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Uno dei santuari del Lazio di epoca romana meglio conosciuti è sicuramente quello della Fortuna Primigenia a Palestrina, l’antica Praenestae.
Sebbene il santuario si dati al secondo secolo prima di Cristo, attività di tipo cultuali sono attestate sin dal IV-III secolo a.C. Il complesso monumentale sorge alle pendici del monte Ginestro e si articola in sei terrazze che poggiano su un basamento in opera poligonale.
Alla prima terrazza si accedeva tramite rampe di scale laterali e al centro di questa era situato un nicchione che crea una falsa porta.
La seconda terrazza era dotata di vasche lustrali (ninfei ad emiciclo) precedute da quattro colonne e accanto alle quali erano posti ambienti di servizio. Tralasciano la terza, la quarta, denominata terrazza "degli Emicicli" , con esedre a destra e a sinistra. Nei pressi di quella di destra (per lo spettatore) vi era il pozzo sacro, coperto da una tholos (struttura di forma circolare), dal quale un fanciullo, come racconta Cicerone, estraeva le sortes (i responsi oracolari), De Divinatione XLI 85-86: « Gli annali di Preneste raccontano che Numerio Suffustio, uomo onesto e ben nato, ricevette in frequenti sogni, all'ultimo anche minacciosi, l'ordine di spaccare una roccia in una determinata località. Atterrito da queste visioni, nonostante che i suoi concittadini lo deridessero, si accinse a fare quel lavoro. Dalla roccia infranta caddero giù delle sorti incise in legno di quercia, con segni di scrittura antica. Quel luogo è oggi circondato da un recinto, in segno di venerazione, presso il tempio di Giove bambino, il quale, effigiato ancora lattante, seduto insieme con Giunone in grembo alla dea Fortuna mentre ne ricerca la mammella, è adorato con grande devozione dalle madri. E dicono che in quel medesimo tempo, là dove ora si trova il tempio della Fortuna, fluì miele da un olivo, e gli aruspici dissero che quelle sorti avrebbero goduto grande fama, e per loro ordine col legno di quell'olivo fu fabbricata un'urna, e lì furono riposte le sorti, le quali oggidì vengono estratte, si dice, per ispirazione della dea Fortuna. »
Dalla quinta terrazza o "dei Fornici", a semicolonne con muro decorato dal semicolonne corinzie, si accedeva alla sesta terrazza, detta "della Cortina", il cui ampio piazzale, probabilmente occupato da un bosco sacro, era chiuso con un doppio portico dorico sui tre lati della terrazza.
Questa culmina in una cavea teatrale coronata da un portico al cui centro vi era una tholos che conteneva l’immagine di culto. Il modello dell’edificio e la divinità a cui è dedicato rimandano all’ambito greco-orientale per i seguenti motivi: - Il rapporto teatro-tempio è un qualcosa di ben conosciuto in ambito orientale, come è testimoniato a Delo dal santuario dedicato agli Dèi Siriani; - la sua costruzione fu molto probabilmente voluta da uno dei mercanti italici della città arricchitosi con il commercio, forse di schiavi, presso l’isola di Delo; - un esempio di santuario a terrazze dedicato ad Atena si trova a Lyndos, presso l’isola di Rodi; - il culto della Fortuna Primigenia rimanda ad una Thyche Protogeneia molto attestato in epoca tolemaica come ad esempio a Creta. Nel corso del tempio il santuario ha subito molte modifiche, infatti nel XII secolo, sopra il portico di fondo e la cavea teatrale, sorse il palazzo Colonna-Barberini voluto dalla famiglia Colonna, oggi divenuto il museo archeologico di Palestrina.
Immagini tratte da:
- tibursuperbum.it - fortuna in tasca.it - romanoimpero.it - winkipedia, zanner, pubblico dominio, voce: Santuario di Fortuna Primigenia - trasecoli.it
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Gennaio 2022
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