. Jorit è entrato in contatto con tale cultura grazie a viaggi personali in Tanzania e Kenya ed ha deciso di estendere questo concetto all’intera comunità umana come segno di appartenenza ad essa. Da qui la sua “Human Tribe”. Così volti graffiati di dimensioni colossali vanno a decorare i muri di edifici malmessi e fatiscenti divenendo dei veri e propri simboli di lotta, di coraggio e, soprattutto, di speranza per le generazioni future. Infatti, non è un caso che i soggetti da lui riprodotti siano per la maggior parte personaggi noti, o forse sarebbe più doveroso definirli celebri “guerrieri” che hanno fatto la storia del nostro paese e del mondo intero. Ne è un chiaro esempio il volto di Martin Luther King sormontato dalla scritta “I have a dream: lavoro e dignità per Barra” che Jorit ha realizzato a Napoli su un edificio collocato dinanzi alla stazione della vesuviana di Barra. Il penetrante sguardo di Martin Luther King, leader del movimento per il riconoscimento dei diritti civili degli afroamericani, rivive così in un quartiere della periferia di Napoli non solo come emblema di lotta contro il razzismo ma, più in generale, come simbolo di ogni battaglia finalizzata alla tutela degli ultimi, ossia di coloro che vivono ai margini della società. Nel quartiere di Arenella (NA) l’artista partenopeo dedica invece un murales a Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi che, come è noto, fu brutalmente torturato e ucciso dalle forze dell’ordine. L’opera si configura come un vero e proprio omaggio a una donna che con perseveranza, vigore e determinazione ha combattuto in nome della giustizia e che, come sottolinea la scritta che l’accompagna, è divenuta motivo di “orgoglio nazionale” e simbolo universale di resistenza e di giustizia. Ancora nel capoluogo campano, ma stavolta nel rione Ponticelli, fa la sua comparsa “Ael”, una bellissima bambina “immaginaria”, non riconducibile quindi a una specifica identità. I suoi tratti infatti possono ricordare quelli di una bambina rom o di una “scugnizza” napoletana, ma potrebbe incarnare anche una bambina adottata. La sua opera più recente, ultimata circa una settimana fa, si colloca a Firenze, in Via Canova, su un edificio di edilizia popolare. Qui, Jorit ha immortalato Antonio Gramsci, celeberrimo politico e intellettuale incarcerato dal regime fascista (1926-1937) e tra i fondatori del Partito Comunista. Il progetto presenta il titolo “Odio gli indifferenti” ed è stato estrapolato da uno scritto di Gramsci apparso nella rivista “La città futura” in cui quest’ultimo si scagliava contro l’indifferenza e il disimpegno.
Grazie all’impegno artistico, civile e morale di Jorit le periferie diventano musei a cielo aperto e luoghi dai quali ciascuno è chiamato ad intraprendere un nuovo cammino avente come meta il raggiungimento di una vita migliore, un’esistenza in cui ogni cittadino abbia dignità, possibilità di rivalsa e goda di pieni diritti. Immagini tratte da: www.qaeditoria.it www.tripadvisor.it www.rollingstone.it corrieredelmezzogiorno.corriere.it Facebook, https://www.facebook.com/joritgraffiti/photos/a.590731567739702/2384709481675226/
2 Commenti
Francesca
9/12/2020 13:55:14
Splendido articolo! Interessante e scritto benissimo.
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Ilaria
9/12/2020 22:02:16
Ciao Francesca! Ti ringrazio per aver letto l'articolo e per i complimenti.
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Gennaio 2022
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