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2/6/2020

Mark Rothko: il colore come espressione delle emozioni umane

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di Ilaria Ceragioli
​Io penso che il colore, aiutato dalla luce, entri in relazione con l’anima e comporti conseguenze emotive inattese.
 
Partendo da questa consapevolezza, il pittore Markus Rothkowitz, meglio noto come Mark Rothko, riuscì a riprodurre su tela il complesso universo emotivo dell’essere umano. Si chiama Color Field Painting il movimento pittorico a cui Rothko apparteneva e consisteva nell’utilizzo di tele di grandi dimensioni interamente ricoperte da campiture di colore. Attraverso quest’azione pittorica, costituita solitamente da due o tre fasce di colore, Rothko seppe esprimere la tragicità dell’esistenza umana, il disadattamento socioculturale, i timori e il senso d’angoscia racchiusi nella quotidianità del vivere.
Mark Rothko è stato uno dei più ragguardevoli esponenti dell’Espressionismo Astratto, una corrente artistica statunitense successiva alla Seconda Guerra Mondiale. Il linguaggio figurativo messo a punto dall’artista utilizza come mezzo di espressione il colore, la cui intensità entra immediatamente in relazione con la sensibilità dell’osservatore. Lo spettatore si mette, per così dire, “a nudo” dinanzi alle opere di Rothko compiendo un viaggio spirituale guidato dall’idea che lo stesso artista manifesta sulle varie fasi che caratterizzano l’esistenza umana: nascere, vivere e morire.
Alla Modern Tate Gallery di Londra è conservato Nero su Marrone, uno dei dipinti eseguiti intorno al 1958 per l’esclusivo ristorante “Four Seasons” nel Seagram Building di New York.
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​Rothko affermò la volontà di ricreare un ambiente avvolgente come quello del vestibolo di Michelangelo nella Biblioteca Laurenziana a Firenze che visitò personalmente nel 1950 e nel 1959. Pertanto, su un gigantesco sfondo di colore marrone si staglia un rettangolo di colore nero dai contorni sfumati, al cui interno sono presenti altri due rettangoli marroni, quasi a formare una sorta di finestra. Tuttavia, la commissione dell’opera venne ritirata dallo stesso Rothko poiché si rese conto dell’inadeguatezza della tela all’interno di un simile contesto.
Allo stesso anno risale No. 13 o Bianco, Rosso su Giallo, opera dai toni luminosi e accesi realizzata in olio e acrilico con pigmenti polverizzati.
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​Rothko era solito variare lo spessore degli strati pittorici per rendere le sue opere più intime e umane e, talvolta, modificava anche l’orientamento degli stessi dipinti. Infatti, questo capolavoro registra alcuni sgocciolamenti di colore che testimoniano che il pittore abbia addirittura lavorato per un certo tempo con la tela capovolta.
Toni decisamente più cupi e un’atmosfera piuttosto arcana ed enigmatica caratterizzano le 14 tele, tre trittici e 5 pannelli rettangolari, della Rothko Chapel, una cappella aconfessionale progettata da Philip Johnson, Howard Barnstone ed Eugene Aubry e collocata a Houston, nel Texas.
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L’edificio a pianta ottagonale presenta al suo interno pareti ricoperte da uno stucco grigio chiaro ed è privo di finestre; l’unica fonte luminosa è esercitata dalla luce naturale che passa attraverso un lucernario. La luce penetra così dall’alto rischiarando il nero delle tele, creando ininterrottamente nuove e suggestive sfumature. Dunque, la Rothko Chapel è un monumento sacro in cui l’osservatore è invitato dallo stesso artista ad interrogarsi sul mistero della Fede. Disarmato e silenziosamente coinvolto da questa atmosfera funerea ed enigmatica, lo spettatore si abbandona spesso a un’intima, ma sentita commozione. Lo stesso Rothko affermò:
 
Sono interessato solo a esprimere emozioni umane fondamentali – la tragedia, l’estasi, l’estinzione e via di seguito – e il fatto che molte persone collassano e piangono quando si trovano di fronte ai miei dipinti è una prova che comunico queste emozioni umane fondamentali. Quanti piangono davanti ai miei quadri vivono la stessa esperienza religiosa che ho vissuto io quando li ho dipinti. 
​
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​Con la sua attività artistica Mark Rothko intendeva puntare l’attenzione sul valore comunicativo dell’arte e, quindi, sulla capacità di quest’ultima di far dialogare l’artista con l’osservatore. Rothko ci riuscì, ma il profondo disagio e turbamento dell’artista, continuamente in lotta con una forte depressione, lo condussero ben presto al suicidio. Infatti, in un mattino del 1970, Rothko si tolse la vita nel suo studio di New York.
Oggi, Rothko è uno dei pittori più quotati sul mercato dell’arte. Basti pensare che nel 2012 il suo capolavoro Orange, Red, Yellow (1961) fu venduto all’asta per quasi 87 milioni di dollari, equivalenti a 67 milioni di euro, battendo qualsiasi record nell’ambito dell’arte contemporanea.
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​Ma la sua rilevanza artistica e il suo tormentato mondo interiore non possono ridursi esclusivamente a cifre da capogiro. Per Rothko ogni sua opera era un pezzo della propria anima, l’espressione della propria esistenza e la parte emozionale generata dalla loro stessa contemplazione.
  
Immagini tratte da:
www.attualissimo.it
www.metmuseum.org
www.artspecialday.com
www.artesvelata.it
www.vanityfair.it

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