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13/3/2018

Mario Sironi e le illustrazioni per “Il Popolo d’Italia” 1921-1940

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di Olga Caetani
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Figure tragicamente isolate o masse convulse, dalle fattezze caricaturali e animalesche, goffe,  ridicole, perché dire “satiriche” in molti casi è un eufemismo, si stagliano su fondali neri e impenetrabili. Personaggi bestiali, dai denti aguzzi e spaventosi, sembrano usciti dal peggiore dei propri incubi, tra i quali, per molti, vi è quello del comunismo russo, del socialismo, del liberalismo atavico e parassitario. La personificazione dell'Italia non è la consueta donna dalla corporatura androgina, massiccia e fiera, ma si presenta schiva e messa in disparte dalla minaccia dell'opposizione. Eminenti uomini politici, italiani e stranieri, sono derisi e umiliati, dinanzi a desolati paesaggi industriali e scarni profili cittadini, perfettamente in linea con gli sviluppi pittorici post-futuristi dell’illustratore. Falci e teste mozzate, tra cui spicca una Medusa caravaggesca, stillano mari di sangue nero, dai fiammeggianti bagliori crepuscolari. È senza dubbio la morte, oltre alla violenza delle rappresentazioni forti e propagandistiche, il fil rouge che collega e unisce le 100 illustrazioni in mostra al Lu.C.C.A., Lucca Center of Contemporary Art, le quali – allora e ancora oggi - colpiscono al centro il petto dell'opinione pubblica, in bilico tra retaggi fascisti e movimenti di stampo popolare. L’autore è un Mario Sironi (1885-1961) sconosciuto alla maggior parte della letteratura artistica, nonostante il fatto che la sua attività di illustratore e grafico per il quotidiano ufficiale del regime fascista, “Il Popolo d’Italia”, oltre che per ulteriori testate giornalistiche, precedentemente alla marcia su Roma, rappresenti un momento imprescindibile per la piena comprensione della sua produzione artistica. Nato come pittore futurista, dopo aver subito il fascino di Balla, Boccioni e Severini, si avvicina alla Metafisica, mentre, in seguito alla disillusione provocata dalla Prima guerra mondiale e dalle Avanguardie, il suo linguaggio si fa realisticamente sintetico ed essenziale, ben espresso dalle solitarie vedute di periferie urbane degli anni venti, che si riflettono anche in alcune vignette de “Il Popolo d’Italia”.
L’esposizione prosegue al secondo piano di Palazzo Boccella, nel quale, avanzando anche a livello cronologico, le illustrazioni diventano sempre più semplici e pulite, caratterizzate da allegorie immediatamente riconoscibili e dai simboli - rigorosamente fuori scala a conferire loro monumentalità e preponderanza - del partito fascista, ora totalitario e invincibile. Compare anche Mussolini, glorioso e superbo, nel suo tagliente e inconfondibile profilo. Sironi partecipa attivamente come uomo, oltre che come artista, allo stesso modo di molti suoi colleghi all’epoca, alla nascita del fascismo, e vi crede fermamente. Se, fino al ’24, i temi privilegiati delle sue vignette satiriche e propagandistiche sono quelli della vittoria mutilata, della questione di Fiume e delle riparazioni di guerra, da quel momento in poi si tratta di legittimare e giustificare la violenza perpetrata dallo squadrismo. All'indomani dell'omicidio Matteotti, “Il Popolo d'Italia” inizia una vera e propria campagna diffamatoria contro Amendola, mentre la satira è davvero sfrenata nei confronti del senatore Albertini, direttore del Corriere della sera, di Turati, di De Gasperi e degli altri leader del “collaborazionismo antifascista”. La gigantografia dei titoli della testata crea volutamente scandalo, e le vignette di Sironi le fanno eco. Egli lavora in modo forsennato: per ogni illustrazione definitiva crea numerosissime prove e bozzetti. La china, la biacca, la tempera e il collage su carta, di memoria futurista, danno vita a una sorta di tuttotondo, quasi scultoreo e strutturale, non ignaro del Costruttivismo russo. La mostra si conclude con la visione di un documentario, il quale chiarisce molto la posizione politica di Sironi nei confronti dell'ideologia fascista – che meritava, forse, un po’ più di spazio di approfondimento - e il suo rapporto con la redazione de “Il Popolo d'Italia”, smantellata nel ’44, fortunatamente dopo aver salvato il corpus delle illustrazioni dell’artista dagli archivi.
La mostra, a cura di Fabio Benzi, è visitabile fino al 3 giugno 2018, dal martedì alla domenica, ore 10-19, chiusa il lunedì.
Per ulteriori informazioni: www.luccamuseum.com
 
Immagini tratte da:
www.luccamuseum.com
www.pinacotecabrera.org
www.pinacotecabrera.org
www.mariosironi.org
​galleria di foto dell’autore

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