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4/10/2016

Pilllole di arte Contemporanea: Pop Art ( I ) Eduardo Paolozzi

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di Alessandro Rugnone

Eduardo Paolozzi è a tutti gli effetti il progenitore della Pop Art. Il nuovo Adamo che campeggiava nel collage di Hamilton con il lecca-lecca in mano era stato infatti anticipato da lui nel 1947, in un collage fatto a ventitré anni dal titolo I Was a Rich Man's Plaything. Nato in scozia da genitori italiani soggiorna a Parigi, dove inizia a collezionare fumetti, rotocalchi e materiale pubblicitario, proveniente anche dagli Stati Uniti. Di tutto il materiale raccolto crea un album da cui attingere idee e da qui le radici dei suoi lavori.
Non frequenta la Royal Academy School come i compagni inglesi e si deve aspettare sino al 1962 perchè si distingua come artista pop, quando inizia a produrre imponenti figure meccaniche e serigrafie (tecnica del trasporto su tela) basate su collage.
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You Can't Beat the Real Thing viene pubblicato per la prima volta nel 1972, all'interno di una collezione di 46 serigrafie e litografie su carta intitolata Bunk! (abbreviazione inglese per la parola "sciocchezze"), che altro non erano che le copie fedeli dei collage realizzati fra il 1947 e 1952. Prima della pubblicazione stampe come questa erano state presentate tramite diapositive solo ai soci dell' Indipendent Group di Londra, di cui Paolozzi faceva parte.

In You Can't Beat the Real Thing le immagini mescolano in modo giocoso ed energico le scritte di una copertina, una ragazza immagine, e oggetti come il copertone, evidentemente tratto da una pubblicità. Il lavoro di Paolozzi indica in modo chiaro alcune differenze con la Pop Art delle origini, quella inglese, e la Pop Art americana che da essa avrebbe tratto le mosse. Gli oggetti, infatti, non sono ancora quelli promossi dai mass media, ma sono espressioni della cultura popolare; non sono accostati in modo asettico, ma quasi surreale, con una certa tendenza all'umorismo; l'ordine sparso in cui campeggiano nello spazio è in realtà una composizione pensata e rigorosa, e attraverso questo stile le immagini non vogliono essere impersonali, ma vogliono raccontare la loro storia. ​


Immagine tratta da :

www.tate.org.uk

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